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mercoledì, Maggio 8, 2024
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“Si smetta di parlare e si agisca!”, Gigi Panetta dice la sua

Gigi Panetta ci porta a considerare tutto ciò che la Ionio Tirreno rappresenta, sia in termini concreti che in termini di significato profondo. Da questa riflessione emerge così l’assoluta necessità di andare “al concreto” dei fatti, senza perdersi in rivoli di pressapochismo e banalità.

A metà degli anni ‘70 un gruppo di amministratori visionari della provincia di Reggio Calabria si mise in testa di collegare due parti del territorio, quello della Locride con quello della Piana di Gioia Tauro, che per secoli sono stati separati dalla catena montuosa dell’Aspromonte da una parte con le Serre calabresi dall’altra ma che avevano un potenziale enorme nel campo del lavoro, dell’arte, della cultura, del turismo e dell’amore per le bellezze di quel territorio.

Dopo le prime incertezze sulla fattibilità di un’opera, per quel tempo molto impegnativa, soprattutto per il traforo della montagna tra Mammola e Cinquefrondi si è costruita la famosa superstrada Gioiosa – Rosarno (SGC) che immette sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria e che ha tolto finalmente dopo secoli dall’isolamento la Jonica e la Locride in particolare.

Si è trattato solo di una semplice costruzione di Grande Opera?

Certo che no.

Si sono messe in relazione due entità culturali che già da subito hanno stretto un patto non scritto di amore, convenienza, relazioni politiche e sindacali, visioni di sviluppo, turismo, impresa, cultura e l’elenco sarebbe davvero ancora lungo.

Un giorno, alla fine degli anni ‘80 la storia di quei due popoli è cambiata per sempre.

Ed ora?

Ora c’è il rischio di interrompere, di sospendere, di buttare tutto per aria dopo circa 40 anni la storia di evoluzione, di civiltà, di modernità, di lavoro e nel tempo dell’intelligenza artificiale si ritorna a prima della storia. Quindi Preistoria?!

Anche oggi ci sono degli ottimi amministratori nel crogiolo delle ex due comunità che nel tempo si sono fuse fino a farne un tutt’uno, ma come spesso accade al Sud c’è la cattiva abitudine a non parlarsi abbastanza per risolvere i problemi prima che diventino emergenza.

Ogni opera ha bisogno di una buona manutenzione e se a Genova l’avessero fatta anche sul ponte Morandi non ci sarebbe stata la tragedia che tutti conosciamo.

La galleria di valico Jonio – Tirreno lunga più di 3 chilometri non è uno scherzo e proprio per questo gli interventi periodici si sono dimostrati insufficienti.

Tutti sapevano che la chiusura per manutenzione sarebbe stata una vera e propria tragedia. Proprio per questo appena inaugurata la strada il 10 agosto 1989 si sarebbe dovuto progettare e realizzare un percorso parallelo soprattutto del “punto critico”. Evidentemente ci si è distratti ed oggi si è arrivati al dunque.

Ora che fare?

La prima cosa da non fare è mettere in competizione l’urgenza di questa opera con le altre, compreso il progetto per il ponte di Messina.

Sarebbe sciocco e inutile.

E’ invece assolutamente indispensabile coinvolgere grandi personalità come Renzo Piano che di amore per una comunità, nonché di urgenze eroiche per non lasciarle separate e restituire la “connessione sicura” se ne intende.

Si faccia un comitato piccolo di 2, 3 figure massimo per incontrare il Governo nonché l’Architetto che in tempi certi dopo lo studio necessario ci renda tutti partecipi dei propositi e delle decisioni.

Per una volta si smetta di parlare e si agisca senza perdere un solo giorno in più.

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