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lunedì, Aprile 29, 2024
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Il centenario di Eugenio Scalfari

Bruno Gemelli ci parla del centenario di Eugenio Scalfari, celebre giornalista italiano.

Bruno Gemelli

Pur essendo nato a Civitavecchia (6 aprile 1924), perché la madre era laziale, Eugenio Scalfari aveva un profilo totalmente calabrese, anche se, della Calabria, nella sua lunghissima storia professionale, non ha mai scritto un rigo. Né in bene né in male. Perché? Questo mistero Scalfari se l’è portato nella tomba.

In realtà, come ricordò tempo fa il giornalista Maurizio Bonanno, «a suggellare il suo sangue vibonese, nel 1990 gli viene conferita la cittadinanza onoraria nel corso di una cerimonia tenutasi in Municipio, seguita da un convegno al Valentianum». Questa la motivazione con cui l’allora sindaco Giuseppe De Giovanni gli consegnò il riconoscimento: “Figura professionale di elevato spessore ha basato la sua vita professionale all’insegna dell’etica dei valori della legalità, giustizia ed onestà. Valori in cui credeva fortemente “.

 

Bonanno nel suo ricordo aggiunse: «Aveva appena 8 anni quando, nella sua Vibo Valentia, muore il nonno di cui porta il nome e, in tutta evidenza, non solo questo. Dal nonno Eugenio, infatti eredita molte delle caratteristiche e tendenze che rappresentano anche il suo personale vissuto: illuminista di vecchio stampo (il nonno, addirittura, fu massone), dichiaratamente libertino sul piano filosofico e per certi aspetti anche anticlericale, coltivava tuttavia una propria acuta sensibilità spirituale e aveva trovato un interlocutore disponibile in Papa Francesco».

 

Negli anni ‘80 accadde un episodio che lasciò, nell’ambiente Vibonese, l’amaro in bocca. Scalfaro mandò a Vibo une delle sue migliori redattrici, Laura Laurenzi, allorché fu violentata una ragazza inglese; in quella occasione la giornalista scrisse che sul Corso di Vibo vi erano donne ricoperte con lo scialle e uomini con la coppola in mano.

 

Ora, però, Scalfari è ricordato, anche nella sua Calabria, per i suoi altissimi meriti: “è stato – annota l’Ansa – il primo direttore -manager dell’editoria italiana, padre di due “creature”, L’Espresso e Repubblica, nate dal nulla ma che in pochi anni non solo hanno raggiunto i vertici della diffusione e lasciato un’impronta indelebile. poi la giovinezza a Sanremo, dove al liceo classico ebbe come compagno di banco Italo Calvino, inizia a scrivere su alcune riviste fasciste, per venire poi espulso in quanto ritenuto un imboscato”.

 

E ancora nella ricostruzione dell’agenzia: “Nei primi anni ‘50 inizia con il Mondo di Pannunzio e l’Europeo di Arrigo Benedetti. Nel ‘55 con quest’ultimo fonda L’Espresso, primo settimanale italiano d’inchiesta. Scalfari vi lavora nella doppia veste di direttore amministrativo e collaboratore per l’economia. E quando Benedetti gli lascia il timone nel ‘62, diventa il primo direttore-manager italiano, una figura all’epoca assolutamente inedita per l’Italia. Questo doppio ruolo sarà poi anche uno dei fattori del successo di Repubblica. Negli ultimi anni dopo una lunghissima carriera al timone del giornale, si è dedicato soprattutto alla scrittura, anche con un’autobiografia uscita per i suoi 90 anni nel 2014 allegata al quotidiano”.

 

Adesso il giornale da lui fondato, la Repubblica, gli ha regalato un libro, “100 volte Scalfari” curato dalla nipote dal nipote Simone Viola, e un evento che si è svolto all’Auditorium Parco della musica di Roma.

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