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martedì, Maggio 21, 2024
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Una scuola inadeguata, le riflessioni di Vito Pirruccio

Vito Pirruccio ci parla del sistema scolastico italiano, delle sue lacune e dei suoi problemi, proponendoci interessanti sondaggi sull’argomento.

 

Siamo alle porte del nuovo anno scolastico e Quorum/YouTrend ha realizzato per Sky TG24 un sondaggio ripreso da tutte le altre testate giornalistiche. Qui di seguito l’articolo apparso l’11 settembre su Orizzontescuola.it

Il dato sconfortante è che il 69% degli italiani giudica negativamente il sistema scolastico nel suo complesso e, in particolare, il 51% giudica negativamente la qualità dei docenti (per i giovani tra i 18 e i 34 anni il dato negativo arriva al 62%), l’80% valuta negativamente la qualità delle strutture scolastiche e la maggioranza degli intervistati (67%) gradirebbe un aumento delle ore di inglese, delle altre lingue straniere (52%), delle ore di italiano (52%) e di quelle scientifiche (il 42%).

Un dato complessivo che, se riassunto bene, dovrebbe urgentemente essere preso in carico dagli operatori scolastici (Dirigenti scolastici e docenti, in primis) e dagli Enti Locali proprietari dell’edilizia scolastica e fornitori dei servizi trasporti e mensa.

I dati più allarmanti riguardano quell’80% negativo assegnato alle strutture edilizie e quel 51% negativo assegnato alla qualità dei docenti. La riflessione, a questo punto, urge farla collegando i dati del sondaggio all’attuazione della “MISSIONE 4 DEL PNRR. ISTRUZIONE E RICERCA” che recita espressamente: “Mira a rafforzare le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca”.

Se bisogna partire dalle criticità è inutile disperdere risorse e tempo con progetti di “intrattenimento scolastico”, per onestà intellettuale così occorre classificare le attività finanziate, finora, con POR e PON e che abbiamo, dico abbiamo, portato avanti per un quarto di secolo con risultati oggettivamente risicati. Il rammarico è che, nonostante le ricadute deludenti, tali attività continuano ad essere promosse, anche, dalla stessa UE nell’ambito delle misure del PNRR.

Se la criticità riguarda l’edilizia scolastica (l’80% degli italiani giudica negativamente le strutture scolastiche esistenti) cosa si aspetta a utilizzare TUTTE le misure che vanno in questa direzione? I Comuni (mi riferisco ai nostri Enti Locali) e la Provincia (per noi la Città Metropolitana) cosa aspettano ad attivare gli investimenti messi in campo dal PNRR in questa direzione? Progettando, occorre rimarcarlo, non “edilizia scolastica a scatola tradizionale”, ma, come propose qualche anno fa l’architetto e senatore a vita Renzo Piano, insieme al maestro e pedagogista Franco Lorenzoni e allo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, scuole” articolate intorno ad un albero e con la “torre dei libri” (ovvero la biblioteca) che corre a tutta altezza fino al terrazzo”[1] . A tal fine rimando a chi vuole approfondire l’argomento all’interessante lettura dell’articolo di Vanessa Tarquini pubblicato sul sito architetturasostenibile.it dal titolo: Renzo Piano e “la scuola che farei”: l’edilizia scolastica sarà sostenibile”.

Ricordo, ancora, che nel 2015 Renzo Piano consegnò il prototipo di scuola ecosostenibile alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, realizzato a più mani con altri sei architetti e finanziato interamente dall’illustre architetto con lo stipendio di Senatore a Vita, e l’allora Presidente del Consiglio inserì il progetto di Renzo Piano nella “Buona Scuola” con uno stanziamento di 3,5 miliardi e la costituzione di un’unità di missione in seguito smantellata senza alcun motivo.

Il progetto ed il prototipo sono disponibili all’uso per realizzare quello che gli ideatori hanno concepito come ambiente di apprendimento adatto ai bisogni degli alunni, ecosostenibile e secondo il suggerimento fornito dal pedagogista Franco Lorenzoni e dallo psichiatra-sociologo Paolo Crepet “una scuola di ispirazione montessoriana, in cui l’educazione avviene non solo tramite le parole ma anche attraverso le esperienze che il discente fa nell’ambiente che lo circonda, che deve quindi essere ricco e stimolante”[2]. E quando si parla di “scuola di ispirazione montessoriana” il riferimento non è solo alla scuola di base, ma a tutto il ciclo di istruzione dall’infanzia alla scuola superiore.

L’altra criticità è rappresentata dalla qualità degli insegnanti che, a dire il vero, non è una questione risolvibile solo con le attività formative sia pure importanti. Il problema riguarda la formazione di base e il sistema di reclutamento il quale, se incanalato ogni volta sull’emergenza precarietà, non potrà mai e poi mai essere affrontato con la radicalità che l’emergenza educativa richiede.

Infine, un dato incoraggiante che viene dal sondaggio: il 63% preferisce, nonostante le criticità sollevate, la scuola pubblica pur avendo la possibilità economica di iscrivere i figli in una scuola privata. Questo dato dimostra la forte valenza formativa che i nostri concittadini attribuiscono alla scuola come pilastro istituzionale del Paese. E, a tal proposito, risulta interessante rileggere il discorso di Piero Calamandrei del 1950 e del quale riporto testualmente questo passaggio, perché è sempre di grande attualità: “La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale” … Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […]. La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che, secondo noi, è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe, cioè, che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie…”[3].

L’opzione della stragrande maggioranza degli italiani verso la scuola pubblica, infine, ci restituisce implicitamente un giudizio negativo sul segmento della formazione privata che imporrebbe allo Stato di accendere di più e in profondità i riflettori su questo ambito di studi.

Un recente sondaggio condotto da Quorum/YouTrend per Sky TG24 ha rivelato che il 69% degli italiani giudica negativamente il sistema scolastico italiano. Le principali critiche riguardano la carenza nell’insegnamento delle lingue straniere e la qualità degli insegnanti. Inoltre, quasi quattro italiani su cinque (80%) valutano negativamente la qualità delle strutture scolastiche.

 

[1] Renzo Piano e “la scuola che farei”: l’edilizia scolastica sarà sostenibile (architetturaecosostenibile.it) scritto da Vanessa Tarquini

[2] ibidem

[3]. Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Pubblica, a Roma l’11 febbraio 1950

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