Anche De Benedetti, uno degli emblemi del capitalismo italiano e, quindi, insospettabile da tutti i punti di vista, è finito anche lui nel tritacarne dei guerrafondai da salotto italiani, sempre pronti a mettersi casco e mimetica per fare la guerra a Putin, ma sempre e rigorosamente nel loro cortile o sui loro comodi divani.
La guerra in Ucraina è un argomento estremamente dibattuto, con moltissime figure di spicco della politica italiana – e non solo – che hanno preso parte al dibattito, schierandosi da una parte o dall’altra in merito agli argomenti più caldi. L’embargo al gas russo, l’invio di armi in Ucraina, l’andamento dei negoziati, la gestione dei profughi ucraini. Questi sono solo alcuni dei temi del dibattito, affrontati anche dall’imprenditore, ed editore Carlo De Benedetti in un’intervista per il Corriere della Sera di alcuni giorni fa.
Ebbene: anche De Benedetti, uno degli emblemi del capitalismo italiano e quindi insospettabile da tutti i punti di vista, è finito anche lui nel tritacarne dei guerrafondai da salotto italiani, sempre pronti a mettersi casco e mimetica per fare la guerra a Putin, ma sempre e rigorosamente nel loro cortile o sui loro comodi divani.
De Benedetti, dunque, durante un’intervista, su La 7, da Lilli Gruber aveva affermato: “La pace è finita, comincia la fame”. E ha poi spiegato nell’intervista al Corriere della Sera (stesso proprietario, Urbano Cairo, altro grande imprenditore pure lui e la cosa non è senza significato come vedremo): la priorità assoluta della Nato dev’essere la seguente, “fermare la guerra”. Perché? Per l’editore, “una guerra che si sovrappone a una recessione molto severa, come quella cui stiamo andando incontro, è assurda, senza senso’’. Le conseguenze sarebbero ‘’catastrofiche“. Ovvero, “carestia e fame in Nord Africa e in larga parte dell’Africa australe. Costretti a scegliere tra morire di fame e rischiare di morire in mare, gli africani rischieranno di morire in mare. Altro che 500 al giorno; arriveranno a decine, a centinaia di migliaia”. Insomma par di capire che gli imprenditori italiani inizino ad averne un po’ troppo dei costi di questa guerra e lentamente cominci un’altra musica.
De Benedetti ha anche parlato di Putin in modo critico. “Io parto da due pietre miliari. La prima: non giustifico Putin; lo detesto. Putin è un criminale e un ladro, che con altri trenta ladri ha rubato la Russia ai russi. La seconda: sono e sarò eternamente grato agli angloamericani per averci liberati dal nazifascismo. Ma oggi noi europei non abbiamo alcun interesse a fare la guerra a Putin”.
Parole normali, sagge per chi voglia scongiurare un’escalation. Rispetto al tema dell’invio di armi all’Ucraina, De Benedetti si dichiara contrario. Queste le sue parole. “Biden ha fatto approvare al Congresso un pacchetto di aiuti da 33 miliardi di dollari, di cui 20 in armi: una cifra enorme, per un Paese come l’Ucraina. Questo significa che gli Stati Uniti si preparano a una guerra lunga, anche di un anno. Per noi sarebbe un disastro “.
De Benedetti è stato anche critico nei confronti della Nato: “La Nato è sorta in un contesto completamente diverso: non esisteva l’Unione Europea; non era sulla scena la Cina. Dobbiamo essere grati alla Nato per il ruolo svolto durante la Guerra fredda, ma ora non ha più senso. La Corea del Sud chiede di entrare nella Nato: ma cosa c’entra con l’Alleanza atlantica?”. La soluzione, per l’imprenditore, sarebbe la seguente: “Serve un esercito europeo. E siccome per avere una forza di difesa occorrono dieci anni, bisogna prendere quella che già c’è. A questo punto, tanto vale che gli Stati Uniti escano dalla Nato, e che gli europei assumano la responsabilità della propria sicurezza”.
Poi il 9 maggio c’è stata la sfilata e il cauto discorso di Putin, poi il discorso di Macron, poi tutto il corollario delle alte grida di gioia all’incontro tra Draghi e Biden, ma la guerra va avanti. Le devastazioni, i morti, l’orrore. Tanto chi se ne frega! Sono tutti filo Putin quelli che vorrebbero ragionare!