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Accadde il 7 aprile

Bruno Gemelli ci ricorda gli avvenimenti del 7 aprile 1979 con il libro di Mancini “7 Aprile, eclisse del diritto – itinerario di un garantista”.

Bruno Gemelli

Il 18 ottobre 1982 il giudice istruttore del Tribunale di Roma, Ferdinando Imposimato, firmava una comunicazione giudiziaria nei confronti di Giacomo Mancini (a quel tempo deputato del Psi) nella quale si ipotizzava «il delitto di cui agli artt. 270 e 306 del Codice Penale per aver partecipato ad una associazione sovversiva costituita in banda armata ricollegabile ad c.d. Progetto Metropoli, avente finalità di sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato mediante la egemonizzazione di tutte le organizzazioni eversive armati operanti in Italia, mantenendo frequenti e diretti collegamenti  con i vertici della banda e concorrendo, tra l’altro, al finanziamento della stessa attraverso il Cerpet (sedicente Comitato per la Ricerca e Programmazione Economica e Territoriale) associazione sorta con finalità apparentemente lecita nel campo del lavoro intellettuale, ma in realtà unicamente per l’attuazione dei piani della banda». Poi finì tutto in una bolla di sapone.

Giacomo Mancini, da garantista collaudato, forse non difendeva il Toni Negri del 7 aprile ma il diritto costituzionale. Toni Negri, filosofo e docente, è morto a Parigi tre notti fa, all’età di 90 anni. È stato lo storico leader di Autonomia Operaia durante gli Anni di Piombo. La notizia, annunciata ad alcuni media dalla moglie Judit Revel, è stata confermata all’Ansa da Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio e punto di riferimento a Parigi dei fuorusciti italiani di quegli anni.

Cosa accade il 7 aprile 1979? Quel giorno reparti della Digos, dei Carabinieri e della Polizia, su mandato dei magistrati padovani Calogero e Fais, effettuarono decine di arresti, in diverse città italiane, coinvolgendo gli esponenti più noti dell’Area dell’Autonomia Operaia ed ex militanti di Potere Operaio. Stampa e tv diedero notizia della maxi-retata affermando che era stato portato in galera il presunto vertice delle Brigate Rosse. Infatti, tra i capi d’imputazione più rilevanti ed eclatanti nei confronti di Toni Negri ci fu quello di essere stato telefonista delle BR durante il sequestro Moro.

Furono arrestati: Antonio Negri (a Milano); Oreste Scalzone, Emilio Vesce, Lauso Zagato (a Roma); Ivo Galimberti, Luciano Ferrari Bravo, Carmela Di Rocco, Giuseppe Nicotri, Paolo Benvegnù, Alisa Del Re, Sandro Serafini, Massimo Tramonti (a Padova); Mario Dalmaviva (a Torino); Guido Bianchini (a Ferrara); Marzio Sturaro (a Rovigo). Riuscirono a sfuggire alla retata: Franco Piperno, Pietro Despali, Roberto Ferrari Giambattista Marongiu, Gianfranco Pancino, Nanni Balestrini e Gianni Boeto.

In quella occasione il parlamentare Giacomo Mancini scrisse, per i tipi della Lerici (una casa editrice finanziata dallo stesso Mancini), un pamphlet dal titolo “7 Aprile, eclisse del diritto – itinerario di un garantista”. Un percorso, un invito, una sollecitazione a tutta la sinistra perché rifacesse proprie le idee di libertà ed eguaglianza.

In quella circostanza Mancini ricevette una critica non troppo velata di Ugo Pecchioli del Pci che, rispetto alla vicenda, si dimostrò molto prudente.

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