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giovedì, Maggio 2, 2024
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Primo Mazzolari, un prete povero ma dal gran cuore

Matteo Lo Presti dedica questo pezzo al ricordo di don Primo Mazzolari, prete povero ma dal gran cuore che ha lasciato un segno indelebile nelle comunità in cui ha vissuto.

Matteo Lo Presti

“Le grandi feste cristiane sono come l’alta marea raggiungono anche coloro che si sono allontanati o sono stati allontanati. Ci vogliamo comperare la festa se teniamo conto delle indicazioni abituali del nostro egoismo, che ci insegna crederci creditori, soltanto creditori verso gli altri. Ma ogni povero che incontro mi fa sentire, anche se non lo guardo, che potrebbe chiedermi del come amministro la roba comune. La “sua “roba. Il povero finora non ha chiamato in giudizio il ricco. Ma a Natale il ricco tenta un concordato: un pranzo annunciato dalla stampa cittadina, un pacco, un vecchio paio di scarpe. Da mangiare un giorno, il sollievo di un giorno. Se pur non è una mancia per levarselo di torno”.

Il cuore generoso di don Primo Mazzolari nato a Boschetto di Cremona nel 1890 e come ricordò papa Francesco “era un prete povero, non un povero prete”. E ai poveri dedicava la sua attenzione sul percorso difficile della testimonianza evangelica. “sono365 i giorni dell’anno e tu ne santifichi uno solo, E’ impossibile che tu abbia dimenticato che sta scritto “dacci oggi il nostro pane quotidiano “.

Era un prete scomodo don Primo aveva il merito di dire “cose” non “parole”. Ogni sua parola era stata scavata in precedenza nel vivo del su cuore, in una sofferta meditazione spirituale. Vedi il volume “Prediche ai miei parrocchiani “ed. Locusta

Nel Natale del 1955 nella chiesa di Bozzolo, dove è posta la sua tomba (morì 1959) pronunciò parole commosse “Miei cari fratelli, vi dovrei ripetere l’annuncio che l’Angelo ha portato ai pastori, perché voi in questa notte di Natale, tenete il posto dei pastori. Sono i primi che vengono al presepio sono i primi che hanno la gioia dell’annuncio della salvezza e come l’Angelo ha detto trovano un bambino appena nato messo in una mangiatoia, vicino a due care creature che adorano il mistero che si è compiuto sotto i loro occhi. Voi rappresentate i pastori, perché noi contadini siamo discendenti dei pastori. Ad un certo momento ci siamo fermati, abbiamo costruito una casa al posto della tenda, abbiamo lavorato un pezzo di campo al posto di vagare con le greggi. Noi, quindi, questa notte, qui davanti all’altare, siamo coloro che continuano l’atto di fede e l’atto di adorazione dei pastori”. Era convinto don Primo che quella fosse la notte del mistero e la notte della bontà.

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