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Sara, il lavoro ed il treno

Questa è la storia di Sara, una ragazza di Crotone, che lavora nel laboratorio analisi dell’ospedale di Locri, che racconta quanto sia difficile la vita da pendolare in Calabria.

 Ciao, sono Sara e sono crotonese. Lavoro nel laboratorio analisi dell’ospedale di Locri e vi scrivo per raccontarvi la mia vita negli ultimi due anni.

Dopo aver concluso gli studi ho sperato di lavorare nella mia città, ma a Crotone non ho trovato nulla per la mia specializzazione e pur di non andarmene radicalmente dalla mia terra ho deciso di rimanere nella mia regione facendo richiesta presso l’Asp di Reggio Calabria, quasi due anni fa.

Ho iniziato a lavorare il primo agosto 2020, l’anno della pandemia, prendendo servizio presso l’ospedale di Locri e mia figlia aveva appena 3 mesi.

La mia vita era molto difficile perché mi svegliavo alle 5 del mattino per andare a lavoro e ritornavo se andava bene intorno alle 17 di sera. La bambina piccola, il lavoro così distante, la pandemica, non erano facile da gestire e lo stress psicologico era accentuato dai disagi giornalieri che si vive prendendo i treni tutti i giorni come lavoratrice pendolare.

Dal 2020 quotidianamente per andare a lavorare, a Locri, ho bisogno di un passaggio per andare in stazione a Crotone, poi due treni ed arrivata in stazione a destinazione trovavo la mia auto con cui raggiungere il mio lavoro.

Un aiuto importante ovviamente mi è stato dato a Crotone dalla mia famiglia, sia con la mia bambina sia per poter andare ogni mattina in stazione.

Dopo anni di studi e sacrifici aver trovato finalmente il lavoro era per me una grande vittoria e soddisfazione ma la mia vita non era facile. Avevo bisogno del supporto di tutta la mia famiglia per poter mantenere quel ritmo di vita a cui si aggiungeva anche l’ansia di perdere ogni giorno una coincidenza con il conseguente ritardo a lavoro o a casa, alcuni giorni sono rientravo anche dopo le 18 a causa di ritardi dei treni o improvvise soppressioni con autobus sostitutivo.

Non è facile viaggiare sulla fascia jonica, ho viaggiato giornalmente così per un anno e mezzo. A novembre ho cercato di trasferirmi a Locri, dove ho vissuto per circa un mese ma è troppo distante da Crotone; non ero partita per vivere vicino alla mia famiglia ed ora mi ritrovavo così lontana. Eppure, Locri dista 163 km percorribili sulla ss 106 in oltre 3 ore o con il treno in quasi 3 ore! Semplicemente 6 ore di viaggio al giorno!

Con il cambio orario ed il nuovo anno, purtroppo, la mia vita da pendolare è ulteriormente peggiorata!

Partivo da Crotone con il treno 21671 delle 5:40 che arrivando alle 6:25 a Catanzaro lido dove pochi minuti dopo mi attendeva il 21989 che mi portava a Locri per le 7:50! Ora, volendo andare in treno a lavoro pur andando in stazione alle 5:40 arriverei a Locri per le 8:50 circa! Infatti, a Catanzaro Lido ora è previsto un autobus che partendo alle 6:47 arriva a Locri alle 8:44!!!

Ho provato ad adeguarmi ai nuovi orari di Trenitalia ed al servizio regionale ma è veramente impossibile questa situazione per me!

Nel 2022 ho deciso, quindi, radicalmente di cambiare la mia vita trasferendomi a Catanzaro!

Non posso vivere con l’ansia di perdere ogni giorno il treno perché questo significa attendere in stazione circa un’ora e fare ritardo al mio lavoro in ospedale!!!

Ho provato a sacrificarmi un paio di volte anche in autobus ma non riesco poiché arrivo sfinita a lavoro ancor prima di iniziare! L’idea di prendere un pullman per andare a Locri ed affrontare un viaggio di altre 2 ore circa è per me fisicamente impensabile.

Ovviamente, se ci fosse stato un diretto sarebbe stato molto diverso perché fare il cambio a Catanzaro lido sembra una sciocchezza ma non lo è! Crotone dista 50 minuti da Catanzaro ma non scendere a Catanzaro lido e non avere la paura di aspettare un altro treno significa tanto! Sarei stata disposta anche a pagare qualcosa di più pur di aver un servizio ottimale e puntuale!

A livello di costi di trasporto io regolarmente pagavo l’abbonamento regionale ma spesso mi ritrovavo ad usare l’Intercity di cui dovevo pagare un’integrazione pur essendo il chilometraggio identico ed il servizio a molto discutibile, una precisazione il costo dell’integrazione in caso di soppressione del treno non viene rimborsata (mi è capitato anche questo)!

Quindi, sì, la mia vita dopo un anno mezzo tra lavoro e viaggio era diventata insostenibile anche a causa di una linea ferroviaria antiquata con tempi di percorrenza biblici, se mi fossi trasferita in un’altra città penso che non avrei mai vissuto ogni giorno un’odissea simile per fare 160 km!!!

Alla fine, sono stata costretta mio malgrado ad andar via da Crotone, seppur rimango vicina, non potrò vivere nella mia città natale con la mia famiglia a causa dell’assenza di collegamenti ferroviari.

Amo il mio lavoro, ed amo la mia terra ma abbiamo anche noi dei diritti che spesso vengono ignorati.

Il Comitato Cittadino Ferrovia Jonica ringrazia di cuore Sara per averci raccontato la sua quotidianità e le sue scelte.

Sono testimonianze come queste che evidenziano, secondo noi, il grande divario tra la costa jonica ed il resto della nostra nazione.

Un treno per percorrere 100 km impiega se tutto va bene tre ore con un servizio pubblico prestato con vetture e materiale di almeno 30/40 anni di operatività.

Bisogna reagire. Bisogna avere il coraggio di testimoniare i disagi e lottare.

 

 

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