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venerdì, Aprile 19, 2024
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Siderno: lo sport è morto

 Ho aspettato tanto per scrivere, ideare e partorire un articolo che possa essere il più edificante possibile ma che contenga spunti chiari che vadano a non mistificare la chiarezza di un titolo forte ma significativo.

Negli ultimi anni abbiamo lentamente assistito ad una morte inesorabile dello sport a Siderno, una morte accompagnata da un’ estenuante eutanasia che ha accompagnato le varie discipline verso una decadenza inesorabile, notevole la mancanza di sostegno da parte delle vecchie amministrazioni (chi dice il contrario mente), notevole la ludica follia dell’amministrazione attuale che ha scambiato le società e le associazioni sportive agenti sul territorio cittadino per il PSG o per il Manchester City, notevole la poca voglia dei nostri giovani di mettersi in mostra visto l’abbandono più totale delle strutture esistenti e vista la mancata programmazione sportiva, sociale e infrastrutturale che vada a garantire ai nostri ragazzi dei pomeriggi di sano impegno sportivo, invece che il bivacco tra le vie cittadine.

Non ci permettiamo di chiedere, poi, alle scuole calcio, alle scuole basket, alle palestre, ai maestri delle varie discipline presenti in città e che insegnano pallavolo, tennis e tutti gli altri sport (oltre il calcio e la pallacanestro già citati) che la nostra città può offrire e che nel tempo ha offerto, di “togliere i ragazzi dalla strada” quando non promuoviamo chi cerca di garantire un’alternativa, quando non aiutiamo chi vuole educare e quando non garantiamo che chi offre un passatempo che sia diverso da “pennare” con i motorini, non venga innalzato, esaltato e glorificato davanti alla cittadinanza.

Si, glorificato, perché chi offre educazione, socialità, aggiornamento, multiculturalità, coesione e garantisce la salute dei nostri giovani va glorificato.

Viviamo in una terra dimenticata da Dio, dal mondo, da chi ci governa e da chi usa la Calabria, la Locride nel dettaglio, come il bidet genitale per le proprio vacanze estive.

Stiamo contribuendo ad una diaspora studentesca, sociale e sportiva senza eguali, senza termini di paragone, senza una prospettiva chiara che vada a mostrare un rantolo di respiro o un rantolo di luce infondo al tunnel.

A poco sembra essere servito lo sforzo della Union Siderno che ha riportato un titolo regionale dopo in città, a poco è servito garantirsi la disputa di un campionato Elite per poter quantomeno ambire a giocare su un terreno paragonabile ad una cloaca di romana memoria, a poco è servito lo sforzo di una società che nei suoi ranghi vanta un allenatore del 1997 (uno dei più giovani dell’intera regione) e che promuove alternative per non farci fare figure barbine agli occhi della Calabria intera.

Noi siamo la città dell’inziare col Si e finire col No, siamo la città che “non crede al sintetico” su un terreno di giuoco in cui militano più di 5 società, siamo la città in cui si può pagare l’uso di uno stadio, che a chiamarlo “stadio comunale” con il nome di un defunto rappresentante delle forze dell’ordine, disonorandolo, viste le condizioni in cui versa, mi viene solo da proporre conati al mio intestino tenue.

I conati però non sono causati solo dalle condizioni ma dal fatto che il prezzo richiesto sia, in media, paragonabile a quello che il FC Barcelona richiede per il “Camp Nou Spotify, il Newcastle per il “New St.James Park” e il Leeds Utd per “Elland Road”. E no, non mi fate la morale sugli introiti e sugli incastri economici derivanti dalle sponsorship di tali società o di squadre di tale portata, perché qui stiamo solo parlando della cifra richiesta a delle società sportive locali e satelliti per poter giocare e praticare salute, socialità ed educazioni in questi gioielli infrastrutturali sopracitati,

Siderno è la città delle passerelle, dei premi, dei riconoscimenti e delle strette di mano nelle fotografie che si dissolvono quando poi c’è da attivarsi fattivamente per dare una mano a chi fa, a chi dovrebbe fare o a chi può fare.

A nulla sono bastati gli sforzi della pallacanestro (già citata), del tennis (già citato), della pallavolo (addirittura uno dei maestri storici in città, si è costruito un impianto da solo per non lottare con una burocrazia sportiva lenta, killer e abulica) e di tutti gli altri bellissimi sport che nella loro nicchia di fama, cercano ogni giorni di offrire la bellezza dello sport.

A nulla serve l’impegno dei genitori che spendono tempo, soldi, stanchezza e sacrificano turni di lavoro per dare ai propri figli la parvenza che nella loro vita stiano investendo su una cosa, chiamata “sport”, che è stato il fiore all’occhiello della città, della regione e dell’Italia intera fino a circa un decennio fa.

Se poi uniamo l’inciviltà di alcuni “porci” cittadini che scaricano la loro spazzatura nei pressi degli impianti, se poi ci mettiamo la “mala-politica” che accusa sempre la criminalità organizzata di essere il cancro di questa terra sotto tutti gli aspetti ma mafia e politica spesso vanno a braccetto, allora, beh, è finita.

Tra i tanti difetti, a questa amministrazione va dato merito di aver fatto bene in questi mesi, di aver allontanato “le ndrine” dai suoi ranghi di potere, di aver fatto della legalità, il suo marchio di fabbrica ma non può bastare e questo non può essere l’unico giusto vessillo da usare davanti alle mancanze.

E’ finita l’ora dei selfie, delle manifestazioni placebo, dei nastrini, delle strette di mani e delle passerelle, è finita l’ora di essere tantissimo fumo e poco arrosto.

Non vogliamo mica seguire l’esempio della pista ciclabile della precedente amministrazione, ben colorata, ben delineata ma se apro una finestra ammazzo un ciclista, questa metafora per far capire che non basta fare le cose e ben pubblicizzarle, serve utilità, serve impegno condiviso e comune.

Serve unità d’intenti, serve forza e di certo non serve nemmeno fare due squadre nello stesso “paese”, una che rischia di retrocedere in prima categoria mandando sul banco degli imputati dei ragazzi che ci stanno mettendo il cuore, un’altra in lotta per salire dalla terza categoria.

Riappropriamo Siderno del suo orgoglio, della sua storia e forniamo strumenti che vadano a migliorare il tessuto del paese.

A quel punto potremo chiedere : da euro 4500 fino a 300 a seconda dell’uso per lo stadio “Raciti”, da euro 4000 fino a 200 a seconda dell’uso per il “G. Congiusta in località Mirto (se vi ricordate di tagliare l’erba sennò si può fare solo softair), da euro 500 a 60 per la pista di atletica leggera (sempre se un po’ del tappetino non si sgretola mentre ci cammino e finisce tra le vie aree), 5 euro l’ora per le palestre scolastiche (vi morrei mostrare le condizioni di alcune) e ben 500 euro a partita per il palazzetto “Eunice Kennedy Shriver”.

A questo prezzo, credo posso rilevarlo solo la famiglia d’origine della defunta che ne porta il nome, i Kennedy per l’appunto.

Proviamo un po’ di vergogna per noi stessi, io in primis che ho impiegato un mese per parlare di un argomento che mi sta a cuore, io in primis che vedo la mia città perire, io in primis che lavoro in una cittadina di 3.000 abitanti che sta mantenendo una Serie D con orgoglio e che mi dimostra l’impossibilità di poter fare a Siderno, io in primis che non ho messo la mie poche ma umili competenze a disposizione.

Proviamo un po’ di vergogna per noi stessi per la nostra inciviltà, per il nostro voler sempre il piatto pieno e per non riuscire mai a rinunciare a qualcosa per la nostra città e per il suo sport.

Vergogniamoci un po’, perché, tutti, cittadini, sportivi, adetti ai lavori, politica, burocrazia varia, criminalità organizzata e non, abbiamo ammazzato un paese e il suo sport.

Speriamo che almeno, a questo, ci possiate credere, a differenza di quanto facciate con il terreno sintetico.

Stefano Muscatello

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