Si è conclusa l’Ottava edizione di “Sette libri per sette sere” con la prima fatica letteraria dell’ex giornalista di Gazzetta del Sud, che gli è valso il primo posto per il premio internazionale di narrativa “Mario Luzi” 2020: “Avrei pronta anche la sceneggiatura del libro ma ci sono costi molto onerosi da sostenere” – afferma l’autore.
A metà strada tra una spy story ed un thriller. È in buona sostanza questo il canovaccio a cui si ispira “Eroine”, la fatica letteraria d’esordio di Vinicio Leonetti, ex giornalista di Gazzetta del Sud, che gli è valso il primo posto per il premio letterario “Mario Luzi” per l’anno 2020; un libro che a Siderno, presso la sede della biblioteca comunale, grazie all’associazione degli “Amici del Libro e della Biblioteca” presieduta da Cosimo Pellegrino, è stato accolto con grande calore e senso di curiosità, misto a grande interesse al punto da cogliere di piacevole sorpresa lo stesso autore, di per sé già molto soddisfatto “Perché ho fatto un giro per la cittadina insieme a mia moglie e dobbiamo dire che ci è piaciuta tantissimo, molto bella – ha introdotto il suo saluto l’autore – ma poi, questa presenza, di fronte a così tanta gente, mi rende felice e mi imbarazza perché non ci ho mai parlato”.
Dopodiché è stato il padrone di casa, Pellegrino, coadiuvato da uno degli associati, Antonio Ieracà, a condurre l’uditorio attraverso una sintesi dell’Ottava edizione della manifestazione “Sette libri per sette sere”, facendo un excursus di ciò che è stato sviluppato durante questo arco di tempo, accompagnato anche da alcuni momenti, davvero molto coinvolgenti, e riconducibili ad alcune opere artistiche che ne hanno abbellito la suggestiva cornice che, peraltro, con “Eroine” è stata anche allietata da alcuni intermezzi musicali, delle piccole arie suonate dai maestri Annalisa Barillaro, Antonio Calipari ed Antonio Sgambelluri, da Mascagni a Verdi passando per Liar, per un repertorio oltremodo di riguardo.
Ed il libro? Viene, intanto, perfettamente letto, quasi declamato dalla magistrale interpretazione di Maria Pia Battaglia, che fa da apripista agli interrogativi ed alle osservazioni di Ieracà, tese a far venire fuori l’autore su ciò che egli ha inteso esprimere, sin dal titolo “Che è riferibile allo stesso personaggio protagonista, Concetta, eroina due volte anche perché cambia nome essendo divenuta testimone di giustizia e sarà per questo Marisa, oppure tutte le donne intese quali eroine – afferma Leonetti – quelle che incarnano alla perfezione il tema centrale di questo mio, primo, libro ossia la rinascita da ogni cosa brutta, retaggio antico di carattere arabo, ci mettono tanto ma sono soltanto le donne a rinascere, ogni volta, dalle loro cadute”.
E poi, un lato nascosto del libro che scorre via, anche per quanto concerne il linguaggio usato, come una vera e propria sceneggiatura “Potrei farci un film, mi è stato detto e consigliato, ma penso che rimarrà soltanto un’idea, considerando che ci sono molte difficoltà a produrlo, il film, per la mole, elevata, di costi” – sostiene il buon Vinicio che, di lì a poco, quasi si confida con il pubblico presente partecipando che è stato proprio lui, uomo, a calarsi nei panni del personaggio femminile protagonista senza alcun problema, “anche perché mi è venuta in soccorso la professione di giornalista, con Marisa che è un personaggio vero su una storia vera essendo stata testimone di giustizia”.
E di donne in donne ecco il riferimento ad Antigone e a Madame Bovary quali personaggi femminili di primissima ispirazione, così come la citazione di Corrado Alvaro e Saverio Strati è risultata essere quantomai opportuna e qualitativamente alta “per dire che loro sono i miei autori di riferimento, così come Kerouac e Bukowski” – così Leonetti, che ha per questo inteso specificare come il linguaggio sia effettivamente molto asciutto ma anche come fosse liberamente tratto “dal linguaggio Whatsapp di oggi dei giovani dei nostri tempi, una scelta che è se vogliamo coraggiosa ma che è mirata per una più completa comprensione a più livelli e categorie sociali”.