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martedì, Marzo 19, 2024
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La dignità negata

In un momento in cui faranno visita alla nostra Locride i vertici del mondo sindacale, è opportuno sottolineare che non esiste dignità senza lavoro. Visitando la Locride, ed entrando in tante case, ogni giorno incontro persone che hanno perso il lavoro o in cerca di occupazione. Questo mi fa soffrire anche per le oggettive difficoltà a dare una risposta concreta al loro grido di aiuto

 Non c’è dignità senza lavoro. Lo diciamo, a chiare lettere, in un momento in cui faranno visita alla nostra Locride i vertici del mondo sindacale, coloro che fanno del lavoro e della sua tutela il baluardo della propria azione. Due di loro, segretari nazionali dell’UIL e della CISL, figli di questa terra. Un grande orgoglio per tutti noi. Al dottor Bombardieri, ed al dottor Sbarra va il nostro compiacimento e l’augurio per un’attività sindacale di rilievo e di grande attenzione per i problemi del mondo del lavoro. Ad essi non sfugge che questa terra della Locride, con i suoi alti livelli di disoccupazione, rischia di essere una terra cui si nega la dignità. La dignità negata la rende terra bruciata, deserto senza vita.

Possiamo allora cogliere questa presenza sindacale come un segno di speranza e di attenzione verso questo territorio? Penso proprio di sì. Specie se si ha consapevolezza che un paese unito costruisce il proprio futuro sulla laboriosità dei cittadini, sull’uguaglianza e sulle pari opportunità di lavoro per tutti. Un paese ove non si creano aree privilegiate, ed aree periferiche penalizzate per quanto riguarda un diritto fondamentale come il lavoro. Non si può pensare alla crescita di un paese ove intere aree sono senza lavoro o sottoposte a lavoro nero, mal pagato, senza diritti. Senza lavoro non c’è futuro! Non c’è futuro per i più giovani, per le famiglie. Senza lavoro si formano scarti sociali, aree di arretratezza e di sottosviluppo; si insinuano pericolosi percorsi di illegalità e criminalità organizzata. Un paese è unito se offre a tutti le medesime opportunità di vita, ed organizzazione sociale.

L’estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso è prova che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e invoca risposte sollecite e vigorose. Risposte sollecite e vigorose di fronte ad un sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna, ma l’idolo del dio-denaro.E questo dio-denaro distrugge, comanda e provoca la cultura dello scarto: si scartano i bambini, perché non si fanno; si scartano gli anziani, perché non hanno la cura che meritano, le medicine necessarie, con misere pensioni. Si scartano le persone portatrici di handicap, perché con alti costi di accompagnamento. Si scartano i giovani. Pensiamo, in questa nostra terra geograficamente periferica, all’alta percentuale di giovani che non hanno lavoro: sono materiale di scarto, ma sono anche il sacrificio che questa società offre al dio-denaro, che è al centro del nostro sistema economico mondiale. Non possiamo rubare la speranza, ed il futuro a quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e capacità.

Davanti alla cultura dello scarto, l’unica via percorribile è far sì che, attraverso il lavoro, «libero, creativo, partecipativo e solidale» (papa Francesco), l’essere umano esprima, ed accresca la dignità della propria vita. La dignità che nasce e si sviluppa nel rapporto con l’ambiente che lo circonda. Ed il lavoro è la dimensione che, più di tutte, lo consente o anche, a seconda delle circostanze, rischia di calpestarla e negarla. Il lavoro è molto di più di una necessità per garantirsi la sopravvivenza e mantenere, con la propria fatica, se stessi o una famiglia. Per questo anche l’aiuto ai poveri con somme di denaro può essere utile in momenti di emergenza, ma non può essere mai sostitutivo del diritto a un lavoro dignitoso. Solo il lavoro concorre a restituire la dignità alla persona che l’ha persa, riconsegnando con essa il proprio rapporto con il reale.

Visitando la Locride, ed entrando in tante case, ogni giorno incontro persone che hanno perso il lavoro o in cerca di occupazione. Questo mi fa soffrire anche per le oggettive difficoltà a dare una risposta concreta al loro grido di aiuto. Spesso costrette a sottomettersi a quello che capita. Qualche giorno fa, un uomo mi diceva di avere ricevuto da un’istituzione pubblica un lavoro, per 20 euro al giorno. Come si può vivere con 20 euro al giorno? E c’è anche chi non ha neanche questo. Quante persone sono in cerca di occupazione! Persone che vogliono portare a casa il pane: non solo mangiare, ma portare da mangiare, questa è la dignità. Il pane per la loro famiglia. Ben si comprende allora, me lo auguro, che quando si invoca il lavoro non si chiede solamente un imprescindibile strumento di sussistenza, quanto qualcosa che dà dignità alla persona. Ad ogni persona che cerca lavoro occorre dare risposta. Oggi non domani! Una società con un alto tasso di disoccupazione è debole e non può essere abbandonata a se stessa. Non può esserlo la Locride. Ove non vi sono grandi industrie, commerci importanti, attività imprenditoriali di rilievo. Ove la speranza si nutre di piccole, ma significative attività rurali ed aziendali, che sottraggono tanti giovani dallo spettro dell’emigrazione. È una piccola speranza che viene da un microclima eccezionale, che favorisce coltivazioni, ed ortaggi di vario genere, unici per qualità, da un ambiente salubre, da un mare limpido, in un territorio, per quanto fragile, ricco di acque incontaminate e pure. È quanto questo bel giardino può offrire. Perché la speranza non venga meno!

Francesco Oliva

✠Vescovo di Locri-Gerace

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