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Rocco Sgambelluri: “Il legno è, per me, l’inizio e la fine della mia esistenza”

La prima falegnameria a Siderno nasce nel 1951, ed è quella  fondata dalla famiglia Sgambelluri. Una passione, quella per il legno, che Rocco Sgambelluri possiede sin dall’età di 10 anni e che, grazie ad essa, ha continuato la tradizione di famiglia, realizzando dei veri capolavori

 

“Il legno è la sedia, il materasso e il biberon”. Pronuncia questa frase Rocco, quando ci conosciamo davanti casa sua, prima di farmi entrare nel suo studio, con lo scopo di farmi comprendere quello che significa per lui il legno e il lavoro che ne consegue.

La falegnameria Sgambelluri è stata la prima a Siderno, nata nel lontano 1951; la prima ad essere iscritta alla Camera di Commercio ottenendo, per questo merito, una medaglia d’oro.

Rocco, sin dall’età di 10 anni, si diletta a modellare la creta e l’argilla, imparando dal fratello Raffaele, anche lui amante della scultura; ed in un secondo tempo ha iniziato a lavorare il legno, realizzando nel 1951 il suo primo lavoro: “La Madonna dell’Arco”. Da allora non si è più fermato, proseguendo con altri lavori, seguendo sempre la sua ispirazione, come quando ha realizzato la scultura di Compare Cola, il pescatore. A 18 anni era già un apprendista falegname, ma senza trascurare gli studi: nel 1961 è diventat geometra, in seguito dopo 16 mesi di servizio militare, ha vinto il concorso all’ISEF di Palermo, diplomandosi nel 1968. Ciò gli ha permesso di insegnare Educazione fisica all’Istituto Magistrale di Locri, alla scuola media Corrado Alvaro di Siderno e, infine, all’Istituto professionale sempre a Siderno. Contemporaneamente ha continuato a dare il suo contributo in falegnameria, soprattutto dopo la morte del padre, forse anche con un’attenzione in più.  Una volta entrati nel suo studio, ad uno ad uno, ha mostrato le sue opere, ed in quei momenti i suoi occhi brillavano, segno di un lavoro fatto con totale amore. Chiuso nel suo mondo, ha realizzato le sue opere più belle e quando, entriamo dentro casa, ogni angolo racconta della sua arte, come la statua di “Paolo e Francesca” regalata a quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Anna, sua moglie, ha raccontato di come Rocco quando lavora il legno non vuole nessuno, perchè per concentrarci ha bisogno di rimanere in totale solitudine.

Infine, poco prima salutarci, Rocco rivela un altro lato di sé: quello poetico. Legge, infatti, dei sonetti, molto ironici, con protagonisti alunni e colleghi conosciuti durante i suoi anni di insegnamento: “Il professor Rocco, mettendo tutti sull’attenti, gridava: fermi tutti, se no inghiottite i denti”.

Una volta terminata la nostra chiacchierata, Rocco mi guarda con i suoi occhi di uomo onesto e mi dice: “Per me il legno è quasi l’inizio e la fine della mia esistenza”.  Una volta andata via porto con me sentimenti positivi, perché ho conosciuto una persona ricca di valori, che ha costruito la sua vita su quello in cui credeva, affrontando sacrifici, ma superandoli senza mai arrendersi.

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