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martedì, Maggio 21, 2024
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25 aprile, una festa di scontro e negazione ancora per molti

Matteo Lo Presti riflette e ci fa riflettere sul 25 aprile e su come tale festa sia ancora motivo di scontro tra gli italiani.

Matteo Lo Presti

Le discussioni accese intorno alla data del 25 aprile sono state una torbida manifestazione di disprezzo non solo della storia, ma anche di tutte le persone che per la affermazione della democrazia hanno dato la vita. Siamo governati da personaggi che dopo avere giurato il loro impegno etico sulla carta costituzionale, negano di aderire al contenuto che l’importante documento impone a tutti i cittadini di questo paese. A Genova la celebrazione è avvenuta in mezzo a tante contraddizioni alle quali ha dato vita anche un banale discorso di Sergio Cofferati di cui diremo in seguito

E’stata una manifestazione molto intensa e affollata quella che s i è dipanata lungo il centro della città. Tante bandiere. Non molti giovani, una vena di malinconia aleggiava tra i partecipanti che si sono astenuti dall’accompagnare la banda di Sestri che ha replicato molte volte “Bella Ciao”, il canto che i partigiani in montagna non conoscevano e che si è imposto nel nostro paese dopo un lungo viaggio culturale dalle campagne francesi in Italia. I partigiani preferivano cantare “Bandiera Rossa” o “Fischia il vento, urla la bufera”. In piazza tanti anziani con i capelli bianchi. Le parole più emozionanti sono da riferire alla lettura, sotto il Ponte Monumentale, davanti al monumento dei caduti per la libertà, del documento di resa delle forze tedesche, nella mani dell’operaio Remo Scappini (definito nel testo “ signore”,cosa che lo avrebbe offeso essendo uno straordinario “compagno” ( parola con identificativo= mangiare il pane insieme) e la suggestiva ,commovente dedica alla città per la meritata medaglia d’oro.

Poi in piazza Matteotti le riflessioni del sindaco Bucci, del presidente della Regione Totti, accolte con clamori di dissenso ancor prima di ascoltarne le parole, fugaci e vagamente astratte non a fuoco sul contesto della manifestazione. Poi Massimo Bisca presidente dell’Anpi che con la solita veemenza, ha orientato il percorso storico istituzionale sui valori che la data e la Costituzione devono suggerire ai cittadini di oggi.  E’ toccato a Sergio Cofferati, ex segretario della CIGL, protagonista in anni lontani di manifestazioni popolari che ambivano a creare logiche riformiste nel paese, manifestazioni con migliaia di presenti. Cofferati mirava alla guida del PD, ma preferì fare il sindaco di Bologna.

Chi si aspettava un progetto “antifascista”, parola di complesso e arduo contenuto come ha spiegato oggi la direttrice del “Secolo xix” Stefania Aloia, è rimasto deluso.

Un cittadino seduto sulle scale del palazzo Ducale, lunga barba bianca, broker portuale, nato nel 1947, ha sibilato alla fine “ Coferrati non ha affondato il coltello nel problema dell’attualità”. Impossibile dargli torto, “il cinese “(come veniva definito anni fa Cofferati), si è accontentato di proporre una poetica riflessione storica, sui caduti stranieri (polacchi, canadesi, indiani) che insieme ai partigiani condussero epiche battaglie per liberare il paese. Ha citato una garbata poesia per bambini di Gianni Rodari sul problema della libertà, utilizzabile anche dagli adulti.

Forse poteva aggiungere qualcosa di più sulla quindicenne Adele Rossi uccisa a Tortona durante un combattimento tra partigiani e nazi fascisti il 29 marzo ’45 e ricordare il padre Luigi morto a Flossemburg e là deceduto e della madre Livia Borsi, comunista, figlia di un “carbunin”,arrestata dai fascisti e consegnata alle SS ( una tragica collaborazione da ricordare a Giorgia Meloni e a Ignazio Larussa) deportata anch’ella in Germania .

Tornata in Italia fu assunta alla San Giorgio e destinata a pulire i cessi.

Cofferati ha scordato di attualizzare democrazia e antifascismo. Non si chiedeva un attacco al governo,bastava ricordare che sono migliaia i morti sul lavoro ,che troppi studenti emigrano all’estero,che decine di carcerati si suicidano ogni anno,che i giovani disadattati del Beccaria non devono essere seviziati , così come accadeva sulla nave scuola Garaventa, ancorata nei moli genovesi, che ebbe bisogno della bravura di due medici straordinari Uberto Gatti e Tullio Bandini, che lottarono, cavalieri solitari, perché i diritti dei giovani fossero rispetti e il reclusorio fosse chiuso E gli evasori fiscali? E le connivenze tra grandi capitali e fascismo? Forse insieme a Rodari sarebbe stato meglio citare Ernesto Rossi e il suo volume “Padroni del vapore e fascismo”.

Forse bastava anche Benedetto Croce “la storia è sempre storia attuale”, ma occorre saperla comunicare come impegno democratico che tutti coinvolge. Molti antifascisti persero la loro vita, perché abbandonati alla solitudine degli eroi.

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