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lunedì, Aprile 29, 2024
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Addio Aurelio, uomo mite e umile di cuore

Oggi, è venuto a mancare Aurelio Cappelleri, molto conosciuto e stimato nel suo paese Roccella. Pubblichiamo il ricordo commovente di Antonella Sotira.

Quando perdiamo qualcuno si tende sempre ad incensarne la vita, il carattere e persino il ricordo.

Ma fra tutti quelli che hanno conosciuto Aurelio Cappelleri, a nessuno sembrerà eccessivo o troppo apologetico, definirlo con le stesse parole con cui il Cristo si descrive ai discepoli nel passo del “giogo lieve e leggero”.

Don Relio era un uomo mite e umile di cuore.

Non è un caso che tale passo sia quello del Vangelo di ieri ( Mt 11-30)  13 dicembre ossia del giorno in cui  ha seguito l’invito del Padre “ venite a me, voi che siete stanchi ed oppressi”.

Raramente mio padre dava del tu alle persone e raramente indicava o chiamava qualcuno senza appellativo. Ma Don Relio era l unica persona che mio padre indicava come “ amico”.  Con lui ogni appellativo, ogni riverenza era inutilizzabile, non perché non meritasse titoli o cerimonie ma perché lui incarnava  un modo di fare e di essere cosi denso di umanità da  planare su ogni titolo e connotarsi come  vera superiorità.

Quando mia madre lo chiamava Don Relio, lui dissentiva e con autentica semplicità, diceva di non meritare il “don”.

In questo “Relio du bar  “ , come tutti in paese lo identificavano affettuosamente, era autenticamente “ un signore”.

La storia di tutti i roccellesi e’ passata dal “bancone del Bar 900 “ per incrociarsi nei suoi occhi buoni e nella sua delicata reticenza. Anche quelli che il

Bar 900 lo hanno solo sentito indicare o ricordare, hanno un ricordo di quest’ uomo e dei  fasti, che oggi si definiscono vintage,  di un bar che era una “ piazzetta al chiuso “ in cui le gioie e le amarezze dei concittadini annegavano nelle gustose granite di caffè  domenicali e nei coni di gelato alla nocciola della festa della Madonna delle Grazie.

Pur conoscendo molti segreti dei suoi clienti, dei suoi amici e dei suoi compaesani, Relio sapeva attendere il momento giusto per confermare la verità di una diceria o per sconfessarne la fondatezza.

Poche parole e tutte mitigate e misurate non da una finta bonomia ma dal suo forte senso di comunità. Don Relio come una specie di sindaco sapeva che le persone  che sostavano nel suo bar, che fumavano pensosi mentre impugnavano  la stecca da biliardo non erano semplici avventori ma “ paesani”, ossia parte integrante della sua stessa esistenza.

Per me Don Relio era il papà buono e dolce di tre cari amici con cui ho trascorso gran parte della mia infanzia, adolescenza e poi in età adulta, feste cumandate, ricorrenze e pantagruelici pranzi.

Ma Don Relio era soprattutto il compagno mite e umile di Anita. Non un marito insofferente o assente, ma un mirabile esempio di come il vero amore si snodi “nel saper accompagnare in silenzio la propria donna”.

Lo osservavo estasiata, quando con pazienza e delicatezza “stava di corvée “, agli ordini della “ marescialla Anita”. La sua non era cieca obbedienza o petulante assertività, ma amorevole servizio. Si sentiva grato e gratificato nell’ esaudire non gli ordini ma i desideri di Anita. Perché Anita con la sua frenetica e compulsiva attività di cuciniera, realizzava il suo medesimo desiderio di tenere saldamente uniti tutti i membri della Famiglia e persino gli amici. Nel procedere insieme in questo  faticoso sforzo di ancorare alla tavola i loro affetti, Anita e Relio, hanno subito perdite improvvise, partenze e lontananze, senza però mai perdere la speranza e la gioia di nuove tavole per nuovi commensali.

Nell’ andare via in silenzio, nell atto di alzarsi dal letto o di tendere l orecchio all’ennesima richiesta della sua amata Anita, per Don Relio, si è fatto più urgente giungere al banchetto celeste ,nella certezza che il suo posto alla Tavola della Famiglia Cappelleri, resterà sempre illuminato dai suoi dolci occhi ed il suo piatto pieno di amore.

Buon Viaggio, Don Relio!

Tua affezionata

Antonella Sotira ( a figghija i l amicu Totò’ ).

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