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sabato, Aprile 20, 2024
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Silvio Greco alla guida della storica Stazione Zoologica Anton Dohrn

Ieri abbiamo letto questo post e ci siamo incuriositi, scrive Silvio Greco: Sostituisco immeritatamente, in qualità di vice presidente il mio amico Roberto Danovaro che si avvia alla conclusione di due mandati da presidente. Certamente sarà ricordato come  il miglior presidente che la Stazione Zoologica Anton Dohrn abbia mai  avuto, questo detto solo analizzando le cose che ha fatto, dalla creazione di sedi in tutta Italia dal rinnovamento della sede storica e dell’ acquario di Napoli, al Museo Darvin- Dorhn alla sede del Molosiglio. Ma sarà ricordato perché lascia la Stazione, come primo Ente di Ricerca in Italia, secondo in Europa e nella top ten mondiale.

Letto questo noi non possiamo che fare i complimenmti a Silvio Greco per augurargli sempre maggiori traguardi, anche perché questa è una delle sedi storiche della ricerca scientifica in Italia.

Da Wikipidia: Stazione zoologica Anton Dohrn – Primo centro di studi sulla biodiversità

Nel 1872 l’Italia, da poco diventata nazione, arrancava inseguendo gli altri Stati europei sulla scia della modernità. Il fervore scientifico e tecnologico che caratterizzava il secondo Ottocento non era però estraneo al nostro Paese. Lo testimonia la vicenda della Stazione Zoologica di Napoli, che prese le mosse proprio 150 anni fa per iniziativa di un uomo capace di sognare e di rendere concreti i sogni: Anton Dohrn. Era un tedesco di Stettino, sul Mar Baltico, che aveva studiato zoologia e medicina. Nel 1862 però era stato folgorato dalla teoria evoluzionistica di Charles Darwin e ne era diventato sostenitore.

Anton Dohrn visse in anni di grandi scoperte scientifiche, in particolare per quanto riguarda lo studio dei mari e della biologia marina. Cominciò quindi ad accarezzare l’idea che i biologi potessero fare ricerca “sul campo” a due passi dall’acqua. Anzi, direttamente sul mare, con a disposizione laboratori all’avanguardia e una biblioteca costantemente aggiornata.

Il luogo ideale per realizzare il progetto venne individuato nel Golfo di Napoli, per la sua enorme ricchezza biologica. Lo studioso trovò l’appoggio anche economico, di scienziati, artisti e musicisti suoi amici e riuscì a persuadere le autorità cittadine a cedergli, a titolo gratuito, un terreno in riva al mare, nella Villa Comunale (allora Parco Reale). Così, nel 1872, venne fondata la Stazione Zoologica, un evento che Darwin stesso festeggiò in una lettera a Dohrn scrivendo: “Sono contento di cuore per il successo della vostra grande impresa di Napoli; e credo fermamente che con questo voi abbiate reso un gran servizio alla scienza”.

In breve tempo il nuovo centro di ricerca divenne operativo e celebre tra gli scienziati, anche perché il fondatore aveva ideato un modo ingegnoso per farla conoscere e nello stesso tempo finanziarla.

Dohrn decise che la sua istituzione doveva essere un luogo di incontro di ricercatori di tutto il mondo. Inaugurò così il sistema dei tavoli di studio, postazioni che venivano affittate a caro prezzo a governi e istituzioni scientifiche, che potevano svolgere i loro studi in totale libertà.

Nella stazione zoologica di Napoli vennero condotti studi fondamentali sulla fisiologia animale, sulla biochimica e sulla neurobiologia. In questi progressi ebbe un ruolo decisivo un “abitante” ben noto del Golfo di Napoli: il polpo. Questo animale si rivelò fondamentale per lo studio dei meccanismi dell’apprendimento e della memoria. In più era sempre a disposizione dei ricercatori, dato che i pescatori di Posillipo riuscivano a portarne anche venti al giorno alla Stazione Zoologica, dove venivano ospitati in oltre 200 vasche.

Il risultato di questo fiorire di ricerche sono i più di venti Premi Nobel che hanno lavorato nei laboratori della Stazione, perennemente rinnovati e sempre più all’avanguardia.

La Stazione è classificata tra i primi dieci centri di ricerca marina del mondo ed è l’unico centro di ricerca italiano a sud di Roma. Un vanto, per una istituzione che già cento cinquant’anni fa sapeva precorrere i tempi.

 

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