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giovedì, Maggio 2, 2024
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Addio al grande studioso calabrese Nuccio Ordine

Lo studioso di fama internazionale, Nuccio Ordine, si è spento questo pomeriggio, sabato 10 giugno. Non è riuscito a superare il malore che lo aveva colpito nei giorni scorsi nella sua casa a Rende, a seguito del quale era stato ricoverato in gravi condizioni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Cosenza. Ordine aveva 64 anni, era nato a Diamante nel 1958, ed era considerato “Il saggista italiano più conosciuto nel mondo” e uno degli studiosi di punta del Rinascimento e di Giordano Bruno. È stato, inoltre, membro d’onore dell’Istituto di filosofia dell’Accademia russa delle scienze, curatore di prestigiose collane editoriali nazionali ed estere, collaboratore del Corriere della sera; infine, Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani e membro del Comitato scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. Per ricordarlo, pubblichiamo l’intervista fatta due anni fa, l’11 luglio 2021, dopo la sua visita alla Villa di Casignana.

Professore, che impressione le ha fatto la villa romana di Casignana?

La visita alla villa romana di Casignana, accompagnati dall’ingegnere Totò Crinò, è stata un’esperienza entusiastica, ho trovato da una parte la bellezza del sito e l’importanza della villa romana; dall’altra l’accoglienza, la gentilezza e l’orgoglio di questi calabresi che seguono la villa, la proteggono e sono orgogliosi di questa cultura, che noi abbiamo ereditato. Da tutto questo ho sentito una profonda commozione. La villa romana mi ha impressionato, perché trovare un’area di così tanta estensione, con cinque o sei secoli di storia, con le stratificazioni delle varie epoche è stata una bellissima scoperta, soprattutto il complesso termale che è straordinario, con l’impianto di riscaldamento a pavimento e a parete, conservato ancora molto bene.

Secondo lei, è valorizzata abbastanza?

Penso che bisognerebbe fare molto di più. Mi hanno spiegato che c’è tutta un’aria che andrebbe scoperta. Purtroppo, le risorse destinate a queste imprese sono poche: errore gravissimo. Penso che questo patrimonio vada valorizzato e, allo stesso tempo, vadano investiti soldi per gli scavi archeologici, perché questa villa per l’estensione e per la posizione strategica aveva un ruolo importante, trovandosi sulla strada di collegamento tra Locri a Reggio Calabria: due grandi città con un peso e un’influenza enorme nella storia. In seguito, sono andato a vedere gli scavi di Locri e trovandoli chiusi, per lavori di ristrutturazione. Questo mi ha fatto male al cuore.

Come bisognerebbe valorizzare le nostre ricchezze culturali?

La Calabria è piena di cultura, il paradosso vuole che proprio le regioni più povere siano quelle più ricche in questo ambito. Immaginiamo, ad esempio, cosa sia adesso l’area della Mesopotamia, che è stata la culla della civiltà. Oggi, in quest’area c’è desolazione, perché non si trovano le risorse, per conservare i monumenti. Ma la Calabria dovrebbe fare uno sforzo per valorizzare questi beni, che non sono beni dei calabresi, ma beni che appartengono all’umanità. Quando l’UNESCO ha pensato di creare dei siti, come patrimonio dell’umanità, ha lanciato un segnale ben preciso: le opere d’arte non appartengono ad un popolo, appartengono all’intera umanità, perché ci insegnano l’idea di disinteresse e di gratuità: quando guarda un monumento, non c’è bisogno di possederlo per goderlo. Purtroppo, le grandi potenze mondiali si mobilitano per andare a difendere i pozzi di petrolio, ma non lo fanno per salvaguardare i monumenti. La differenza è che un pozzo di petrolio lo si può trovare in una qualsiasi parte del mondo, mentre se la Gioconda viene danneggiata, sarà distrutto qualcosa di unico e irriproducibile. Io, insieme a  questo gruppo di persone, come Salvatore Orlando (che da anni coordina iniziative per valorizzare in paesini intorno a Bova) con cui ho visitato l’area grecanica di Bova, con l’artista Mimmolino Nucera, con cui sono stato a Gallicianò, proseguendo poi per Pendelattilo, ho avuto modo di conoscere persone stupende che lavorano in questi piccoli borghi, con l’obiettivo di mantenere in vita la lingua, le tradizioni e la cultura. Ho avvertito una forte emozione quando ho visto i giovani di questi paesi che parlavano ancora il greco, fieri di sentirsi dei greci calabresi. Questi giovani entusiasti lasciano ben sperare per un futuro migliore, sono una risposta alternativa a questo modello che tende a distruggere la società.

Secondo lei, la cultura può diventare uno strumento per lo sviluppo della Locride?

Si, può diventarlo, però è necessario comprendere che l’eredità dei nostri padri non va misurata solo in termini economici, ma anche sulla base di altri valori come il bene morale e culturale. L’arte è, di conseguenza, una maniera per superare le barriere, al fine di farci sentire tutti fratelli.  Purtroppo, oggi, anche le scuole e le università sono minate da una logica di tipo utilitaristico, dove si guarda al mercato. Nei miei libri ho messo in evidenza come si insegna ai giovani come sia utile scegliere non la facoltà che appassiona, ma quella che offre uno sbocco lavorativo. Ciò comporterà che avremo un esercito di medici, avvocati o ingegneri che sceglieranno di fare quel mestiere per denaro, abbassando così il livello morale della società.

Lei saprà benissimo che anche nelle scuole la cultura calabrese viene trascurata, a parte Corrado Alvaro.

Siamo d’accordo, però io non sono per le regionalizzazione della letteratura, perché io studio, per esempio, Campanella non perché è calabrese, ma perché è un autore europeo. I ragazzi, a scuola, non possono studiare tutto, ma le personalità che hanno avuto un peso europeo. Molti anni fa, c’era un progetto leghista dove si diceva che i calabresi dovevano studiare la letteratura calabrese, i toscani quella toscana ecc.; come se i toscani non avrebbero dovuto studiare Campanella e noi Dante e Petrarca. Spesso noi volgiamo l’interesse per la nostra terra in maniera sbagliata, invece dobbiamo educare i giovani ad essere fieri del luogo in cui vivono, ma allo stesso tempo educarli a diventare cittadini del mondo, battendo qualsiasi forma di frontiera. Sono convinto che uno dei temi forti della nostra regione sia la pluralità delle lingue: quella greganica, albanese, occitana-valdese; ma alcuni ignoranti, soprattutto rappresentanti di partiti politici, vorrebbero un mondo monologato. Dobbiamo essere orgogliosi di avere una storia fatta di un mix di culture e bisogna difenderla. Ecco perché durante questa visita, ho portato i miei amici anche a Riace, dove ho avuto un lungo dialogo con Mimmo Lucano, una persona a cui voglio molto bene e che stimo tanto. Ricordo ancora quando ho organizzato un incontro con lui, in onore di quello che  aveva fatto e dei valori che difende, che sono quelli veri della nostra cultura,  all’école normale supérieure di Parigi. Ecco, perché sono molto stupito che sono stati chiesti per lui 8 anni di carcere, quando tutti noi sappiamo che il problema della Locride non è certo Mimmo Lucano. La Locride ha problemi di delinquenza molto più ampi e le attenzioni, forse, andrebbero concentrate per estirpare questo tipo di delinquenza.

 

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