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venerdì, Maggio 17, 2024
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La chiusura della Limina: ultimo atto della distruzione di un popolo

Lettera aperta al Presidente dell’Associazione Comuni della Locride, Vincenzo Maesano, sulla vicenda che riguarda l’inaccettabile chiusura della galleria della Limina.

 Gentile Presidente dell’Associazione Comuni della Locride,

le chiedo innanzitutto perdono se indirizzo a Lei questa mia “lettera aperta” pur sapendo che ella non ha alcuna competenza specifica e, quindi, nessuna responsabilità diretta sulla vicenda o meglio sulla prossima, ma inaccettabile chiusura della galleria della Limina.

Credo non ci sia alcun luogo del mondo in cui in anni diversi si sia concepita, progettata, finanziata e appaltata la messa in sicurezza  tre chilometri di galleria programmando una chiusura di due anni d’una arteria stradale vitale per la Locride ma importante  per la Calabria intera, senza informare i cittadini e discutere con le Istituzioni.

Ovviamente, come tutti auspico l’assoluta sicurezza dei viaggiatori senza avere la pretesa di dare risposte tecniche al problema e tuttavia sono sicuro che queste ci siano. Basta non sentire una sola campana che poi è quella che porta gravi responsabilità circa la situazione che si è venuta a creare. Ciò detto, pongo un problema molto più serio ed è quello della credibilità dello “Stato”, in tutte le sue articolazioni, in Calabria.

Se è vero com’è vero che la Locride è diventata un territorio “difficile” – e non per propria colpa – è altrettanto vero che una frustata in faccia come la chiusura della Limina, potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso. E, sinceramente, mi auguro che trabocchi perché non è accettabile che la men che mediocre classe dirigente tratti i cittadini della Locride e della Calabria tutta come massa inerte, priva di intelligenza e di dignità.

Così facendo sì spingono i cittadini a collocarsi fuori (o contro) lo Stato. Ed è ciò che noi che abbiamo creduto e crediamo nella Costituzione non vogliamo e non possiamo consentire.

Tutto ciò per una strada sia pure importante?

No, la chiusura della Limina arriva dopo il disastro della sanità, la distruzione delle ferrovie, la proposta infame di autonomia differenziata, il fallimento nella gestione del PNRR, la crisi della Giustizia, l’abbandono della diga sul Lordo. E, soprattutto, arriva dopo aver annullato ogni protagonismo democratico dei cittadini della Locride e ogni credibilità delle Istituzioni.

La strada Jonio – Tirreno è stato frutto di lotte passate.

Credo fosse la metà degli anni 60 quando i cittadini della Locride si riunirono in massa a Marina di Gioiosa occupando lo spazio tra il torrente Torbido e il Lordo.

Una sola rivendicazione: la strada Jonio – Tirreno.

La spinta dal basso si coniugò alle sensibilità presenti nelle Istituzioni.

La strada si fece malgrado i mille problemi che ci furono e furono superati perché la forza dei cittadini era diventata forza delle Istituzioni.

Nel 2010, dopo il delitto Fortugno e dopo i fatti di Duisburg, mi sono trovato a ricoprire la carica di presidente della Associazione dei Comuni della Locride.

Risale a quel periodo il “Progetto d’urto della Locride” che ha portato, soprattutto dopo le intimidazioni alla sindaca Lanzetta, all’approvazione del “Protocollo della legalità” (il nome è stato scelto dal Ministero dell’Interno). In occasione della firma del documento da parte della Ministra Cancellieri sono stati solennemente assunti una serie di impegni tra cui, il più importante, la costituzione di un tavolo di concertazione semestrale, presso il Ministero da lei retto per esaminare con gli altri ministeri, la Regione, la Provincia e tutti gli enti ricadenti sul nostro territorio l’attuazione degli impegni presi.

Non ho mai capito, perché da parte dell’associazione dei Comuni si sia fatto decadere tale tavolo.

Da lì comunque sarebbe necessario ripartire.

Un tavolo di concertazione sulla Limina a Roma e la richiesta di renderlo permanente.

Solo così si finirà di recitare a soggetto.

Probabilmente a Roma saranno sordi (lo sono da secoli) e allora, oggi, come mezzo secolo fa sarà necessario chiamare e richiamare all’impegno democratico i cittadini, le associazioni, i partiti, i sindacati e la Chiesa.

Oggi, come negli anni scorsi la nostra, “barricata” ideale dovrà essere la Costituzione.

I cittadini della Locride, della Piana e delle altre zone interessate non dovranno mobilitarsi per una giornata, ma per il tempo che sarà necessario. Non dovrà essere una lotta generica e lamentosa ma con obiettivi e scadenze sotto firmate e precise.

Siamo ancora in tempo?

Si, lo siamo.

Comunque, non possiamo arrenderci senza combattere.

La ringrazio.

 

 

 

 

 

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