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Concetta Pontorieri, la prima laureata calabrese

Era il 1916 e quando annunciò la sua decisione, in famiglia scoppiò il finimondo. Uno dei fratelli, prima di partire per combattere la Grande Guerra, la accompagnò a Roma alla Sapienza. Pare che l’abbia salutata dicendole: Avrei preferito accompagnarti al tuo funerale”.

 Per imporsi contro tutto e tutti al fine di realizzare i propri sogni, occorre possedere un carattere forte, determinato e soprattutto bisogna essere sicuri di ciò che si vuole. Queste erano, indubbiamente, le qualità possedute da Concetta Pontorieri, la prima calabrese ad essere riuscita a varcare la soglia dell’università e a conseguire una laurea.

Concetta nasce nel 1897 a Rombiolo, un piccolo paese arrampicato sulle falde del monte Poro, vicino a quello che allora si chiamava Monteleone Calabro e oggi Vibo Valentia. Penultima di dieci figli, quando aveva sette anni rimane orfana del padre, grande proprietario agricolo e sindaco del paese, a causa di un male allora incurabile, il diabete. Nonostante questa grave perdita, cresce grintosa e sicura del fatto che intende studiare. È  decisa ad andare all’università e ciò avrebbe comportato lasciare casa e paese per trasferirsi a Roma. Era il 1916 e quando annunciò la sua decisione, in famiglia, scoppiò il finimondo. A quei tempi, alla donna non era consentito neanche votare, figuriamoci andare via di casa per studiare. Impensabile, probabilmente è apparsa a tutti come una pazza, ma Concetta non mollò la presa fino a  quando non ebbe il consenso tanto desiderato. Uno dei fratelli, prima di partire lui stesso per combattere la Grande Guerra, la accompagnò a Roma alla Sapienza. Pare che l’abbia salutata dicendole: “Avrei preferito accompagnarti al tuo funerale”. Tuttavia, questa giovane studentessa, proseguì per la sua strada, entrando in contatto con un mondo tutto nuovo: da un piccolo paese della Calabria catapultata ad una grande città. Inusuale è stata anche la scelta della facoltà: scienze naturali, infatti è stata una delle cinque donne iscritte in quella università. Si laurea, poi, a Torino nel 1921 e in quell’Ateneo inizia la carriera accademica. Collabora con il professore Vaccari, partecipando anche alla fondazione dell’Orto botanico di Chanus, sul Passo del Piccolo San Bernardo, oggi in  territorio francese. Decide poi di passare all’insegnamento nella scuole italiane superiori all’estero. L’amore per i viaggi e per il suo lavoro la porta a lavorare a Zurigo, Bucarest e Sofia, dove è ammessa alla corte della regina Giovanna. Tra le due nasce un rapporto di stima reciproca, tanto che Concetta decide di chiamare sua figlia proprio come la regina bulgara. A Sofia, deve fare i conti con un sentimento nuovo e travolgente, quello dell’amore, perché quando conosce il violinista Boris Arghirov è un colpo di fulmine e il suo cuore di calabrese orgogliosa cede. A Rombiolo la madre, Donna Matilde, quando viene a conoscenza di questa unione sembra che così abbia commentato: “Girau, girau girau e ppoi cu’pigghiau? Nu sunaturi i violinu”. Tradotto: (ha viaggiato, viaggiato e poi chi ha sposato? Un suonatore di violino). Ma Boris, non era come pensava nonna Matilde, un semplice suonatore di violino e d’altra parte non tutti in famiglia dovevano pensarla così, se un fratello di Concetta, chissà se proprio quello che si era trovato ad accompagnarla a Roma e magari per farsi perdonare, aveva deciso di chiamare il suo ultimogenito Leone Boris. Ovviamente la sua sicurezza, una delle sue qualità migliori, porta Concetta a non dare peso a queste parole. La coppia si sposa e, in seguito, si trasferiscono nel Cairo, perché Boris era diventato primo violino dell’Orchestra nella città egiziana. Qui continua ad insegnare e in Egitto nasce la sua unica figlia. Rientra in Italia quando Boris ottiene lo stesso incarico all’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Continua ad insegnare scienze nelle scuole superiori, ma per gli esami di maturità scelse sempre di ritornare in Calabria come commissario, ricevendo a fine carriera la Medaglia d’Oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Anche la sua vita da pensionata è trascorsa viaggiando, cercando, soprattutto nelle ricorrenze a lei più care, prime fra tutte la festa dell’Immacolata, di ritrovarsi in compagnia di familiari ed amici. Si è spenta a Pisa il 6 giugno del 2004 all’età di 107 anni e 4 mesi. Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in una residenza per anziani in Versilia, trascorrendo serenamente le sue giornate circondata dall’affetto dei suoi cari in primis della figlia Giovanna, il genero Franco e gli amati nipoti. Per i suoi 100 anni, festeggiati il 24 gennaio 1997, ha riunito pareti ed amici al Lido Camaiore (provincia di Lucca) e forse il segreto di tanta longevità sta nell’essere una persona speciale, una persona che preferisce rischiare piuttosto che accontentarsi della routine che ti regala tranquillità, ma ti priva delle emozioni. La sua storia, come ha scritto Marilena Intrieri, capogruppo dei Cristiano Democratici al Consiglio regionale della Calabria in occasione del suo centenario, oggi quasi sembra produrre impressione se non addirittura incredulità. E tuttavia ricorda costantemente a tutti la tempra, la forza morale e anche il prezzo di quella solitudine interiore che spesso si trova a dover pagare chi varca il proprio orizzonte, aprendo strade e prospettive nuove per sé e per le generazioni future.

Concetta Pontorieri è un altro fiore all’occhiello della nostra Calabria. Donna ammirevole, perché ha dato prova che se vuoi veramente raggiungere un obiettivo la strada la trovi e soprattutto trovi la forza per non arrenderti mai, ma proseguire fino alla realizzazione del tuo sogno. Pertanto la sua storia è un esempio per tutti, una spinta affinché nessuno si arrenda per quello in cui crede, poiché la vita è soltanto una e merita di essere vissuta nel migliore dei modi, proprio come ha fatto Concetta.

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