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La guerra ibrida

“Guerre ibride. I nuovi volti del conflitto” è un libro scritto da Giuseppe Romeo, edito da Diana edizioni, con la prefazione di Fabio Mini. La guerra è certamente un atto politico, un modo per continuare le relazioni politiche con altri mezzi, oggi non è più interpretabile soltanto come confronto militare, ma anche come un obiettivo di semplice ed esclusivo potere militare.

 

La fine della Guerra Fredda ha comportato una serie di conseguenze che gli Stati e le organizzazioni da essi costituite per scopi comuni non erano affatto pronti ad affrontare. Eppure alcune di esse erano prevedibili. Era dagli anni ’80 che si notavano i segnali di un probabile collasso del sistema politico-militare sovietico. La Guerra Fredda è stata l’unica guerra che non ha prodotto un nuovo “ordine mondiale”. Dal 1945 in poi la lingua della guerra è l’inglese, o meglio l’inglese americano, che non è la stessa cosa. Inghilterra e Stati Uniti si definiscono ironicamente come due Paesi divisi dalla stessa lingua e questa divisione è palese nel linguaggio strategico..

Nonostante l’ipocrisia sulle operazioni di pace che tende a mascherare la guerra e quindi a legittimarla, la letteratura militare statunitense, contrariamente alla nostra, non ha mai cessato di chiamare la guerra con il proprio nome.

L’approvazione ufficiale della guerra ibrida avviene nel 2007 quando è citata dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito statunitense George W. Casey. Come accaduto in precedenza con l’euforia sui vari nomi dati alla guerra e alle presunte nuove guerre, si tralasciano (volutamente) alcuni aspetti importanti, si indulge in alcune incongruenze e si ricorre alle solite manipolazioni.  Ad esempio, la guerra ibrida comporta l’esistenza di una minaccia della stessa natura. Tuttavia, mentre la guerra ibrida deve manifestarsi con un conflitto o una grave crisi internazionale, la minaccia ibrida può essere soltanto ipotetica, teorica o addirittura inventata di sana pianta. L’importante è che la minaccia sia pubblicizzata e presentata come tale in maniera abbastanza grave da pre-occupare le menti dei governanti e della gente. Negli Stati Uniti e in Europa ci sono dei veri e propri esperti della narrativa sulla minaccia globale che la costruiscono e rendono credibile con delle semplici definizioni.

In Europa, il Centro Europeo Nato-Ue di Helsinki per il contrasto alle minacce ibride istituito nel 2017, definisce le minacce ibride come “dei metodi e delle attività mirate alle vulnerabilità dell’avversario dove la gamma di metodi e attività è ampia.”

La guerra ibrida che descrive e commenta non è la costruzione teorica e quasi onirica dei suoi iniziatori specialistici. A prescindere da chi l’abbia inventata, Romeo individua tutti i vari passaggi che l’hanno resa concreta. La preoccupazione che gli stessi combattenti chiamati ad addestrarsi alla guerra ibrida non sappiano veramente perché e per chi debbano combattere e rischiare la pelle. Ma anche questa non è una novità ed è una triste costante delle guerre e delle operazioni militari degli ultimi trent’anni.

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