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martedì, Aprile 30, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 7 Luglio.

Accadde che:

1881 (142 anni fa): prima pubblicazione della versione finale del libro “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi, divulgato a puntate sul “Giornale per i bambini” diretto da Ferdinando Martini, un periodico settimanale supplemento del quotidiano “Il Fanfulla”. Successivamente, la narrazione fu completata facendo confluire la storia interamente nel libro, uscito a Firenze nel febbraio 1883. Il protagonista è un burattino animato, Pinocchio, figlio di Mastro Geppetto, un povero falegname che desiderava un bambino. Le avventure di Pinocchio non è solo la storia di un burattino che vuole diventare un bambino vero; rappresenta una morale ben definita, Pinocchio è, infatti, una chiara metafora della condizione umana. Si tratta di un’opera ricca di simboli, archetipi e significati occultati nella gradevole maschera della fiaba. I contenuti esoterici sono numerosi e, ad una attenta lettura, la favola nasconde significati molto più profondi di quelli che può cogliere un bambino. Gli eventi favolistici nascondono significati e simbolismi che si rivolgono a chi è in grado di interpretarli. Si scopre subito una favola nella favola, una favola diversa dove il “Burattino” deve apparire con tutti i suoi difetti, ed è costretto a superare tutti gli ostacoli che gli si presentano per diventare “Uomo”. È in grado di essere tutto a tutti, perché Pinocchio è l’uomo comune e la sua lotta per essere reale è affascinante, metafora senza tempo per la condizione umana. Alla fine, impara a leggere e scrivere e riesce ad avere un mestiere, si è riscattato e il suo premio sarà la trasformazione dal legno alla carne. “Le avventure di Pinocchio” è tra le opere letterarie italiane più tradotte, visto che secondo fonti Unesco ne esisterebbero 240 versioni nelle diverse lingue del mondo.

1983 (40 anni fa): Samantha Smith, una studentessa statunitense, vola in Unione Sovietica su invito del premier Jurij Vladimirovič Andropov come “ambasciatrice di buona volontà”, nell’ambito della guerra fredda. Samantha, che all’epoca aveva dieci anni, aveva inviato una lettera ad Andropov in cui scriveva: “Caro Signor Andropov, Mi chiamo Samantha Smith. E ho dieci anni. Congratulazioni per il vostro nuovo lavoro. Mi sono preoccupata a proposito di una possibile guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti. State per votare per avere una guerra o no? Se non volete, ditemi per favore come farete per evitare che ci sia una guerra”… Fu così che la bambina, accompagnata dai genitori, si recò in Unione Sovietica dove non incontrò Andropov perché malato ma, accolta con tutti gli onori fu portata a visitare tutti i luoghi dell’eccellenza comunista. La Pravda le dedicò paginate intere e persino un volo spaziale con la stella rossa portò il suo nome. Al rientro in America Samantha fu accolta da sentimenti e opinioni contrastanti e fino alla sua morte, avvenuta a causa di un incidente aereo, quando aveva solo 13 anni, quando da star televisiva di trasmissioni per ragazzi era diventata leader di movimenti pacifisti, furono in molti ad accusarla per essersi prestata al gioco della propaganda sovietica. Difficile crederlo per una ragazzina che quando scrisse la lettera ad Andropov aveva solo dieci anni.

Nato oggi:

1901 (122 anni fa): nasce, a Sora (Frosinone), Vittorio De Sica, all’anagrafe Vittorio Domenico Stanislao Gaetano Sorano De Sica,  attore, regista e sceneggiatore, è stato indubbiamente uno dei più grandi registi della storia del cinema, idolatrato anche dai mostri sacri d’oltreoceano che immancabilmente lo citano come esempio sublime di artista. Già da studente inizia a frequentare l’ambiente teatrale e a misurarsi come attore. Nel 1926 l’esordio nel cinema, dove recita e si afferma nelle parti del conquistatore galante. De Sica è stato, insieme a Roberto Rossellini, il caposcuola della corrente cinematografica del neorealismo, periodo in cui escono “I bambini ci guardano” (1942), “Sciuscià” (1946) e “Ladri Di Biciclette”, sulla triste condizione dei disoccupati nel dopoguerra. Per questi ultimi due titoli il grande regista vince l’Oscar. Più tardi, abbandonata la corrente neorealista, Vittorio De Sica si dedica a film più disimpegnati, ma per questo non meno carichi di sensibilità come “La Ciociara” (1961), “Ieri, Oggi e Domani” (1964), “Matrimonio All’Italiana” (1964), “Il giardino dei Finzi Contini” con il quale vince un altro Oscar nel 1971. L’ultimo film realizzato è “Il Viaggio”, del 1974. Per quanto riguarda la sua vita privata, la prima moglie del regista è Giuditta Rissone: si sposano nel 1937, ma si sono conosciuti dieci anni prima e dal loro legame nasce la figlia Emilia. Nel 1942, sul set del film “Un garibaldino al convento”, conosce l’attrice catalana María Mercader e insieme vanno a convivere. Dopo il divorzio dalla Rissone, ottenuto in Messico nel 1954, sposa Mercader nel 1959, sempre in Messico, ma l’unione non viene riconosciuta dalla legge italiana. Ottiene nel 1968 la cittadinanza francese e sposa María a Parigi. Nel frattempo, dalla loro relazione nascono due figli: Manuel e Christian. Seppur divorziato, De Sica non ha mai rinunciato alla sua prima famiglia. Muore, a Parigi, il 13 novembre 1974.

 

 

 

 

 

 

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