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Siderno: straordinaria storia di sport e disabilità tra padre e figlio

Questa settimana vi proponiamo una storia che parte dalla Locride per raggiungere i colli toscani, che da Siderno potrebbe arrivare ai campionati di basket nazionali. Una storia fatta di passione, tenacia e voglia di vivere. Abbiamo raggiunto Gennaro Giustino e suo figlio Kevin per parlare della loro coinvolgente storia di sport e disabilità. Kevin è un ragazzo normodotato, di 21 anni che, senza alcuna disabilità, ha deciso di tirare a canestro dalla sedia a rotelle come gesto d’amore nei confronti di suo padre, che sulla carrozzina ci finì intorno ai vent’anni.  Ecco l’emozionante storia di Gennaro e l’intervista del figlio Kevin che evidenzia il grande amore che unisce padre e figlio.

La storia di Gennaro

Gennaro dopo un brutto incidente in moto e dopo vari tentativi di salvarla, subisce l’amputazione della gamba sinistra. Non si perde d’animo e cerca di fare tutto ciò che faceva prima pur avendo consapevolezza del suo limite. Negli anni successivi l’incidente riesce a raggiungere dei traguardi di tutto rispetto, traguardi che porta nel cuore: riuscire ad andare in bicicletta oltre Gerace, fino a Passo Zita, coprire la distanza di ben quattro chilometri a nuoto, nuotare per quattro ore consecutive e giocare a beach volley per tre ore e mezza con ben sette partite portate a termine al famoso campino Pino beach. Alla fine del 1999, si trasferisce in cerca di lavoro e, dopo una lunga ricerca, riesce a inserirsi nell’organico della Harvard University, una delle più importanti Università d’America, nel distaccamento di Firenze. Qui viene apprezzata la sua vivacità e dinamicità e ricopre il ruolo di autista e assistente amministrativo. Intanto, la famiglia cresce, nascono Kevin e Kesia. Poco dopo cominciano a praticare sport, avvicendandosi al basket e alla pallavolo, gli stessi sport che hanno caratterizzato la gioventù di Gennaro tra la spiaggia e la nostra Ymca.

Gennaro ad un tratto viene avvicinato e invitato da un allenatore a collaborare per la crescita di una squadra di basket in carrozzina. Entrato a far parte del gruppo come aiuto allenatore in campo, seduto in carrozzina, scopre che possono giocare anche i non disabili. Invita Kevin a sua volta, che già dalla prima esperienza ne esce entusiasta. Da quel giorno Kevin partecipava a due campionati, basket in piedi e in carrozzina. Fin qui tutto bene, erano sullo stesso campo, con ruoli diversi, ma insieme. Poi, è arrivata la serie B. “Abbiamo cominciato ad allenarci insieme, dice Gennaro, una grande gioia, ci si intendeva con uno sguardo e si migliorava nel gioco”. Per oltre quattro anni hanno indossato la stessa divisa portando a casa si sconfitte, ma anche gloriose vittorie, fino a raggiungere la serie A. Adesso giocano in squadre diverse, Kevin è diventato professionista e milita nelle squadre che lo richiedono, attualmente Rimini con Riviera Basket Rimini, mentre il papà si schiera a Pistoia con Wolf Basket Pistoia. È stato premiato come miglior giocatore ad un recente torneo in Veneto. Gennaro oltre al basket gioca a sitting volley, ed è arbitro di pallavolo. È stato anche chiamato ad arbitrare le finali nazionali di pallavolo a Rimini nel 2021 e 2022. E, infine commenta che le sue soddisfazioni più belle sono state… “Indubbiamente, le vittorie, ma non solo. Oltre la squadra c’era mio figlio con me, l’aver giocato fino allo stremo delle forze e avere la forza di abbracciarsi”.

 

L’intervista a Kevin

Cosa sai dell’incidente di tuo padre?

Dell’incidente di mio padre non so tantissimo, so cosa è successo a grandi linee e che purtroppo ha subito un grave taglio alla gamba sinistra contro il guardrail che lo ha costretto all’amputazione una settimana dopo. Tutto è successo 32 anni fa.

Conosci Siderno?

Conosco Siderno molto bene, perché nonostante io sia nato a Napoli come mia mamma, tutti gli anni veniamo a Siderno per passare l’estate, crescendo ho cominciato a girare il paese da solo con i miei amici in sella alla bicicletta; quindi, con il passare degli anni credo di essere riuscito a vederlo tutto.  Purtroppo, quest’anno per impegni personali è stata la prima estate in cui non ho passato nemmeno un giorno nella bella Siderno.

La tua passione per lo sport l’hai ereditata da tuo padre?

Molto sinceramente credo che la passione dello sport sia una cosa ereditata da mio papà, amo lo sport con tutto me stesso, soprattutto gli sport di squadra e ancor di più quelli con la palla, nessun pallone però supera quello a spicchi. Come ho detto mi piace lo sport in generale, infatti molto spesso vado a giocare anche a calcio e a pallavolo con i miei amici, ovviamente però quando non ho impegni cestistici.

Quali emozioni provi a condividere lo stesso sport con tuo padre?

Sicuramente condividere lo stesso sport con il proprio papà è un’emozione unica, è bello poter condividere le stesse passioni, soprattutto perché anche quando siamo a casa spesso parliamo di basket e ci confrontiamo su cosa uno avrebbe potuto o dovuto fare in una determinata situazione che abbiamo vissuto sullo stesso campo.

Che cosa ti ha convinto a compiere questa scelta?

In tutto questo non c’è mai stato un momento in cui mi sono messo davanti a una scelta, ho cominciato giocando a basket all’età di sette anni aggiungendo il basket in carrozzina quando avevo nove anni e fino ai diciassette sono riuscito a praticarli tutti e due in contemporanea, poi però l’anno in cui ho avuto la possibilità di giocare in serie B nella stessa squadra di mio papà la decisione di lasciare il basket per “normodotati” l’ho presa senza pensarci due volte per potermi dedicare al massimo alla mia carriera da seduto.

In questi anni quali sono state le soddisfazioni più belle?

Ho avuto molte soddisfazioni in questi anni di basket in carrozzina, gli ultimi due anni di giovanili siamo riusciti a raggiungere il final four nazionali per la vittoria della scudetto, strappando un terzo e un secondo posto, tre anni fa con la serie B siamo riusciti a raggiungere le finali per salire nella massima serie, ma purtroppo non ci è riuscito essendo una squadra molto giovane, quelle finali perse ci servirono per darci più fiducia, consapevolezza ma soprattutto esperienza, esperienza che ci ha aiutato due stagioni dopo (una annullata per via del Covid-19) anno in cui riusciamo a giocare un basket brillante e veloce, cosa che ci ha permesso di vincere il campionato di serie B, riuscendo così a raggiungere il sogno serie A, lo stesso anno ho fatto parte dello staff della squadra giovanile della società in cui giocavo, anche lì i risultati sono stati ottimi, vittoria della scudetto!!! Tornando alla vittoria della serie B, purtroppo c’è da dire che il regolamento nazionale non accetta i normodotati nella massima serie; quindi, sono stato obbligato a cominciare a guardarmi intorno, accettando alla fine la proposta della NPIC RIETI in cui ho giocato la scorsa stagione, che purtroppo si è interrotta in semifinale contro Lecce. Quest’anno ho deciso di sposare il progetto della società Riviera basket Rimini che mi ha ingaggiato per questa stagione, cominciata subito con due tornei disputati e vinti entrambi con ottime prestazioni corali.

Sicuramente questa esperienza vi ha unito di più, che rapporto avete oggi?

Oggi, con mio papà, abbiamo un buon rapporto, continuiamo a condividere le stesse passioni e riusciamo ad avere un buon dialogo, ovviamente io crescendo comincio a conoscere di più il mondo e questo ci dà ancora più punti di incontro.

 

 

 

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