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Modesti consigli per Occhiuto

Occhiuto è conscio della palla che tiene la Calabria ancorata ad ogni fondale paludoso. Dalle dichiarazioni, quasi trionfalistiche, non sembra. Come può uscire, la sanità Calabrese, dalla melma se il parametro del pareggio del bilancio, allo stato attuale, è un miraggio? La prima domanda che dovrà porsi è: “Perché, la Calabria, dopo 12 anni, non riesce a immettersi sulla stessa scia delle altre Regione”?

Nulla sotto il sole, se il sole viene scambiato per luna piena… Pur essendo io, politicamente e totalmente distante dal nuovo Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, di una cosa bisogna dargli atto: aver messo alla porta il furore qualunquista e l’anti-politica che, per tanto tempo, ha avvelenato e denaturato il compito della politica stessa e la dignità degli Eletti, permettendo che altre, inusuali, istituzioni sostituissero e occupassero compiti e ruoli statutari di ogni rappresentante del Popolo Calabrese.

Il cosiddetto centro-sinistra, per ben due volte di seguito, si è condannato alla sconfitta inseguendo un populismo da strada, all’interno di una logica di lucida auto-distruzione.

Né i cosiddetti Candidati anti-sistema o alternativi, arrivati da terre lontane, che si dicevano distanti dalla Destra come della Sinistra, hanno avuto la capacità di scalfire, nemmeno un po’, il muro di gomma dietro cui sta la società calabrese.

Soltanto perché, come tutti i mancati profeti, non hanno avuto né visione strategica, né capacità di saper riconoscere e contrastare, veramente, le dinamiche che reggono il vero potere in Calabria.

Infatti, sulla questione dello stato della sanità, delle prospettive e degli sbocchi futuri, a mio avviso, nessuno ha compitamente centrato il cuore del problema e che mina ogni tentativo di risoluzione.

La nomina di Occhiuto a Commissario di Governo per il ripiano dei debiti accumulati nella sanità in Calabria, perché questa dovrebbe essere la dicitura esatta impressa nel decreto di nomina, come per gli altri suoi predecessori, è cosa da far tremare le vene ai polsi e, seppur passata come una sfavillante vittoria personale di Occhiuto, potrebbe rivelarsi una pericolosa arma a doppio taglio.

Ho sentito, durante la campagna elettorale e, anche dopo, da tutti i candidati, chiedere al Governo, come panacea di tutti i mali, l’appianamento dei debiti contratti nella sanità calabrese.

Occhiuto l’ha chiesto, più di tutti. Forse, è bene intenderci di cosa parliamo.

Non ho capito se ad Occhiuto, il Governo abbia promesso, prima d’iniziare alcuna attività da Commissario, una legge in cui viene dichiarata la fine del Piano di Rientro oppure, solo, l’appianamento del debito. Cose che sono totalmente diverse l’una dall’altra.

Facciamo un breve riepilogo, La Calabria entrò dentro i rigori del Piano di Rientro nel 2009, insieme ad altre 9 Regioni Italiane. La legge sul Piano di Rientro dal debito, impose il blocco immediato delle assunzioni e la rimodulazione, in senso restrittivo, del già precario SS calabrese e ha prodotto, di fatto,solo macelleria sociale.  Infatti, da 12 anni, il commissariamento della Calabria è di competenza, non di un ente di carità e beneficenza, ma del MEF, Ministero dell’Economia e Finanza. Ministero che è freddo, impersonale, etereo. Ragiona sì, intorno ai destini delle persone, ma lo fa parlando solo attraverso numeri e freddi calcoli.

Tanto è vero che lo strumento ministeriale che segue, da anni, l’eventuale raggiungimento degli obiettivi del Piano di rientro, è un tavolo tecnico (tavolo ex-Adduce), che si riunisce ogni 6 mesi a Roma e che monitora, non le grida di dolore provenienti della gente senza sanità, ma lo stato dei conti e dei pagamenti, comminando, continuamente, multe e tagli di finanziamenti per i fallimenti degli obiettivi. Su 10 Regioni entrate nei Piani di Rientro, ben 8 ne sono uscite, dopo aver messo ordine nei loro conti e dopo aver chiuso, per 3 anni di seguito, i loro bilanci in pareggio.

Ora, io non so se Occhiuto è conscio di questa palla che tiene la Calabria ancorata ad ogni fondale paludoso. Dalle dichiarazioni, quasi trionfalistiche che ho udito, non mi pare. Come può uscire, la sanità Calabrese, dalla melma se il parametro del pareggio del bilancio, allo stato attuale, è un miraggio?

Io penso, e chiedo al Commissario, che la prima domanda che dovrà porsi è:

perché, la Calabria, dopo 12 anni, non riesce a immettersi sulla stessa scia delle altre Regione?

Già, perché? E perché le altre Regioni, che hanno affrontato enormi sacrifici, dovrebbero permettere un simile colpo di spugna? Perché siamo, forse, dei poveracci?

Andiamo alla richiesta d’appianamento del debito della Sanita calabrese… A mio avviso, un eventuale appianamento, è la cosa che stanno aspettando di più tutti coloro che hanno depredato e rubato, negli ultimi 16 anni, miliardi alla Sanità: potentati della sanità privata legati a lobby massoniche e di ‘ndrangheta, studi professionali, fornitori di ogni merce… perché sapevano di poterlo fare, godendo ogni tipo di protezione, persino, da parte di istituzioni disattente dello Stato che predicano moralità per ogni via.

Se no, come non allarmarsi, fin dal 2013, quando i bilanci delle Asp non venivano approvati?

Perché una legge che prevede il ripianamento sarebbe farlocca? Perché appianare tutto, senza sapere, prima, quanti sono i debiti, chi li ha prodotti, chi ha rubato e attraverso quale via, cancellerebbe, automaticamente, qualsiasi possibilità di scoprire i ladri. Non solo!

Se a monte non c’è un processo di ricognizione e ricostruzione dei debiti delle Asp, appianandoli con una legge, poiché siamo in un regime in cui la proprietà è sacra, chiunque, allo stato (e io ne ho visti tanti) possiede carte contabili certificate, decreti ingiuntivi, pignoramenti presso terzi, ottemperanze… che potrebbero essere, magari, già stati liquidati, si riprenderebbe, nuovamente, gli stessi soldi. Non si tratta di invocare giustizialismo, che la mia formazione politica aborrisce, ma di giustizia sociale. Direte voi, allora che si può fare, visto che la Sanità, in Calabria, quella Ospedaliera, delle Emergenze-Urgenze, Territoriale, è al collasso, come dimostrano, giornalmente, eventi tragici.?

Forse, oltre a chiedere maggiore supporto, al di là delle roboanti similitudini con altri casi e altri contesti, come il ponte di Genova, per rimanere con i piedi per terra e guardare in faccia la realtà, si dovrebbe pretendere una semplice legge, tenendo conto del Piano di Rientro: una legge che permetta di separare i bilanci. Il passato e il recente, rendendoli interdipendenti, però!

Sul vecchio, si deve costituire un ente, una commissione, chiamatela come volete, che abbia il compito, entro un breve tempo stabilito, di ricostruire i bilanci degli ultimi 16 anni delle Asp, incrociando dati e pagamenti effettuati dalla BDE a Catanzaro, fino al dicembre 2014, dalle tesorerie centrali, dagli uffici economico-finanziari delle Asp, attraverso i decreti ingiuntivi, le sentenze, le assegnazioni nelle varie piazze italiane, dai TAR… Qui dentro ci sono i doppi pagamenti.

Se non si fa questo lavoro, si può recitare poesie, ma non se ne uscirà, perché i debiti, appianati o non, continuerebbero a ricomparire sempre, come fantasmi in ogni sonno agitato. Da quanto si potrebbe recuperare da una simile, coraggiosa operazione (diversi miliardi, a mio avviso), oltre a dare volto e nomi ai ladri, si finanzierebbe la nuova ripartenza, insieme ai soldi che arriverebbero con i piani di riparto o attraverso vie straordinarie. Col nuovo bilancio, con le deroghe richieste e dedicate ad hoc, si potrebbero colmare tutte le carenze di posti letto, attualmente, i più bassi d’Italia, e i servizi, con un grande piano di assunzione di personale sanitario, per un totale di almeno 6 mila unità.

A coloro che, dopo aver ottenuto la separazione dei bilanci e attivato il processo di ricostruzione del debito, potrebbe obiettare, basta che il Commissario Occhiuto dica, solo, due cose: A)dal 2009 ad ora, nella sanità calabrese sono venute meno 2 generazioni di Medici e di personale Sanitario, causando, tra l’altro, paurose lacune nel campo delle novità scientifiche e tecnologiche, con le conseguenze immaginabili. B) in una recente pubblicazione scientifica, -Arcà, Principe e Van Doorslaer (2020)-Death by austerity? The impact of cost containment on avoidable mortality in Italy, si dimostra che nelle 2 Regioni, Calabria e Molise, ancora dentro i rigori del Piano di Rientro, vi è un aumento annuale del 3% delle morti evitabili.

Basterebbe questo per far rizzare i peli ad ogni Commissario. La vite umane, non sono numeri! Se non si affronteranno queste cose, si possono fare tutti gli annunci eclatanti, utili pe fare da propaganda, ma non si risolverà nulla, perché è il complesso sistema che, ormai, non è gestibile.

Santo Gioffrè

 

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