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giovedì, Maggio 2, 2024
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I mille problemi della Locride

Se 15 anni fa avessimo avuto il coraggio di intraprendere la strada giusta, probabilmente oggi le nostre terre non sarebbero andate a fuoco e molte nostre belle case non sarebbero diventate ruderi cadenti sotto la pioggia. Invece, inseguiamo i problemi.

L’ altra sera la Locride era in fiamme. Aggredito l’Aspromonte, consumate le Serre, il fuoco si avvicina sempre più alla pianura e brucia il nostro futuro.

Non c’è bellezza e tanto meno sviluppo in una terra arida. “Solo quando le montagne saranno verdi il mare potrà essere azzurro”. (Bregantini)

Vi sono mille cause, ed un milione di responsabilità se siamo arrivati ad un passo dell’irreversibilità.

Non mi interessa trovare un capro espiatorio, anche se non c’è alcun dubbio che una parte delle responsabilità vadano ascritte ad una classe dirigente senza visione e prigioniera del presente.

La drammaticità della situazione attuale mi riporta alla sera in cui il consiglio comunale di Caulonia modificando il proprio statuto a deliberare di rendere possibile il diritto di voto agli immigrati residenti nel momento delle elezioni amministrative. Nel marzo 2009 il Consiglio dei ministri, presieduto dall’onorevole Silvio Berlusconi ha annullato la delibera. (Il Sole 24 ore marzo 2009)

Conosco bene le dinamiche che portarono a quell’annullamento, essendo in quel periodo, sindaco del Comune di Caulonia e posso testimoniare che in quella circostanza si confrontarono, a livelli decisamente diversi, due visioni del mondo, due modi opposti di percepire l’arrivo dei migranti sulle nostre coste, due storie diverse.

Due idee diverse del Sud. La nostra non fu una scelta a caso e neanche una scena romantica, ma partiva dal fatto che i nostri paesi hanno perso oltre la metà della popolazione, ed una percentuale altissima di giovani.

Oltre il 70% delle terre, un tempo produttive, è incolto. I centri storici e le frazioni sono diventati paesi d’ombra. Le strade deserte, le piazze vuote, le Chiese senza fedeli. La popolazione composta da donne e bambini.

Noi volevamo invertire una lunga storia triste.

Così in quei volti di disperati che nel 2008 arrivarono a migliaia dal mare noi vedevamo la nostra gente che era andata via e che ritornava per riportare la vita in una terra in agonia.

Non chiedevamo più fondi, ma leggi.

In particolare, una legge per l’esproprio a costo zero delle terre che ogni anno vanno a fuoco e l’esproprio delle case in stato di abbandono da oltre mezzo secolo. Il potere ai Comuni di requisire quei beni per assegnarli con regolare convenzione a immigrati e residenti.

So bene che ci sarebbero stati problemi. Ma noi avevamo già dimostrato, con i primi immigrati accolti, di poter trasformare uno sbarco in una festa della vita.

I primi immigrati che arrivarono furono accolti come ospiti di riguardo: misi l’abito scuro, sebbene fosse agosto, e consegnai ad ogni ragazza una rosa rossa.

Poi li mettemmo in contatto con le loro famiglie lontane.

Per realizzare il nostro progetto, incontrai parlamentari di destra e di sinistra.

Da presidente del Comitato dei Comuni della Jonica abbiamo dichiarato la Locride terra di accoglienza. Quindi, abbiamo promosso un incontro a Siderno con i parlamentari eletti nella provincia di Reggio, ricordo Minniti, De Sena, Misiti ed altri.

Nonostante la loro personale disponibilità all’ascolto, incontrammo nella burocrazia parlamentare un muro di gomma. La nostra proposta non divenne mai un disegno di legge da calendarizzare e discutere in Parlamento.

Fu una bella occasione persa per la Locride e per la Calabria di dare una risposta razionale e umana a quella che sembra una questione irrisolvibile.

Se 15 anni fa avessimo avuto il coraggio di intraprendere la strada giusta, probabilmente oggi le nostre terre non sarebbero andate a fuoco e molte nostre belle case non sarebbero diventate ruderi cadenti sotto la pioggia.

Invece, inseguiamo i problemi.

Scopriamo che la Locride sarà isolata per la chiusura della Limina, non nel momento in cui si elabora il progetto, ma nell’imminenza dell’inizio dei lavori e interveniamo per dire che ci siamo anche noi.

Così è inutile.

Per non parlare del fatto che sul PNRR non abbiamo toccato palla.

E, come i medici chiamati al capezzale di Pinocchio, ci limitiamo a sentenziare che se il morto parla vuol dire che ancora è vivo.

Intanto, il fuoco arde e distrugge.

 

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