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sabato, Ottobre 5, 2024
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Saffioti a Bovalino per l’incontro “Vivere la legalità”

L’Istituto comprensivo “Mario La Cava” di Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, ha organizzato un importante incontro con l’imprenditore palmese Gaetano Saffioti, dal titolo “Vivere la legalità”. L’oggetto della discussione è stato la condanna di ogni azione, parola o comportamento mafioso, favorendo un’educazione nei limiti e nel rispetto della legge.

Per amare questo territorio, Patria di civiltà millenarie, non è sufficiente predicare o agire bene, ma è necessario mettere in conto anche l’eventualità di perdere la vita. L’Istituto comprensivo “Mario La Cava” di Bovalino, Provincia di Reggio Calabria, ha organizzato un significativo incontro con l’imprenditore Gaetano Saffioti, vittima di ‘ndrangheta e testimone di giustizia, presso la sala consiliare del Municipio di Bovalino. “Vivere la Legalità” è stato il tema abilmente condotto dalla Dott.ssa Maria Rocca, “referente legalità” della Scuola e moderatrice dell’evento, e soprainteso dal Dirigente scolastico Dott.ssa Rosalba Antonella Zurzolo. Saluti istituzionali del Sindaco, Avv. Vincenzo Maesano, con a fianco l’Assessore alla Cultura, Dott. Pasquale Blefari, con parole toccanti e interessanti. Presenti i Carabinieri della Stazione di Bovalino, studenti e insegnanti hanno affollato la sala, partecipando ai dolorosi e tormentati fatti criminali raccontati e subiti da Gaetano Saffioti, imprenditore da Palmi, che ha analizzato e spiegato la martoriata Calabria agguantata dalla crudele morsa della ‘ndrangheta, che è divenuta nel tempo sistema economico di potere istituzionalizzato e politicizzato, forte delle inefficienze di tante istituzioni presenti nel territorio. Ad animare questa terra è la grande forza di tantissima gente onesta, di Gaetano Saffioti, di insegnanti e studenti testimoni del “Vivere la Legalità”, nonché della maggior parte di donne e uomini, che edificano quotidianamente ciò che il crimine organizzato puntualmente distrugge. Dice Papa Francesco: “Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco”. Al dibattito con gli studenti per meglio comprendere le rovine su cui dovremo edificare una società più giusta anche il suggestivo intervento della Dott.ssa Antonella Rodà, Dirigente amministrativo dell’Istituto. Denunciare la violenza mafiosa per difendere se stessi e la propria famiglia, i propri principi, la propria dignità, in avamposti tra i più angoscianti contro un nemico disumano, divenendo bersaglio da abbattere, è un esempio di coraggio da imitare per la legalità. La bellezza dei paesi, la storia e i miti della Calabria, non riescono a trattenere i giovani che fuggono per edificare altrove un futuro migliore. Eppure, c’è tanta gente onesta ostinata a restare per migliorare la società dove il destino ha deciso che vivesse. “Il calabrese è per sua natura mobile, avido della vita, con una dose d’amor proprio e di orgoglio molto spiccata. E’ un paese questo dove la dignità, la nessuna servilità, la personalità, la libertà interiore sono le molle dell’esistenza”, dice Corrado Alvaro della sua gente. Sostengo che la Calabria è solo lo specchio, estremo e violento quanto si vuole ma sempre un riflesso, di problemi nazionali antichi ed evidenti che si sono aggrappati nel tempo. La perdita di competitività e la crisi di fiducia, che serpeggiano nel Paese, si sono trasformati, nella sua parte più debole, in tragedia. Riconoscendo la forza dell’amore, con audacia quotidiana, i ragazzi dell’Istituto comprensivo di Bovalino, guidati dai loro insegnanti, dopo le parole di Gaetano Saffioti, ne sono certo, riusciranno a curare le ferite delle ingiustizie e delle sofferenze altrui per servire la gente e per spingere ancora più in alto il pensiero, per rinvigorire l’anima e consolidare le idee di una società fragile e impaurita. “Chi non sceglie lascia il potere alla folla. E la folla sceglie Barabba. Sempre”, afferma Roberto Benigni. I ragazzi, al termine del gratificante confronto, hanno lasciato l’aula in perfetto ordine, seguendo e accompagnando in silenzio il gonfalone della Scuola issato dall’alfiere in testa al corteo, distintivo di cultura e di orgogliosa appartenenza.

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