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sabato, Aprile 27, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 17 Giugno.

Accadde che:

1885 (136 anni fa): la Statua della Libertà arriva a New York. La nave Isère quasi affonda, per portare negli Stati Uniti le 214 casse contenenti i trecento fogli di rame, che compongono la Statua. Un dono della Francia, in occasione del primo centenario dell’indipendenza americana dagli inglesi. Con i suoi 93 metri d’altezza, basamento compreso, che dominano l’intera baia di Manhattan, è perfettamente visibile fino a quaranta chilometri di distanza. Raffigura una donna, avvolta in una lunga toga, che sorregge nella mano destra una fiaccola (il fuoco eterno della libertà); mentre, con la sinistra, tiene una tavola con la data del giorno dell’Indipendenza. Concepita inizialmente come un faro, pesa 204 tonnellate e vanta un girovita di trentacinque metri. Liberty Enlighting the World (La libertà illumina il mondo) è figlia di uno scultore francese, Frédéric Auguste Bartholdi, che l’ha concepita in collaborazione con Gustav Eiffel, il progettista della celebre torre parigina: i due pensavano ad una struttura reticolare interna in acciaio, rivestita da fogli di rame sagomati e rivettati insieme, che poggiasse su un basamento granitico grigio-rosa. Pare che le sembianze della statua siano state ispirate al Bartholdi da altri modelli, ad esempio, dalla “Libertà della Poesia” di Pio Fedi, presente sul monumento funebre di Giovanni Battista Niccolini, nella basilica di Santa Croce a Firenze. Qualcun altro l’avvicina al dipinto di Eugène Delacroix “La Libertà che guida il popolo”. Di sicuro, lo scultore prende a modello il volto di sua madre Charlotte, ma si è anche parlato della dea egizia Iside, della babilonese Semiramide, soprattutto della romana Libertas. Verrà inaugurata l’anno successivo, diventando un simbolo in tutto il mondo.

1932 (89 anni fa): Amelia Earhart decolla per la prima traversata atlantica senza scalo, in solitaria.  Nessun altro pilota, a parte Lindbergh, aveva compiuto la trasvolata in solitaria dell’oceano Atlantico. il Fokker F7 “Friendship” decollò da Trepassey Harbour,nel Newfoundland per toccare nuovamente terra (dopo 21 ore di volo) a Burry Port nel Galles. La sua fama esplose facendola diventare un simbolo universale per tutte le donne, tanto che al suo ritorno negli Stati Uniti venne ricevuta dal Presidente Coolidge. Ma la sua voglia di spingersi oltre non aveva mai fine, il suo ultimo volo doveva essere il suo capolavoro. Ai comandi di un Lockheed Electra l’ormai quarantenne aviatrice, avrebbe tentato il primo giro del mondo, per un totale di 29.000 miglia nautiche (53.000 km).  Decollò con il navigatore Fred Noonan con il suo bimotore il 1 giugno 1937, il viaggio ebbe subito numerose difficoltà e diversi problemi tecnici. Riuscì  a fare tappa a Lae  in Nuova Guinea, per poi ripartire verso la seconda tappa, l’isola di Howlan, in pieno oceano Pacifico. Viste le difficoltà una nave Costiera degli Stati Uniti mantenne con loro il contatto radio, ma dopo diversi avvisi di carenza di carburante, ci fu l’ultimo e funesto messaggio. Alle 8.45 del 3 luglio, si perse ogni contatto con l’aereo della donna con le ali. Le ricerche durarono per molti giorni, ma il suo corpo non fu ritrovato se non nel 1940.

Scomparso oggi:

1982 (39 anni fa): muore a Parghelia (Vibo Valentia) Mariano Meligrana antropologo. Nato a Napoli il 30 giugno 1936 è stato studioso di grande originalità, scrivendo in collaborazione con Luigi M. Lombardi Satriani, suo cognato: “Un villaggio nella memoria” e “L’emigrazione, il folklore, il turismo, la mafia, la religione, e la donna in Calabria”. La sua opera principale è costituita dalla ricerca sulla filosofia popolare della morte, presente nel volume “Il Ponte di San Giacomo”, scritto anch’esso insieme a Lombardi Satriani e vincitore, nell’anno della sua pubblicazione (1982), del prestigiosissimo premio Viareggio per la Saggistica. La ricerca condotta dai due antropologi, presente nelle pagine del fortunato saggio, conserva  ancora grande attualità. Nel libro si cerca di delineare i luoghi espliciti del mondo contadino meridionale, in cui si rifugia e si affronta la morte e si cerca quindi delineare la cultura della morte intesa come tematizzazione, strategia di superamento dell’evento luttuoso, sistema di relazione con i morti, configurazione del mondo ultraterreno e, nello specifico, in un capitolo viene trattato il “Caso”, che diverrà poi famosissimo, di Natuzza Evolo: la mistica di Paravati. La morte ritorna sempre come spettro, presenza cangiante, che diffonde angoscia e la rimozione individuale o collettiva di essa non è mai operazione definitivamente vincente. Gli studi di antropologia religiosa di  Meligrana si sviluppano, quindi, su due temi fondamentali: la figura di Cristo e l’ideologia della morte. Per l’antropologo di Parghelia, la figura di Cristo rappresenta il fondamento dell’etica popolare e dona al mondo contadino la parola poetica, consentendo alla verità di emergere, nonostante i condizionamenti sociali. Il comune di Parghelia nel 2000, ha dedicato una strada alla memoria del grande studioso.

 

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