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sabato, Luglio 27, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 23 Luglio.

Accadde che:

1829 (192 anni fa): negli Stati Uniti, William Burt brevetta la prima macchina per scrivere. Lo strumento in questione, si componeva di una scatola in legno di forma rettangolare: il funzionamento di quest’ultima, si aveva tramite la pressione di una leva rotante. La pressione esercitata sulla leva, faceva in modo che le lettere di inchiostro entrassero in contatto con la carta, imprimendola. Il numero di linee battute sulla carta era visionato e conteggiato da un indicatore circolare, posto nella parte anteriore della scatola rettangolare. I fogli di carta erano, invece, annessi ad una cinta fatta di tessuto simile al velluto che produceva movenze rotatorie quando la leva si abbassava. Riscosse un esiguo successo sul piano commerciale. Le ragioni furono, principalmente, due: le enormi dimensioni dello strumento, quindi la poca praticità e la lentezza del sistema di scrittura. Questo primo originario esemplare fu fondamentale per lo sviluppo delle successive macchine da scrivere: importante l’apporto che diedero le figure di Giuseppe Ravizza e dell’americano Christopher Scholes, sulle migliorie fornite alle nuove versioni dello strumento.  La svolta, tuttavia, furono le macchine elettriche prodotte successivamente: nel 1950, infatti, l’Olivetti lanciò il celeberrimo modelloLettera 22.

1952 (69 anni fa): entra in vigore il trattato CECA e nasce così la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, dopo che il trattato fu firmato a Parigi il 18 aprile 1951 su iniziativa dei politici francesi Jean Monnet e Robert Schuman, del cancelliere tedesco Konrad Adenauer  e del primo ministro italiano Alcide De Gasperi, con lo scopo di mettere in comune le produzioni di queste due materie prime in un’Europa di sei paesi: Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. La CECA fu l’istituzione che precorse la strada del Trattato di Roma, con il quale venne costituita la Comunità Economica Europea, divenuta Unione Europea nel 1992. La scelta del settore carbo-siderurgico era giustificata da molti fattori: innanzitutto la posizione dei principali giacimenti delle risorse, situati in una zona di confine piuttosto ampia tra Francia e Germania. Inoltre, l’oggetto dell’accordo era una risorsa fondamentale per la produzione di armamenti e materiale bellico, che impediva un riarmo segreto alle nazioni coinvolte. Oltre a Francia e Germania, erano interessati pure gli Stati del Benelux, anch’essi produttori di carbone ed acciaio. L’interesse dell’Italia, invece, era meno ovvio, la nazione non primeggiava nella produzione di quelle materie. Gli uomini politici del tempo, tuttavia e fra essi De Gasperi, ritenevano la futura CECA un ottimo sbocco per rinvigorire la disastrata economia italiana e reinserire il Paese nelle situazioni politiche ed economiche internazionali. Il trattato instaurò un mercato comune del carbone e dell’acciaio, abolendo le barriere doganali e le restrizioni quantitative che frenavano la libera circolazione di queste merci; soppresse nello stesso modo furono tutte le misure discriminatorie, aiuti o sovvenzioni che erano accordati dai vari stati alla propria produzione nazionale.

Nato oggi:

1866 (155 anni fa): nasce a Palmi (Reggio Calabria) Francesco Cilea musicista. Stando ai suoi ricordi, decise ancora fanciullo di dedicarsi alla musica dopo aver ascoltato il finale della “Norma” di Bellini, eseguito dalla banda cittadina. Avviato agli studi musicali presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, si fece notare per diligenza e precoce ingegno. Nel 1887 si distinse con una “Suite per orchestra in 4 tempi” guadagnandosi una medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione e la nomina a Primo Alunno Maestrino. Nel 1889, al termine degli studi musicali, presenta come esame finale di composizione il melodramma “Gina” rappresentato nel teatrino del Collegio, ottenendo il favore di pubblico e della critica. Quest’opera incoraggia il compositore in erba alla creazione de “La Tilda”, melodramma commissionato dall’editore Sonzogno e rappresentato nel 1892 nel Teatro Pagliano di Firenze prima e al Teatro dell’Esposizione di Vienna poi. Dopo aver composto nel 1913 “Il canto della vita”, poema sinfonico-corale con “a solo” di tenore su versi di Sem Benelli, in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi, eseguito al Teatro Carlo Felice di Genova, il musicista partecipa al concorso per direttore al conservatorio di Palermo, risultando primo. Nel 1916 è nominato direttore del Conservatorio di Napoli, dove lavora fino al 1935 quando lascia l’insegnamento per raggiunti limiti d’età. Come riconoscimento del valore della produzione di Francesco Cilea che non fu unicamente teatrale, ma anche sinfonica, vocale e da camera, nel 1938 venne nominato Accademico d’Italia. Tra le sue opere migliori: “Arlesiana, Adriana, Gloria” che il Cilea definì come “le tre creature della mia fantasia del mio sognato ideale”. Musicista colto e raffinato, riuscì a fondere l’esperienza del verismo musicale italiano con la tradizione operistica francese, caratterizzandosi per la ricca vena melodica, la finezza di orchestrazione e il colorismo orchestrale. Le sue opere quindi, pur ricollegandosi alla scuola verista, se ne distinguono per una più raccolta liricità e per le sfumature elegiache e sentimentali, talvolta un po’ manierate: di conseguenza Cilea si esprime al meglio nei momenti di struggente e dolce malinconia, immersi in un’atmosfera di meditazione e rimpianto. Così Leonida Rapaci volle ricordare in un memorabile discorso il grande calabrese: “Scritto all’anagrafe dei Morti di Palmi, oggi Cilea diventa il sottinteso civile di quel che di meglio, ognuno di noi sa di dover offrire al potenziamento della città, della Calabria, del Mezzogiorno”. Muore a Varazze (Savona) il 20 novembre 1950. La sua salma riposa nella sua città natale, alla quale lasciò i suoi ricordi, le testimonianze di musicista e la sua biblioteca, conservati nella “Casa della Cultura”, ed è custodita nel sacello del Mausoleo elevato in suo onore, inaugurato il 28 novembre 1962, nel quale è riportato, in caratteri di bronzo, il suo ultimo pensiero alla città, scritto in una lettera diretta al Sindaco: “Vi prego di dire alla nostra diletta Palmi tutta la mia filiale riconoscenza e tutto il mio amore. Ditele che essa resterà sempre nel mio cuore con un attaccamento sempre più vivo e tenace, quanto più il cumulo degli anni affretta il mio distacco dalla vita.”

 

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