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“Nessun giudizio, fatti!”

Nell’articolo intitolato La “linea dura” di Francesco, pubblicato su “La Riviera” del primo ottobre scorso mi sono occupato delle dimissioni di due vescovi calabresi. Nel dar conto brevemente delle vicende, ho toccato un nervo scoperto: quello del Movimento Apostolico, aggregazione ecclesiale nata nel 1979 a Catanzaro per opera della signora Maria Marino. Tuttavia, il presidente Benedetto Caroleo ha fatto pervenire una replica nella quale si contesta questo collegamento, considerandolo un’illazione «priva di ogni giustificazione»

 Nell’articolo intitolato La “linea dura” di Francesco, pubblicato su “La Riviera” del primo ottobre scorso e rilanciato poi nell’edizione on line, mi sono occupato, su richiesta del direttore di questo settimanale, che è anche un mio caro amico, delle dimissioni di due vescovi calabresi. Nel dar conto brevemente delle vicende ho toccato un nervo scoperto: quello del Movimento Apostolico, aggregazione ecclesiale nata nel 1979 a Catanzaro per opera della signora Maria Marino. Il Movimento, che era stato riconosciuto ufficialmente nel 2001, è stato sciolto con decreto del 14 giugno scorso a firma dei prefetti delle Congregazioni per la Dottrina della Fede, per il Clero e per i Laici. Da parte mia è stato spontaneo mettere in connessione (anche) questa decisione della Santa Sede con la partenza forzata dell’arcivescovo di Catanzaro, Bertolone, avvenuta a distanza di appena tre mesi. Cosa che hanno fatto peraltro tutti i commentatori, sia locali che nazionali.

Il presidente Benedetto Caroleo, con altri membri del disciolto Movimento, ha fatto pervenire una replica nella quale si contesta questo collegamento, considerandolo un’illazione «priva di ogni giustificazione». Ne prendo atto e aggiungo che sono dispiaciuto del fatto che gli stessi si siano sentiti feriti dal termine «impostora», che ho usato nel mio testo per dar conto del giudizio espresso nel decreto succitato. Le parole a volte sono taglienti, ma al cronista servono solo a raccontare i fatti, non a esprimere giudizi personali. Il termine impostore deriva dal latino imponere, nel senso di «far credere». Ed è esattamente quel che contesta la Santa Sede alla Marino, come chiunque potrà rendersene conto leggendo il decreto, che si trova facilmente su internet in versione integrale.

Mi è poi pervenuta da fonte diretta la smentita che «uno dei segretari particolari di papa Francesco è un ex adepto del Movimento Apostolico». La riporto volentieri, rammaricandomi dell’inesattezza e ancor più del fatto che voci considerate “attendibili” abbiano fatto circolare la notizia tra noi giornalisti. Evidentemente si rimesta nel torbido…

Detto questo vanno fatte un paio di considerazioni. La prima è che il Movimento Apostolico aveva raggiunto un’enorme diffusione nella Chiesa catanzarese (pare circa trentasei mila aderenti o simpatizzanti), avvicinando anche persone lontane dalla fede, come lo stesso presidente Caroleo, un medico che in passato si professava ateo. Nel seno del Movimento sono maturate molte vocazioni religiose, tanto che una fetta significativa del clero diocesano era ispirata dalla parola della Marino. Non solo, l’esperienza si era estesa ben oltre Catanzaro e i convegni internazionali organizzati negli anni hanno visto la presenza di prelati della Curia romana e altri rappresentanti di alto livello della Chiesa.

Mi chiedo allora, e questa è la seconda considerazione, perché non sia stato adoperato per il Movimento Apostolico il “Metodo Medjugorje”. In questo caso si è arrivati addirittura alla scomunica di Tomislav Vlasic, padre spirituale dei sei presunti veggenti (le cui visioni non sono mai state riconosciute), ma non è stata interrotta l’attività del santuario. E ciò in base al principio evangelico che ogni albero si riconosce dai suoi frutti e alla considerazione, che vada comunque garantito l’accompagnamento spirituale ai tanti fedeli legati a quella realtà.

Forse solo il tempo consentirà di saperne di più. Per ora la scelta che prevale è quella del silenzio e della discrezione. A cominciare da Monsignor Bertolone, che ha definito le sue dimissioni un «martirio a secco», cioè senza versamento di sangue, ma non per questo meno doloroso.

Un ultimo inciso: le esperienze mistiche appartengono alla storia della Chiesa, ma le “apparizioni” non sono dogma di fede. Il cristiano è tale perché crede nella resurrezione di Gesù. Tutto il resto viene dopo. Basterebbe questo per smorzare le tensioni e guardare avanti con più sereni.

Enzo Romeo

 

 

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