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Storia di Carmela, la madre coraggio calabrese

Si dice che l’amore di una madre sia infinito, incondizionato, ed eterno. La scrittrice, Elsa Morante, ha scritto “Nessun affetto nella vita uguaglia quello della madre”. La storia che sto per raccontare lo dimostra, perché proprio grazie all’amore immenso di una mamma calabrese che due bambini, di 5 e 9 anni, sono riusciti a sopravvivere al freddo pungente dell’inverno.

La storia che sto per raccontare è avvenuta il 21 febbraio 1929, durante un inverno particolarmente rigido che sembrava non volesse dare tregua, La temperatura, infatti, era scesa abbondantemente sotto lo zero, ed in molte zone della Calabria infuriava una tormenta di neve.

La protagonista è una contadina, Carmela Borelli, che viveva a Sersale, in provincia di Catanzaro, su una collina ad un’altitudine di 740 metri. Qual giorno stava ritornando a casa con due asini carichi di provviste, ed i suoi due figli: Costanza di 9 anni e Francesco, di 5. Il freddo era parecchio pungente, ma niente lasciava presagire la tragedia.
All’improvviso, invece, dopo aver percorso qualche chilometro, il cielo si oscurò, si alzò un vento gelido di tramontana e iniziò a nevicare. La donna cercò di affrettare il passo, ma ben presto la situazione precipitò. I bambini diventarono freddi, ud iniziarono a mostrare i primi segni di assideramento. Carmela disperata, mentre tentava di proteggerli come meglio poteva, cercò di raggiungere il paese, ma camminare in mezzo alla tormenta era troppo difficoltoso, poichè le toglieva l’energia ed il respiro. Con molta difficoltà e paura per la vita dei suoi piccoli, Carmela stava per arrivare vicina al paese, quando le forze l’abbandonarono e si accasciò ai piedi di un albero. Priva di forze, cercò di coprire il più possibili i figli con i suoi vestiti e di scaldarli col calore del suo corpo, consapevole del fatto che la sua vita sarebbe finita lì. Poi, furono tutti ricoperti dalla neve.
A distanza di qualche ora, giunsero i soccorritori che, scavando con le mani, trovarono i tre poveri corpi e li portarono in braccio in paese, al caldo. Carmela, purtroppo, morì poco dopo, mentre i bambini riuscirono a salvarsi, grazie all’eroismo, ed all’amore della loro mamma.

Il gesto, di questa madre coraggio, commosse tutta l’Italia e il fatto di cronaca fu riportato da molti giornali italiani. Da allora, la tragica fine della coraggiosa contadina entrò nella memoria collettiva tanto che i nostri nonni, per indicare una giornata particolarmente fredda, coniarono l’espressione “La giornata di Carmela Borelli”.

A Sersale, in sua memoria, è nata l’associazione Pro Fondazione Carmela Borelli, presieduta da Tommaso Stanizzi, con scopi di solidarietà e utilità sociale, mentre la Proloco della cittadina presilana ha istituito il premio “Carmela Borelli” che ogni anno viene assegnato alla donna calabrese che si è distinta per un gesto importante.

Umberto Lafortuna, commosso come tanti italiani dal sacrifico della sfortunata madre, le dedicò la l’epigrafe che un tempo si imparava in tutte le scuole della regione, che ancora oggi molti cittadini di Sersale ricordano e tramandano e  che riporto di seguito:

A Carmela Borelli

Fioccava la neve, fioccatva
Divenne tormenta col vento che urlava.
E fu quella cruda tormenta che il cuore
di una madre spezzò sul cuore dei figli.
Tornavan la madre
e i figli dai campi in paese,
la neve li colse,
feroce li avvolse.
Piangevano i piccoli stanchi, già vinti
Ma sorse sublime materno l’amore che vinse
la cruda tormenta.
E quando gli accorsi scoprirono il gruppo
dal gelo abbattuto,
trovarono due cuori piccini
che ancora battevan vicini
a un cuore morente.
Colonna marmorea spezzata,
ricorda, ricorda quel cuore di madre
Spezzato dal gelo
sul cuore dei figli.

 

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