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Storie dal cielo notturno. I nostri antenati raccontavano che …

Il cielo stellato ispira sensazioni uniche: trovarsi davanti alla volta celeste ha significato per Chopen il suo “Notturno”, per Van Gohg il “Cielo stellato sul Rodano”, per Leopardi il “Dialogo tra la Terra e la Luna”. Non solo gli artisti, però, si lasciano affascinare dalle stelle; anche i pastori e i contadini dell’antica Grecia hanno dato loro una forma, un nome e una storia, lasciandoci in eredità il quadro più stupefacente che la fantasia umana abbia mai realizzato: le costellazioni.

Costellazioni: chi le ha inventate e perché si chiamano così

Jeff Bezos ci è appena stato e forse potrebbe raccontarcelo molto meglio dei mitografi greci: il cielo notturno è un gigantesco custode si storie incredibilmente seduttive. I racconti che sono arrivati fino a noi sono probabilmente una minuscola parte del bagaglio che possedevano gli antichi; ma anche quel poco è enormemente significativo, se pensiamo che la moderna astronomia getta le sue basi nei sistemi elaborati dai filosofi greci. Per scoprire i segreti dell’universo, il XX secolo ha messo a punto sofisticate tecnologie e macchine all’avanguardia; ma capita che immaginare sia più avvincente che conoscere, e dunque noi torniamo ai greci e alle loro storie, perché sono stati proprio loro – sissignori – a dare forma e nome a molte delle costellazioni che conosciamo.

La Via Lattea

Visto dall’Italia, il cielo estivo è ricchissimo di eventi astronomici e di corpi più o meno grandi capaci di accendere la nostra fantasia. Quella che attira maggiormente l’attenzione è la scia luminosa che sembra attraversare il cielo da parte a parte. I nostri nonni la chiamavano “Ponte di San Giacomo” e pensavano che fosse la strada percorsa dalle anime trapassate per raggiungere l’aldilà.Via Lattea I greci invece raccontavano un’altra leggenda: Zeus, dio notoriamente infedele alla moglie Era, si invaghì un giorno della giovane Alcmena e assunse le sembianze del marito Anfitrione per poter giacere con lei. Dalla loro unione nacque Eracle, che immediatamente Era disprezzò perché era figlio illegittimo del marito. Eracle, la cui madre era una donna comune, non avrebbe conquistato l’immortalità divina fino a che non fosse stato nutrito dal latte di una dea e così Zeus, che già prevedeva la futura grandezza di suo figlio, fece in modo che Era lo allattasse con l’inganno. Il bambino venne attaccato al seno della dea mentre questa dormiva; ma quando si svegliò e si accorse di essere stata raggirata, Era allontanò disgustata il bambino e una goccia del suo latte cadde nel cielo, tracciando una linea lucente destinata a durare nei secoli e chiamata, appunto, Via Lattea.

 

Perseo, Andromeda e Cassiopea

Una storia di vanità punita è quella di Cassiopea, regina d’Etiopia, moglie di Cefeo e madre di Andromeda. Cassiopea si vantava di essere, insieme alla figlia, la donna più bella del mondo; la sua superbia, però, non passò inosservata alle divinità del mare che dimoravano sulla costa, soprattutto alle Nereidi, sorelle dalla bellezza leggendaria. Una di loro, Amfitrite, sposata con il dio Poseidone, si irritò così tanto per l’arroganza della regina che domandò vendetta al marito. Il dio del mare mandò Ceto, un mostro dalle fattezze di pesce, a infestare la costa etiope, gettando l’intera regione nello sconforto. Il re Cefeo si rivolse, disperato, all’oracolo, ma il responso ricevuto era terribile: per salvare il suo popolo, avrebbe dovuto sacrificare al mostro la splendida figlia Andromeda. La ragazza fu legata a una rupe e lì, in un giorno di tempesta, aspettava la sua fine, quando passò Perseo. L’eroe, famoso per aver tagliato la testa della Gorgone Medusa dallo sguardo che pietrificava, vide la fanciulla in pericolo, si fermò a prestarle soccorso e uccise il mostro che minacciava di divorarla. Cefeo, al colmo della gratitudine, diede Andromeda in sposa a Perseo; gli dei invece stabilirono che una storia così avvincente dovesse essere inscritta nelle stelle, così fecero dei i tre protagonisti – la principessa, l’eroe e la regina – altrettante costellazioni. Solo Cassiopea, che portava la colpa di aver scatenato l’ira divina con la sua superbia, ebbe una sorte particolare, che rinnova in eterno la sua punizione: fu condannata a ruotare intorno al Polo Nord, per cui ciclicamente assume una posizione capovolta, poco dignitosa, adatta a chi ha peccato di vanità.

Le Perseidi

Perseo e Andromeda ebbero una prole numerosa, tanto che le meteore che solcano il cielo in estate e che tutti conosciamo come “stelle cadenti” si chiamano in realtà Perseidi, in onore delle costellazioni di cui abbiamo appena raccontato la storia. Intorno alle stelle cadenti, che sarebbero in grado di esaudire qualsiasi desiderio espresso al loro cospetto, se ne sono dette tante. Nel mondo greco erano le figlie di Perseo; nel periodo romano divennero il seme di Priapo, dio della fecondità, che per mezzo delle stelle rendeva i campi fertili; in epoca cristiana erano conosciute come “lacrime di San Lorenzo” perché erano maggiormente visibili proprio il 10 agosto, giorno dedicato al santo. PerseidiNoi abbiamo un’altra storia da raccontare, forse non così nota, ma non per questo meno suggestiva. Si narra che Eros, il dio bambino dell’amore, fosse estremamente capriccioso e che persino Afrodite, dea della bellezza, che aveva su di lui una potente influenza, dovesse corromperlo con giochi e leccornie per convincerlo a fare qualcosa. In una di queste occasioni, la dea donò al monello una piccola sfera d’oro un tempo appartenuta a Zeus, che Eros si divertì a far vorticare per l’universo, creando il fenomeno delle stelle cadenti.  In effetti, chi di voi non ha mai fatto una piccola richiesta al dio dell’amore, vedendo una stella cadente?

Capricorno

A notte fonda, tra il Sagittario a ovest e l’Acquario a Nord-Est, si trova la costellazione del Capricorno. Ha la forma di due triangoli disposti su una retta ed è la stilizzazione di una capra con la coda di pesce. Probabilmente ha ascendenze molto più antiche di quelle greche, ma la leggenda che lo riguarda fa parte del mito ellenico ed è questa: quando Rea partorì Zeus, per salvarlo da Crono che divorava i suoi figli appena nati, lo nascose in una grotta che si trovava – così dicono alcuni – sull’isola di Creta. Qui lo trovò, ancora in fasce, una capra di nome Amaltea che lo allattò e si prese cura di lui fino a che il dio non fu grande abbastanza da lasciare l’isola. Zeus non dimenticò mai la sua nutrice e, quando questa morì, il padre degli dei, colmo di affetto e di gratitudine, la pose in cielo tra le stelle perché tutti la vedessero splendere e nessuno la dimenticasse.

D’altra parte, c’è qualcosa di più splendente e duraturo delle stelle?

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