fbpx
venerdì, Maggio 3, 2024
spot_img
HomeApprofondimentiCaulonia: Francesco Genovese, il meridionalista pronto al dovere

Caulonia: Francesco Genovese, il meridionalista pronto al dovere

Il prossimo 20 luglio ricorre il 150° anniversario della nascita di Francesco Genovese, l’insigne malariologo cauloniese che, in questo articolo viene ricordato dal dirigente in pensione, Vito Pirruccio. 

Vito Pirruccio

Il prossimo 20 luglio ricorre il 150° anniversario della nascita di Francesco Genovese, l’insigne malariologo cauloniese amico di quegli uomini e donne di cultura, filantropi, amanti del Sud e della Calabria, in particolare, che per tutta la metà del ‘900 diedero un contributo rilevante alla causa meridionale, non solo come studiosi del fenomeno, ma, soprattutto, come uomini e donne di azione che si distinsero per aver messo in campo opere che segneranno un’epoca.

C’è un meridionalismo della parola che riempie gli scaffali e le pagine di giornali, spesso, con analisi acute e interessanti; c’è un meridionalismo della chiacchiera che non fa né danno né utile e c’è un meridionalismo del pensiero-azione poco praticato, poco apprezzato e riconosciuto dal grande pubblico, ma che è stato l’unico capace, finora, di lasciare segni concreti sul suo cammino. Memorabile quella sfilza di apostoli laici giunta nel Sud e in Calabria, in particolare, all’indomani del terribile terremoto del 1908 sotto le bandiere dell’ANIMI, l’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, sorta nel 1910 sull’onda emotiva del terremoto che distrusse Reggio e Messina, voluta da uomini dal calibro di Pasquale Villari, Leopoldo Franchetti, Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Benedetto Croce, Giuseppe Lombardo Radice e Umberto Zanotti Bianco. Altra figura laica, cimentatasi con il meridionalismo del pensiero-azione in un periodo successivo a quello che ha visto protagonista il Nostro,  è quella dell’imprenditore rivoluzionario Adriano Olivetti, autore-attuatore del “meridionalismo comunitario” e ispiratore nell’ultimo dopoguerra di un “new deal” della causa del Sud (“Migliorare le condizioni materiali delle genti del Sud, ma in modo che queste non perdano la loro identità” – Valerio Ochetto – Adriano Olivetti, Edizioni di comunità p. 195), anche lui, però, con scarso seguito dopo la morte.

Francesco Genovese è uno di quei figli di Calabria che accolse a braccia aperte il pensiero e l’opera dei grandi meridionalisti scesi in Calabria sotto le insegne dell’ANIMI, ne divenne amico e guida dei principali protagonisti e si mise all’opera nell’ambito del suo campo di studio e di professione: la lotta contro la terribile peste, la malaria, che rendeva malsane le nostre terre e mieteva vittime a tutte le età. Amico e compagno di impegno militante di Umberto Zanotti Bianco, di Giuseppina Le Maire, del grande viaggiatore inglese del Grand Tour Norman Douglas, Francesco Genovese “risponde al richiamo e all’appello del dovere” con la sua opera quotidiana per debellare la malaria dalle nostre contrade e si fa promotore per l’apertura di ambulatori e colonie antimalariche in tutta la nostra regione. L’ambulatorio di Caulonia naturalmente è da ascrivere al suo nome.

Ma Francesco Genovese non è solo uomo di scienza e di studio (Interessante il suo lavoro scientifico pubblicato nel 1924 da Vallecchi di Firenze, “La Malaria in provincia di Reggio Calabria” con prefazione di Umberto Zanotti Bianco). È un intellettuale che guarda ai problemi del Sud a 360 gradi e, forte del suo osservatorio privilegiato e del suo campo di lavoro a partire dall’area di Focà, si sfoga col suo amico Umberto Zanotti Bianco con parole di un’attualità disarmante: “… Come dovevano e potevano progredire queste popolazioni in uno stato di malattia e di mortalità stagnante? Allorché gli storici rivedranno la storia di Calabria con criteri meno politici e meno guerreschi, tenendo invece presenti gli umili dati bruti della vita umana, quali ci sono rivelati dai libri parrocchiali, forse troveranno le ragioni di parecchi inspiegabili avvenimenti, conquiste senza reazione (si faceva più presto a vincere che a correre), prepotenze baronali tacitamente subite per secoli, vessazioni fiscali e intemperanze ecclesiastiche accettate con supina e desolante rassegnazione. Se i corollari della lotta contro la malaria sono molto semplici (impedire le recidive e difendersi dalle zanzare) in teoria, immensamente aspra e difficile in pratica è la lotta contro questo morbo secolare qui installatosi e non per colpa nostra. Come già dicemmo, la coscienza nuova, animatrice di questa lotta, deve venire dal medico e dall’educatore, giacché proprio noi medici e maestri siamo i naturali avversari dell’errore, del pregiudizio e della cattiva abitudine. Orbene a noi è affidata, insieme alla lotta contro l’ignoranza, la lotta contro la malaria, lotta che deve essere condotta con spirito di sacrificio, in solitudine e con la più pura fede del successo. Senza fede nessuna vittoria è possibile, e senza di essa, nessun apostolo troverà, né trovò mai dei credenti” (Lettera del dottor Francesco Genovese ad Umberto Zanotti Bianco spedita nella seconda metà del 1944).

Parole scritte col cuore e confessate da Francesco Genovese al suo amico Umberto Zanotti Bianco pochi mesi prima della morte, avvenuta il 29 aprile del 1945, che assumono una valenza profetica e racchiudono tutta l’opera e il pensiero del grande medico meridionalista.

Francesco Genovese fa parte, quindi, di quelle figure austere cresciute intorno all’ANIMI di Franchetti e Salvemini che lasceranno un’impronta indelebile nella storia e nella vita concreta della nostra terra di Calabria. L’amicizia non è posta sola nella periodica accoglienza nella sua casa di Caulonia di personaggi mitici come Norman Douglas, Umberto Zanotti Bianco e Giuseppina Le Marie (Norman Douglas dedica un ritratto all’amico Francesco Genovese nel suo libro “Old Calabria” – Vecchia Calabria – pp. 420 -431 – divenuto a suo tempo un best seller in Inghilterra e pubblicato in Italia da Giunti Editore di Firenze). Francesco Genovese fa della sua missione di medico la sua stessa missione di vita. È lo stesso Umberto Zanotti Bianco a sottolinearlo in ricordo del suo amico cauloniese scomparso: “… fu sempre pronto ad ogni richiamo, a rispondere all’appello del dovere. Allorquando nel 1922-23 il villaggio di Ferruzzano ove la nostra Associazione per il Mezzogiorno possedeva due case per bambini fu colpita da violenti febbri, noi pregammo il dott. Genovesi di volersi recare sul posto e di additarci le cure necessarie. Ed egli accorse, visitò i malati, la piaga circostante l’abitato e resosi conto dell’origine del male propose all’Associazione i rimedi per combatterlo”.

I rimedi per combattere il morbo che mieteva vittime a ritmo impressionante, lo ribadisco,  non erano solo di natura medica e delle quali il dott. Francesco Genovesi era grande esperto essendosi formato alla Scuola di Medicina di Napoli e, in particolare, alla scuola del luminare della profilassi clinica e suo amico Angelo Celli, ma insieme ad altri insigni studiosi e uomini e donne d’azione propugnava la necessità di “integrare igiene antimalarica, bonifica idraulica e agricoltura intensiva con la lotta alla povertà e alle vessazioni fiscali e alle prepotenze baronali”. L’incontro con Umberto Zanotti Bianco e Giuseppina Le Marie fu propizio proprio per questo: sposare la medicina, la lotta al plasmodio della malaria, con un’intensa opera di alfabetizzazione e di educazione. Infatti, da medico profondamente legato alla sua gente e al suo territorio, non si stancò mai di incalzare le autorità del tempo, con la richiesta di associare alla bonifica delle terre paludose una massiccia opera di scolarizzazione e di educazione civica. “Non può bastare il chinino – amava ripetere il dott. Genovese all’amica Giuseppina Le Marie e al fondatore di Italia Nostra Umberto Zanotti Bianco – e il prosciugamento delle aree palustri in cui l’anofele prolifera”. Occorre agire sul tessuto sociale con azioni di scolarizzazione diffusa e creare le premesse del riscatto.

In questa visione si inquadra, anche, l’azione di Francesco Genovese di affiancamento a Umberto Zanotti Bianco e a Giuseppina Le Marie per la realizzazione, oltre che di ambulatori, anche di colonie e di scuole (Ne troviamo traccia in “Martirio della Scuola in Calabria”, scritto da Umberto Zanotti Bianco a seguito dell’esperienza maturata ad Africo, Vallecchi Editore, 1925, con ristampa anastatica promossa dal Consiglio Regionale della Calabria nel 1986). Con entrambi i nostri filantropi laici lavorerà nel sodalizio meridionalista dell’ANIMI nel momento in cui lo stesso Leopoldo Franchetti farà ricorso a Maria Montessori per realizzare in Calabria, in particolare nella nostra provincia, gli Asili e le Scuole montessoriane fulcro dell’opera del riscatto del Sud.

 

- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
ARTICOLI CORRELATI
- Spazio disponibile -

Le PIU' LETTE

- Spazio disponibile -