Sei anni fa ci lasciava Turi Spilinga, aveva 59 anni, una personalità complessa che, come quella di tutte le persone non comuni, lo ha portato lungo un percorso di alti e bassi, difficile da capire, impossibile da giudicare, ma solo da guardare con rispetto e rimpianto. I suoi amici hanno chiesto, agli amministratori di Gerace, un modo per ricordarlo: con l’istituzione di una borsa di studio per giovani artisti, una manifestazione annuale a suo nome, per rilanciare la cultura o almeno una targa davanti alla sua casa natale. Tuttavia, in 6 anni, nemmeno una dichiarazione d’intenti, ma solo mezzi sì smozzicati
Gianfranco Sansalone
Si racconta che a Gerace, quando c’era la festa patronale, un ragazzo molto sveglio, che se la cavava facendo qualunque cosa, andasse regolarmente a chiedere in Comune di fare qualche lavoretto, ma non riusciva mai a recuperare nulla. E che regolarmente, fra luminarie e impianti del complessino che suonava in piazza, a un certo punto della sera la rete elettrica saltasse e mezzo paese rimanesse al buio. Nessuno ci capiva nulla e allora qualcuno del Comune partiva a cercare quel ragazzo. Che con una torcia in bocca, metteva le mani un po’ qua un po’ là, rifaceva qualche attacco e la luce tornava.
Dal mare di aneddoti che si è lasciato dietro in una vita movimentata e, purtroppo, anche tormentata Salvatore Spilinga, per tutti Turi, mio compagno di banco dalle elementari alle medie, a sei anni dalla scomparsa, stroncato da un infarto il 19 giugno 2015 in una casa popolare di Catanzaro, racconto solo questo. Dopo le medie le nostre vite si sono separate: io lo Scientifico Zaleuco a Locri e poi l’iscrizione a Scienze politiche a Messina, prima di lasciare la Calabria per fare il giornalista a Genova e in altre città; lui l’Artistico a Siderno e poi Architettura a Roma, prima di intraprendere varie avventure, tornare a Gerace e lasciarla varie volte per poi rimanerci per sempre. Aveva 59 anni e il suo ultimo viaggio è stato sostenuto e seguito, in una cronaca diretta su cellulari e Facebook, da tutto il paese.
Aveva il fisico minato Turi, e il suo cuore non era più quello del ragazzo sveglio e imprevedibile che lasciava tutti a bocca aperta per i suoi scherzi, le sue invenzioni, la sua capacità di padroneggiare l’elettricità e l’elettronica, i pennelli, i colori o qualunque congegno gli capitasse a tiro. Del resto, nel negozio dei suoi genitori -il più grande e fornito del paese, dalla vite al frigorifero, bisognava tenerlo d’occhio fin da bambino, perché la sua passione era smontare qualunque cosa, vedere com’era fatta dentro e trasformarla in un’altra.
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