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sabato, Luglio 27, 2024
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‘Ndrangheta: arresti e sequestri tra Piemonte e Calabria

La Guardia di finanza di Torino nell’ambito dell’operazione chiamata: “Cavallo di Troia”, ha eseguito nelle provincie di Torino, Asti e Reggio Calabria, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 2 persone, inoltre il sequestro preventivo, per 2,5 milioni di euro emesso a carico di 8 persone (una delle quali, allo stato, irreperibile) tutte ritenute responsabili, a vario titolo, di reati fiscali, fallimentari, aggravati dall’agevolazione mafiosa; inoltre per 2 di loro, anche di concorso in associazione mafiosa.

L’indagine

Gli indagati avrebbero attuato un doping fiscale, risultando così avvantaggiati rispetto alla concorrenza delle aziende operanti nei medesimi settori. L’operazione delle Fiamme Gialle avrebbe consentito, inoltre, di delineare un modus operandi connotato da condotte caratterizzate dal depauperamento dei patrimoni aziendali, lasciando da un lato le imprese in una situazione di completa spoliazione delle risorse, anche destinate al pagamento di stipendi e contributi dei dipendenti e, dall’altro, destinando parte dei profitti dei reati perpetrati alla criminalità organizzata. Tra i destinatari dei sequestri patrimoniali figurano anche due professionisti, uno dei quali – ristretto in carcere – avrebbe agito, di fatto, quale referente tecnico per l’attuazione dei meccanismi di frode.

Lo stesso avrebbe falsamente asseverato le dichiarazioni fiscali relative agli anni dal 2014 al 2017, apponendo visti di conformità al di fuori di ogni abilitazione formale e nella radicale mancanza di qualsivoglia documentazione idonea a giustificare, sostanzialmente, i dati indicati nelle dichiarazioni. È stato possibile, in tal modo, realizzare un articolato sistema di evasione fiscale, protratto fino al 2019, mediante l’impiego di crediti Iva inesistenti utilizzati per compensare, indebitamente, gli oneri previdenziali derivanti dall’utilizzo di lavoratori dipendenti, per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro.

L’indagine ha individuato tre società operanti nel settore edilizio, ritenute essere poste al servizio di esponenti della ‘ndrina Bonavota, radicata nel territorio di Carmagnola (Torino) e collegata all’omonima cosca calabrese.

 

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