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Rileggere Norberto Bobbio

In occasione del ventesimo anniversario della morte Norberto Bobbio, le pagine culturali degli organi di stampa hanno commentato la figura del filosofo torinese che pubblicò, trent’anni fa, un saggio che accrebbe la sua fama in una riflessione sulla distinzione tra conservatori e progressisti.

Bruno Gemelli

Oggi c’è una rilettura critica del bestseller, “Destra e Sinistra – Ragioni e significati di una distinzione politica “(Ed. Mondadori, 1994, ristampato da Donzelli il 2023).

Bobbio aveva visto lungo? Davvero la sua saggezza era riuscita ad arrivare alla radice della distinzione, il cui nodo di fondo sta nel diverso atteggiamento che le due parti mostrano nei confronti dell’idea di eguaglianza?

«Il successo del testo di Bobbio – scrive oggi Maurizio Ferrera, professore ordinario di Scienza politica nell’Università Statale di Milano, tra i maggiori esperti europei di welfare – dovette anche al fatto che uscì proprio mentre il sistema politico italiano si riassestava in senso bipolare, per via della nuova legge elettorale prevalentemente maggioritaria (il cosiddetto “Mattarellum”) e della discesa in campo di Silvio Berlusconi. Uno scenario che fino al 1992 aveva fatto perno sul centro democristiano si ristrutturava in termini di alternativa tra destra e sinistra. Lo spartiacque tra i due schieramenti diventava a quel punto cruciale.

La tesi di Bobbio era che la distinzione tra destra e sinistra riguardasse fondamentalmente l’atteggiamento verso il concetto di eguaglianza. Mentre la sinistra si pone come obiettivo la riduzione, se non la cancellazione, delle diseguaglianze tra gli uomini, la destra tende a considerarle naturali, quindi ineliminabili, e in alcuni casi proficue, in quanto generatrici del dinamismo economico. Quindi, per fare un esempio immediato, la sinistra è a favore di una tassazione progressiva sui redditi alti per poter redistribuire la ricchezza, mentre la destra ritiene necessario alleggerire il peso del fisco per stimolare gli individui intraprendenti ad alimentare la crescita.

Già più complicato risulta applicare lo schema suggerito da Bobbio al tema dell’immigrazione. In apparenza è tutto semplice: la sinistra è per dare l’opportunità di spostarsi a tutti gli abitanti del pianeta, quindi per una politica di accoglienza e di concessione di diritti ai migranti; mentre la destra ritiene che non si possano far entrare masse crescenti di stranieri, per giunta trattandoli in modo uguale agli autoctoni, senza provocare gravi tensioni sociali».

Ma l’allievo di Bobbio, Pier Paolo Portonaro, taglia corto: «Norberto Bobbio è stato, più di ogni altro, il teorico del secolo socialdemocratico e del riconoscimento dei diritti sociali accanto a quelli politici e di libertà. In questo ha avuto un ruolo centrale la sua formazione giuridica che lo ha portato a dispiegare tutte le potenzialità di trasformazione sociale inerenti al diritto. Con i suoi contributi teorici ha rivisitato integralmente la storia della filosofia politica e definito una mappa straordinariamente nitida dei suoi problemi».

La destra oggi, in tutto il mondo, cerca, e spessissimo ci riesce, di fare leva sulla riscoperta del corporativismo che “inventò” Ugo Spirito nel 1932, in piena era fascista.

Ritornando all’attualità, il Centro studi Pietro Gobetti (di cui il filosofo era stato tra i fondatori) lo ricorderà il 18 gennaio a Torino con una lezione di Gustavo Zagrebelsky, prima di una serie di iniziative per il ventennale della scomparsa.

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