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martedì, Aprile 30, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 14 Luglio.

Accadde che:

1948 (75 anni fa): a Roma, Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti, di cui tre lo colpiscono. L’attentato a Togliatti causa gravi disordini che, secondo i giornali dell’epoca, sfiora la guerra civile. Quella mattina, partì dalla Sicilia per Roma, raccontando alla famiglia che andava a dare degli esami all’Università di Catania e si appostò presso un’uscita secondaria della Camera dei Deputati, nei pressi di Montecitorio, attendendo il suo obiettivo. Quando vide Palmiro Togliatti, che stava uscendo in compagnia di Nilde Iotti, esplose contro di lui quattro colpi. Immediatamente arrestato, in questura, fu subito interrogato, motivando l’atto con la risposta che Togliatti rappresentava “Un nemico della mia patria, un membro del Cominform al servizio di una potenza straniera”.  Fu processato e condannato nel luglio del 1949 a tredici anni e otto mesi di reclusione, ma il 31 ottobre 1953, in appello, la pena è ridotta a dieci anni e otto mesi; il resto della pena gli viene condonato per effetto dell’amnistia e alla fine del 1953 uscirà dal carcere dopo cinque anni. Dalle poche e disordinate letture (gli hanno trovato nella valigia una copia del Mein Kampf di Hitler, nonostante si professi liberale, e per questo la stampa comunista accusò la destra neofascista di collusione), si capisce che ha agito da solo, spinto unicamente dalla sua confusione mentale, convinto di un’imminente invasione sovietica. Questo movente verrà confermato dal Pallante stesso, ormai vecchio, in un’intervista del 2009 al Corriere della Sera, in cui sostenne di aver realizzato l’attentato seguendo solo il proprio patriottismo e il suo sentimento anticomunista, poiché temeva sul serio un’invasione del blocco orientale, di non odiare Togliatti come persona, ma di avversare solo la sua politica; aggiunse anche, come detto da subito, di non essere stato un “killer a pagamento” o su commissione, come fu accusato da taluni.

1983 (40 anni fa): viene distribuito in Giappone in versione arcade il videogioco Mario Bros, primo episodio del franchise Mario di Nintendo. Mario (マリオ Mario?) è un idraulico immaginario, protagonista dell’omonima serie di videogiochi. Originariamente noto come Jumpman, fu ideato nel 1981 dall’autore di giochi giapponese Shigeru Miyamoto. Mario è tra i più celebri personaggi creati dalla Nintendo, azienda nipponica specializzata in campo videoludico, della quale è considerato la mascotte, per via delle sue apparizioni in centinaia di titoli di vario genere, in maggior parte platform, dove si caratterizza per la sua abilità nel salto e per le sue trasformazioni. Mario indossa abitualmente una maglietta rossa, una salopette blu, un paio di guanti bianchi e un cappello, anch’esso di colore rosso, con la lettera M. Nella maggior parte delle sue avventure è accompagnato dal fratello Luigi e il suo scopo è salvare la principessa Toadstool (poi ribattezzata “Peach”) dalle grinfie del malvagio Bowser, re dei Koopa. Secondo alcuni giocare a Super Mario in 3D è difficile, mentre altri, che ci hanno giocato, pensano che sia molto godibile, perché si può andare avanti e indietro e sperimentare una vastità di elementi diversi.

Nato oggi:

1927 (96 anni fa): nasce, a Reggio Calabria, Domenico Farias filosofo. Sacerdote si prodigò per i poveri, spendendo del suo e tutto lasciò alla sua morte, per le opere di bene. Insegnò filosofia e diritto presso l’Università di Messina, fu Presidente dell’associazione Movimento Laureati Cattolici. Tra le sue opere: “Crisi dello Stato, nuove diseguaglianze e marginalità” e “Emergenze della cultura contemporanea”. Domenico ambientava la fede nella città, ne cercava le radici sul territorio, metteva le persone a contatto con i segni di quelle radici. Ha fatto tanto per divulgare tra i suoi amici la storia della Calabria, per interessare quanti più poteva alle figure di Cassiodoro e di Gioacchino da Fiore, per l’arricchimento della biblioteca diocesana di Reggio Calabria, per formare sulla Bibbia, sui Padri e intorno all’altare generazioni di giovani. Muore, a Reggio Calabria, il 7 luglio 2002. A lui è stata intitolata la Biblioteca diocesana della città.

 

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