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sabato, Luglio 27, 2024
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Storie di ordinaria buona sanità a Locri

Riceviamo e Pubblichiamo una lettera in cui viene messa in risalto la buona sanità calabrese, specialmente quella  di Locri, visto quello che è successo ad una signora di quasi 78 anni.

In questo momento la mia mamma è ricoverata, sedata ed intubata, presso il reparto di terapia intensiva del GOM di Reggio Calabria, ci è arrivata all’alba di lunedì 13, trasportata in emergenza con l’elisoccorso e sottoposta immediatamente ad un intervento di sostituzione dell’aorta.

Tutto è iniziato domenica 12, l’avevo sentita verso le 13, stava cucinando per noi, era tranquilla, poco dopo la richiamo, non risponde, mentre provo a richiamare mi preparo e scendo giù a vedere cosa succede, li trovo mio fratello appena arrivato che tremante cerca di capire perché la mamma è incosciente sul divano e suda freddo, non ci riconosce, immediatamente chiamo il 118, purtroppo l’ambulanza parte da Caulonia impiega poco più di 20 minuti per arrivare sino a Siderno.

I sanitari provano, immediatamente, a capire cosa sia successo: la pressione è a terra, quasi irrilevabile, parlano di una forte anemia e di una probabile emorragia interna, viene subito accompagnata in codice rosso, presso l’Ospedale di Locri in stato di incoscienza.

Lì perdo le sue tracce, nessuno mi dice niente per ore, a parte quelle poche e gelide parole dette dal medico del 118 che roteando l’indice, ed il medio mi fa capire la drammaticità della situazione, “le stanno facendo tre sacche di trasfusione” il mio sangue si gela, perdo ogni speranza.

Nel frattempo, vista la drammaticità della situazione, mia sorella, infermiera presso un rinomato Ospedale del centro Italia, si mette in viaggio arrivando a Locri alle 20.00, riesce ad avere un colloquio con la dottoressa del PS. La situazione è drammatica.

Inutile stare fuori, ci salutiamo, io torno a casa e lei resta a dare assistenza alla mamma.

Veniamo risvegliati alle 5 del mattino con un messaggio, “trasferiscono la mamma a Reggio Calabria con l’elisoccorso, ultima diagnosi rottura dell’aorta con varie complicazioni,  l’elisoccorso deve arrivare da Lamezia, deve essere operata d’urgenza,”

Mi preparo per raggiungerla, dopo pochi minuti un elicottero passa sulle nostre teste, le mando un messaggio, l’elicottero sta arrivando.

Partiamo per Reggio, alle 9 dopo una complicatissima fase preparatoria, lei è già sotto i ferri. Il Primario, qualche minuto prima di entrare in sala operatoria ci racconta dello straordinario lavoro fatto dall’equipe di cardiologia dell’Ospedale di Locri che ha diagnosticato la rottura dell’aorta, diagnosi difficilissima da individuare in assenza di una angio Tac. 

Restiamo lì, in attesa della fine dell’intervento che, ci è stato detto, non finirà prima delle 18.00.

Mia sorella farfuglia: Meno male che questa cosa è successa, mentre la mamma era qui, da noi non saremmo stati in grado da prestargli tutte le attenzioni che ha avuto qui, non hai idea quanti accertamenti le hanno fatto durante la notte, quante diagnosi e quante ipotesi hanno valutato, una notte d’inferno”.

Una di queste, per fortuna è stata proprio la visita cardiologica d’urgenza.

Ad oggi non so se mia madre riuscirà a riprendersi, l’intervento è riuscito ed il chirurgo è ottimista, ma io voglio restare con i piedi per terra, è vero, il Natale è vicino, sarebbe uno splendido regalo, ma mia madre ha subito un intervento pazzesco, lei è una esile nonnina di quasi 78 anni.

Noi speriamo di rivederla presto tra noi, sappiamo per certo che se questo avverrà sarà soprattutto grazie al personale del 118 del P.S, della cardiologia e di tutti quegli altri che hanno collaborato, dagli esami del sangue alle varie Tac e quant’altro, aiutando ad escludere le varie ipotesi, ma se così non dovesse essere, sarà perché così ha voluto il Signore.

Vorrei che si parlasse di questa esperienza vissuta, almeno tanto quanto si parla degli episodi di mala sanità. 

Sono certo che questa vicenda non sia un caso isolato e sporadico, i medici che mia madre ha avuto la fortuna di incontrare quel giorno, sono ancora lì dentro, continuano a lavorare a visitare e a fare diagnosi, grazie al loro senso del dovere alla loro professionalità, ed alla loro umanità spesso in assenza dei previsti dispositivi diagnostici.  

Noi nel frattempo, continuiamo ad incrociare le dita, spero che questo articolo giunga a tutto quel il personale che oggi con sacrificio rende la Sanità calabrese, abbandonata dalle istituzioni, una Sanità di cui con vanto, mia sorella racconterà ai suoi colleghi infermieri ed ai medici di un rinomato Ospedale del centro Italia.   

V.  S.

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