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sabato, Luglio 27, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 4 Giugno.

Accadde che:

1783 (239 anni fa): i fratelli Montgolfier compiono il primo volo umano in mongolfiera. Quella dei fratelli Montgolfie è una storia che celebra l’ingegnosità e la creatività umana, la temerarietà di fronte ad imprese all’apparenza impossibili. Vissuti nella Francia monarchica del ‘700, la storia narra che fu Joseph, guardando il camino scoppiettare e le scintille salire verso l’alto, ad ipotizzare che il fumo della combustione della legna fosse più leggero dell’aria. E come spesso accade per le grandi invenzioni, anche in questo caso fu una necessità di guerra a spingere alla sperimentazione e creazione di una novità tecnica. Immaginando un metodo per attaccare dall’alto la fortezza di Gibilterra, Joseph costruì dei piccoli cubi di taffetà con base aperta, ed accese sotto di essi dei fuochi di carta. Quando vide che questi cubi si sollevavano da terra e non si fermavano se non a causa del soffitto, Joseph chiese immediatamente al fratello Étienne di procurarsi del taffetà e delle corde, ed insieme cominciarono a lavorare al progetto della prima mongolfiera.

1917 (105 anni fa): vengono assegnati i primi Premi Pulitzer, tra i più famosi e prestigiosi riconoscimenti mondiali di giornalismo, fotografia, musica, letteratura e teatro. Fu Joseph Pulitzer a istituire quello che viene considerato il riconoscimento più importante in ambito giornalistico. Morto nel 1911, fu proprio secondo le sue volontà che nel 1917 venne assegnato per la prima volta questo premio che ancora oggi viene gestito dalla Columbia University di New York, istituto al quale il giornalista aveva fatto una donazione per la creazione di una scuola di giornalismo. Quel giorno a ricevere i premi per primi furono: Herbert Bayard Swope del New York World per gli articoli apparsi il 10 ottobre, 15 ottobre e dal 4 novembre al 22 novembre tutti i giorni, 1916, “Dentro l’Impero tedesco“; Il New York Tribune per un articolo editoriale nel primo anniversario del naufragio del transatlantico Lusitania; Sua Eccellenza Jean Jules Jusserand per “With Americans of Past and Present Days” e Laura E. Richards, Maude H. Elliott e Florence Hall per “Julia Ward Howe”.

Scomparso oggi:

1994 (28 anni fa): muore a Lido di Ostia (Roma), Massimo Troisi attore, regista, sceneggiatore e cabarettista. Nato, a San Giorgio a Cremano (Napoli), il 19 febbraio 1953 è stato il principale esponente della nuova comicità napoletana, nata agli albori degli anni Settanta, soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.  Formatosi sulle tavole del palcoscenico, istintivo erede di Eduardo e di Totò, accostato anche a Buster Keaton e Woody Allen, cominciò la sua carriera assieme agli inossidabili amici del gruppo “I Saraceni”, divenuto “La Smorfia” con Lello Arena e Enzo Decaro. Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con “Ricomincio da tre” nel 1981, film che decretò il suo successo come attore e come regista. Dall’inizio degli anni Ottanta, si dedicò esclusivamente al cinema interpretando dodici film e dirigendone quattro. Malato di cuore sin dall’infanzia, morì, a soli 41 anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche; il giorno prima aveva terminato la sua ultima pellicola, “Il postino” per il quale sarebbe stato, qualche tempo dopo, candidato ai premi Oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale. Alla vigilia del “Postino”, Troisi era tornato in America dal chirurgo, che già una volta l’aveva operato in gran segreto al cuore agli inizi della carriera. Sapeva di non poter affrontare il doppio sforzo dell’ideazione e dell’interpretazione (nonostante avesse lasciato la regia a Michael Radford per arrivare alla fine delle riprese), ma scelse di non risparmiarsi, rassegnato ad andare incontro al suo destino. Troisi adoperò uno stile inconfondibile, che esaltava una capacità espressiva sia verbale, sia mimica che gestuale con la quale riusciva a unire ruoli prettamente comici a quelli più riflessivi. Indicò al cinema italiano una via per un’escursione rivitalizzante, con in più uno sguardo molto attento alla società italiana, ed alla Napoli successiva al terremoto del 1980, alle nuove ideologie, al femminismo, all’autoironia crescente e all’affermazione della soggettività individualista. Con lui nacque la nuova tipologia napoletana di antieroe, la vittima dei tempi moderni, un personaggio che riflette tuttora i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni.
Una delle sue frasi più belle è la seguente: “L’amore è tutto quello che sta prima e quello e che sta dopo. Magari bisognerebbe tenere più in considerazione il durante”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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