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Simonetta Lamberti: vittima innocente della camorra

Simonetta Lamberti, una bambina di soli undici anni, uccisa dalla camorra il 29 maggio 1982, è ricordata da uno studente calabrese. CNDDU segnalerà il progetto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

29 Maggio 1982: Un giorno che ha segnato per sempre la vita di una famiglia e di un’intera comunità

Simonetta Lamberti, una bambina di undici anni, il 29 maggio 1982 viene colpita da un proiettile mentre si stava recando con il padre a Cava de’ Tirreni. Il padre, Alfonso Lamberti, procuratore di Salerno prima e di Sala Consilina poi, noto per la sua condotta irreprensibile contro la criminalità organizzata, era ormai da tempo nel mirino della camorra.

Simonetta, una bambina dal volto angelico e dai capelli biondi, esprimeva spensieratezza e gioia di vivere; come sempre i famosi “codici morali” millantati dalle organizzazioni criminali non hanno reale applicazione: tanti bambini sono caduti più o meno intenzionalmente per mano delle cosche. Il sangue di una piccola innocente è stato versato da parte dei sicari, uomini spietati e senza alcuna coscienza, che hanno commesso un delitto gravissimo, pur di eliminare il procuratore Lamberti. Oggi la storia di Simonetta viene raccontata attraverso il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” da Rocco Graziani, studente della classe III sez. G del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone, ha raccontato la storia di Simonetta Lamberti.

Simonetta Lamberti, nata a Napoli il 21 novembre 1970, era una bambina gioiosa e spensierata. Era la più piccola della famiglia; viveva con il fratello Francesco, la madre Angela Procaccini e il padre Alfonso Lamberti.

Nonostante le travagliate vite dei genitori, il padre era giudice a Sala Consilina e la madre era un insegnante, ha sempre vissuto una vita tranquilla e completa.

Simonetta aveva i capelli biondi, che portava sempre legati con due forcine e una frangia sopra i suoi grandi occhi castani.

La vita di Simonetta fu rallegrata dalla nascita del suo fratellino Stefano. Il padre svolgeva un lavoro di cui conosceva i rischi, ma non faceva mai mancare la sua presenza affettuosa ai propri familiari.

Un giorno, il 29 maggio 1982, portò in spiaggia, a Vietri sul Mare, la sua bambina; i due trascorsero una bellissima giornata, ridendo e scherzando per tutto il tempo.

Nel viaggio di andata e ritorno il padre non era accompagnato dalla scorta. Purtroppo in quel maledetto giorno una macchina affiancò quella del giudice, con a bordo la piccola. Improvvisamente partì una raffica di proiettili che colpì entrambi alla testa.

Alfonso non ricordava nulla di quello che era successo; aveva sentito solo un forte boato prima di perdere coscienza, mentre Simonetta era in fin di vita.

La moglie corse in ospedale, con la speranza che la bambina e il marito potessero salvarsi. Malgrado l’intervento dei medici, per Simonetta non ci fu più nulla da fare; Alfonso, invece, si stava riprendendo.

La madre era inizialmente incredula, pertanto non poteva accettare una tale perdita.

Dopo un anno dall’accaduto Angela diede alla luce una bambina che fu chiamata Serena Simonetta, in onore della piccola che vive in cielo.

Le indagini, per via della professione del padre, si concentrarono subito sulla camorra. Infatti la procura individuò Salvatore Di Maio come mandante e Carmine Di Girolamo come esecutore materiale.

Nel 1987 la Corte d’Assise di Salerno assolse per mancanza di prove Di Maio e Di Girolamo. Grazie alla testimonianza di un passante, venne condannato all’ergastolo Francesco Apicella, alla guida della vettura.

In seguito venne prosciolto per la poca credibilità della testimonianza.

Il caso venne riaperto nel 2011, grazie alle dichiarazioni del camorrista pentito Antonio Pignataro, che indicò come mandante Francesco Apicella, come sicari Gaetano De Cesare, Claudio Masturzo e Gerardo della Mura. Denunciò anche Salvatore Di Maio, che la Cassazione aveva assolto nel 1987, perciò non più processabile. Nel 2015 Antonio Pignataro venne condannato a trent’anni di carcere.

Alla fine la giustizia ha seguito il suo corso e alla piccola Simonetta sono stati intitolati la Biblioteca “Museo del Mare” e lo stadio di Cava dei Tirreni, tenendo sempre viva la sua memoria.”

Gli studenti sono sempre più protagonisti della costruzione di una memoria viva e attiva riferita ai valori della legalità. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.

 

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