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L’obiettivo delle cosche di Locri era quello di uccidere il figlio di Gratteri

Il 57enne Antonio Cataldo neo collaboratore di giustizia ha rivelato, alla Dda di Reggio Calabria, il piano della ‘ndrangheta contro il giudice Gratteri.

Il 57enne Antonio Cataldo, esponente dell’omonima cosca di Locri, dal giugno scorso collaboratore di giustizia, ha rivelato alla Dda di Reggio Calabria come nel 2014, le cosche di Locri, avevano pensato di uccidere il figlio minore del giudice Nicola Gratteri. L’agguato doveva sembrare un incidente in moto e, in questo modo, mandare un messaggio al procuratore.

Il nuovo pentito, condannato a 8 anni di reclusione nel processo “Mandamento Jonico”, ha riferito ai magistrati ciò che ha sentito nel carcere di Reggio Calabria nel 2013, quando del procuratore Gratteri si parlava come possibile Ministro della Giustizia del Governo Renzi. Nomina che poi sfumò. Questa probabile nomina aveva scatenato, sempre a detta del collaboratore di giustizia, un’ allarme generale tra le persone detenute, perché temevano dei processi e leggi più ferree.

Per il figlio maggiore, invece, tempestiva fu la prontezza del ragazzo nello sventare un sequestro di persona quando il giovane era studente a Messina. Era gennaio 2016 e due soggetti, spacciandosi per finti poliziotti, si introdussero nello stabile in cui abitava il ragazzo. Quello fu il secondo messaggio intimidatorio all’allora procuratore aggiunto di Reggio Calabria.

Sono stati depositati due verbali (il 20 e 28 luglio scorsi) a fronte della richiesta di sentire in dibattimento il 57enne collaboratore di giustizia il prossimo 22 settembre. Ora si attende  che i giudici sciolgano la riserva sulla richiesta.

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