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sabato, Luglio 27, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 5 Luglio.

Accadde che:

1687 (334 anni fa): viene pubblicato il “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton un trattato in tre libri, considerato una delle più importanti opere del pensiero scientifico. In esso, lo scienziato inglese enunciò le leggi della dinamica e la legge di gravitazione universale. Newton affermò che durante la peste dell’anno 1665, mentre si trovava nella sua residenza di campagna, vide cadere una mela e cominciò a pensare alla gravità.  Alcune osservazioni lo portarono a perfezionare le sue idee e ad enunciare la legge di gravitazione universale, che unificava le leggi di Keplero e gli studi di Galileo. Nei Principia egli definisce la “Massa” come la quantitas materiae di un corpo e parte da ciò per definire la quantitas motus, ancor oggi chiamata quantità di moto. Inoltre, introduce  il concetto di forza inteso come cambiamento degli stati di un corpo. Mentre la reazione ai primi due libri fu entusiasta, probabilmente per l’immediatezza delle cose trattate, il concetto di una forza attraente che si trasmette a distanza ricevette una risposta più fredda. Nelle sue note, scrisse che la legge dell’inverso del quadrato doveva dipendere dalla struttura della materia, ma ritrattò questa convinzione e nella versione pubblicata rifiutò di speculare sull’origine della legge. Huygens e Leibniz notarono che la legge era incompatibile con la nozione dell’etere. Da un punto di vista cartesiano, quindi, questa era una teoria incompleta. La difesa di Newton è stata adottata da molti fisici inglesi famosi, i quali precisarono che la forma matematica della teoria doveva essere corretta, poiché spiegava con una precisione impressionante i dati sperimentali. La mole di fenomeni che la teoria spiegava era così impressionante, che gli scienziati più giovani presto adottarono i metodi e il linguaggio dei Principia.

1946 (75 anni fa): nasce il bikini, un capo vestiario che avrebbe sconvolto non solo la moda, ma l’intera società. Il nome deriva dall’atollo di Bikini, nell’Oceano Pacifico, sede di esperimenti atomici. Poiché questo evento fece tanto scalpore, quanto l’invenzione del nuovo costume due pezzi, gli stilisti gli diedero il nome dell’atollo, per quanto l’indumento veniva considerato “Esplosivo” all’interno della società. Il suo inventore, Louis Rèard, era un ingegnere automobilistico, che rilevò il business della lingerie dalla madre nel 1940. A portarlo all’intuizione del bikini furono due eventi: innanzitutto aveva notato che le donne, sulle spiagge di Saint Tropez, arrotolavano i bordi dei costumi da bagno, per cercare di ottenere un’abbronzatura migliore. E poi era rimasto colpito da un costume presentato da Jacques Heim: si chiamava Atome ed era il primo a due pezzi, pubblicizzato come “Il costume più piccolo al mondo”. In realtà, il costume di Heim era sì striminzito per gli standard dell’epoca, ma copriva ancora l’ombelico. Réard decise di renderlo ancora più audace: quattro triangoli di soli 30 pollici di tessuto stampato con un motivo, che ricordava la prima pagina di un giornale. Per pubblicizzare la sua trovata affittò degli aerei che sorvolavano il cielo con la scritta “Più piccolo del più piccolo costume da bagno del mondo”. A dirla tutta il successo del bikini fu una strada in salita, Réard fece fatica perfino a trovare una modella che accettasse di indossare il costume, perché troppo poco tessuto. Lo stilista, allora, ingaggiò una spogliarellista del Casino de Paris, che non aveva alcun problema a mostrarsi al pubblico seminuda. La presentazione ufficiale avvenne alle Piscine Molitor di Parigi: media e pubblico salutarono la nuova invenzione con stupore. Per quasi un decennio il bikini fece fatica a decollare, anche perché duramente osteggiato dal Vaticano. Inoltre, è stato bandito da Spagna, Portogallo, Italia, Belgio e Australia. In molti Stati a stelle e strisce restò fuori legge fino al 1959. Le cose cominciarono a cambiare quando Brigitte Bardot ne indossò uno nel 1956, sul set del film E Dio creò la Donna”. D’un tratto le dive del cinema indossarono il bikini, perfino Miss Italia 1947, Lucia Bosè, vinse il concorso indossando un due pezzi. Esso diventò simbolo della pop culture e della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta. Nel 1988 Réard chiuse la sua compagnia con numeri di tutto rispetto: il bikini rappresentava all’epoca il 20% delle vendite totali di costumi da bagno, più di qualsiasi altro modello negli Stati Uniti.

 Scomparso  oggi:

1899 (122 anni fa): muore a Napoli Francesco Saverio Arabia saggista, poeta e drammaturgo. Nato a Dipignano (Cosenza) il 24 marzo 1821, è stato avvocato prima e poi magistrato. Amò le belle lettere, tra le sue opere: “Poesie” e “Tommaso Campanella, opera teatrale”. Le poesie sono documento di quel che potesse l’educazione classica su certi ingegni napoletani fioriti tra il ’40 e il ’60, ma il classicismo non gli impedì di narrare in versi storie e leggende claustrali e cavalleresche. Egli fu tra i primi banditori, nel Mezzogiorno, di una poetica nuova che armonizzava il gusto classico della forma con una più libera ispirazione.  A Napoli fece parte di quel gruppo di intellettuali che frequentava la scuola del marchese Basilio Puoti. Tra il 1845 e il 1858 collaborò a giornali e riviste di tendenza liberale, oltre che con lavori di diritto, con composizioni poetiche. Nel 1858 fondò, con il fratello Tommaso, lo “Spettatore napoletano, un giornale di evidenti tendenze liberali, che dovette cessare le pubblicazioni per l’atteggiamento repressivo del governo del Regno delle Due Sicilie. Nel 1860, dopo l’unità d’Italia, entrò in magistratura e divenne uno dei più influenti giuristi italiani. Nel 1892 venne nominato senatore del Regno d’Italia.

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