In questa immaginaria intervista, cerchiamo di dare un quadro generale sulla situazione in Ucraina.
Perchè la crisi si è trasformata in conflitto?
L’allargamento della Nato è di certo una delle fonti di criticità della situazione attuale. Lo scenario è andato ad evolversi sul finire degli anni ’90 con l’entrata di paesi come l’Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia per riacutizzarsi negli anni che vanno dal 2004 al 2009 con l’entrata di alcuni ex paesi satellite del patto di Varsavia come Romania, Bulgaria e Croazia, nell’alleanza Atlantica fino ad arrivare ad oggi ad un totale di 30 paesi Nato. La situazione è precipitata non tanto quando ad entrare nella Nato sono stati paesi come la Polonia o altri paesi Baltici, ma quando si è parlato di un possibile ingresso Ucraino o Georgiano nell’alleanza. Questo perché sono due nazioni confinanti e situate in due posizioni altamente strategiche una sul Mar Nero l’altra nel Caucaso, oltre ad aver al loro interno una ancor forte tradizione Russa. Il piano di Vladimir Putin, dopo aver schierato circa duecento mila uomini sul confine, è da mesi quello di rimuovere la presidenza ucraina filoccidentale in una guerra lampo entro la fine febbraio e stabilire un regime fantoccio basato su figure di comodo. Ma è ormai chiaro che è stata sottovalutata la resistenza interna della popolazione Ucraina, anche di quella russofona.
Ma come fermare il Cremlino senza scatenare la guerra mondiale?
Le sanzioni economiche come preannunciato saranno devastanti se si procederà all’esclusione della Russia dal sistema Swift, il congelamento dei conti degli oligarchi all’estero e il sequestro delle loro proprietà. Di conseguenza sarà necessario per l’Europa potenziare le forniture energetiche provenienti dai paesi alleati (Usa, Norvegia e paesi mediorientali alleati). L’unica figura pronta a spalleggiare la Russia sembrava essere la Cina quando, in un primo momento, ha ritenuto le sanzioni europee illegittime per poi ritornare sui suoi passi ricordandosi degli enormi scambi che intercorrono da anni fra Usa e Ue difficilmente comparabili con quelli russi.
Se il conflitto si limiterà al solo terreno ucraino, non essendo quest’ultimo territorio Nato, non verrà attivato l’articolo 5 che obbliga l’alleanza ad attivarsi. Al momento le armi europee sono quelle delle sanzioni ma sono lampanti, come da sempre siamo soliti vedere, le divergenze europee: il Regno Unito preme per sanzioni estreme mentre Germania e Italia hanno in un primo momento escluso soluzioni drastiche preferendo sanzioni individuali e commerciali. Anche perché in questo scenario, il popolo italiano e quello tedesco sono quelli che andranno a rimetterci di più essendo i due paesi che importano più gas dalla Russia creando così un disastroso effetto boomerang su loro stessi.
Cosa dobbiamo aspettarci?
La posizione dell’Italia si mantiene tra l’appartenenza all’alleanza atlantica e la vitale necessità di non far precipitare i rapporti commerciali con Mosca. Ieri sera insieme ad altri paesi Europei il Governo ha dato il via libera all’invio di armi non letali in supporto alla popolazione ucraina ma è da vedere se per Putin questo equivarrà in futuro ad un atto di guerra. Dopo la quarta notte di guerra pare che il Cremlino abbia aperto alla possibilità di negoziati con Kiev in Bielorussia, incontrando le perplessità degli ucraini e del mondo occidentale dal momento che questo equivale a dire che i negoziati si terranno in territorio ostile e non neutrale. La nostra speranza è che si arrivi presto ad una risoluzione imminente del conflitto scongiurando così un conflitto su scala mondiale.
Marco Galea