L’uomo che nel luglio scorso è stato condannato all’ergastolo, potrebbe vedere infatti annullata la sentenza a suo carico perché uno dei giurati aveva superato, in corso di processo, i 65 anni di età, soglia massima prevista per fare parte del collegio.
Una condanna all’ergastolo che potrebbe essere annullata per Antonio De Pace l’infermiere vibonese che uccise la fidanzata Lorena Quaranta, giovane laureanda in medicina. L’uomo che nel luglio scorso è stato condannato all’ergastolo, potrebbe vedere infatti annullata la sentenza a suo carico perché uno dei giurati aveva superato, in corso di processo, i 65 anni di età, soglia massima prevista per fare parte del collegio. Questo è quanto sostiene il difensore di De Pace, Salvatore Silvestro nel ricorso in appello. Un cavillo, che lo scorso 20 dicembre, ha portato all’annullamento in appello della sentenza di condanna a carico di Luigi De Domenico, il 58enne sieropositivo che contagiò la sua compagna, un avvocato messinese di 45enne che morì di Aids.
Il ricorso d’appello
Alla base del ricorso in appello ci sarebbe la art. 9 della legge 287/51 secondo cui “i giudici popolari della Corte di assise non devono avere “età inferiore ai 30 e non superiore ai 65 anni”, età che il giurato in questione avrebbe compiuto in corso di processo continuando a comporre la Corte di Assise e ha partecipando alla deliberazione della sentenza. Motivazioni che adesso potrebbero rimettere tutto in discussione e dunque a rifare completamente il processo. Nei motivi di appello il difensore torna, inoltre anche sulla necessità di riconoscere l’infermità mentale al proprio assistito rendendolo di fatto non imputabile. Nonostante la confessione, Antonio De Pace, non avrebbe mai saputo offrire una “causale” logica delle ragioni che lo hanno portato ad uccidere Lorena e poi a tentare il suicidio.