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venerdì, Dicembre 13, 2024
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Rocco Commisso: i fili della mia memoria vivono in questa terra

A Marina di Gioiosa mancava da oltre 10 anni, circondato dalla famiglia, dai parenti più stretti e dagli amici dell’infanzia si sente felice come un bambino. E quando si cimenta alla fisarmonica in duetto con il Maestro Angelo Laganà, è l’apoteosi.

Un tardo e caldo pomeriggio di agosto, al Bikini di Marina di Gioiosa Jonica, grazie ai buoni uffici del cugino Rocco Femia, incontriamo Rocco Commìsso, magnate calabro-americano di Mediacom e Patròn della Fiorentina calcio. Una chiacchierata cordiale e in libertà. Riannodando i fili della memoria, da quando lasciò l’Italia, aveva 12 anni, per cominciare dal nulla l’avventura statunitense. Rocco è un selfe made man di successo, che ha costruito una “carriera” e un “impero” col sudore della fronte, con fatica e sacrificio, premiato dai risultati finali, che oggi lo collocano tra le personalità più in vista degli Usa. L’amore per l’Italia e il pallone non lo ha mai abbandonato. Ci ha provato e riprovato per rilevare un Club importante, è arrivato vicinissimo al Milan e al Parma, un pensierino anche alla Roma, finchè non ha l’occasione per la Viola dei Della Valle, e naturalmente non se la lascia sfuggire. Ora ha grandi “progetti”, e conta di poterli realizzare con la formazione toscana. A Marina di Gioiosa mancava da oltre 10 anni, circondato dalla famiglia, dai parenti più stretti e dagli amici dell’infanzia si sente felice come un bambino. E quando si cimenta alla fisarmonica in duetto con il Maestro Angelo Laganà, è l’apoteosi. Promette che tornerà molto più spesso nella terra che gli ha dato i natali. Non è al corrente che la Locride, la sua Locride, si è candidata per diventare “Capitale della Cultura” 2025, quando lo rendiamo edotto si entusiasma ancora di più. E con un sorriso contagioso: ”Dite agli organizzatori che ci sono anch’io, che possono fare affidamento su di me”. Come, non lo anticipa. Ma su questo ne potrà parlare, una volta “contattato”, con il Presidente del Gal Francesco Macrì, dal quale è partita un’idea che merita di essere “coltivata” fino in fondo. Anche in nome e ora col “contributo” di Rocco Commìsso.

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