Il tema dell’Autonomia differenziata è di strettissima attualità considerato che, tra qualche settimana, il progetto presentato dal Ministro Calderoli e approvato nel gennaio scorso al Senato, arriverà alla Camera per la definitiva discussione.
Il dibattito, ancora molto aperto, ha spinto il Movimento LocRinasce ad organizzare un incontro di approfondimento che si terrà a Locri il prossimo 19 aprile, alle ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale di Palazzo Nieddu.
All’incontro parteciperanno S.E. Mons. Francesco Oliva, Vescovo di Locri Gerace, e il Sindaco di Locri, dott. Giuseppe Fontana. A trattare l’argomento sono stati invitati il prof. Antonino Spadaro, ordinario di Diritto Costituzionale, e il dott. Elenio Bolognese, dottorando di ricerca DIGIES, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Ad introdurre e coordinare l’incontro sarà l’avvocato Antonio Cavo.
Il Movimento condivide le preoccupazioni di quanti ritengono che l’Autonomia differenziata, così come prevista dal decreto Calderoli, possa dividere ancora di più il Paese e lasciare indietro definitivamente intere aree del Sud. L’accelerazione che il Governo ha voluto dare al decreto, su una materia così complessa e rilevante, non ha spiegazione se non l’interesse di una parte, quella più ricca del Paese.
Nell’ambito dei principi di unità e solidarietà sanciti dalla nostra Costituzione, prima di affrontare l’Autonomia differenziata, sarebbe stato importante discutere su come colmare i divari e, soprattutto, con quali strumenti di perequazione intervenire per un adeguato bilanciamento nella destinazione delle risorse tra territori, in base alla maggiore o minore capacità fiscale. Da più parti è stato evidenziato il rischio che le disuguaglianze, già oggi esistenti nelle regioni del Sud, si accentuino e che la diversità nella garanzia dei diritti, tra i cittadini delle varie Regioni, aumenti ulteriormente. L’approvazione del progetto di Autonomia differenziata potrebbe segnare un punto di non ritorno per le aree più disagiate del Paese. Non sarà certamente la mera definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, qualora anche si riuscisse a definirli dopo oltre venti anni di attesa, a garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti costituzionali. In alcuni ambiti, come la Sanità, esistono già i LEA, i livelli essenziali di assistenza, eppure questo non ha garantito uniformità nell’offerta sanitaria su tutto il territorio nazionale.
L’approfondimento di queste tematiche, grazie al contributo dei Relatori e al dibattito che seguirà, aiuteranno certamente i cittadini a capire meglio i cambiamenti che potrebbero derivare dall’ approvazione di questo decreto.