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“Addio, mia mamma amata”, tuo figlio, il Milite Ignoto …

di Daniela Rullo

Il 4 novembre 1918 aveva fine la Grande Guerra, così i suoi contemporanei chiamarono la Prima Guerra Mondiale. Tre anni più tardi ebbe luogo, a Roma, la tumulazione del “Milite Ignoto”, nel Sacello dell’Altare della Patria, al Vittoriano e oggi, cento anni dopo, come ogni anno il 4 novembre, viene reso omaggio alla salma di un giovane soldato non identificato, il “simbolico” figlio di Maria, Antonio Bergamas. Egli fu uno dei duemila tra trentini, giuliani, istriani, dalmati (italiano di lingua e di cuore ma suddito del Kaiser) che disertarono dall’esercito austriaco, andando a combattere con le truppe italiane: li chiamavano “irridenti”. Questi giovani soldati andavano incontro a morte quasi certa perché se sopravvivevano agli assalti ma venivano catturati finivano comunque impiccati, come Cesare Battisti e Nazario Sauro. Essi, infatti, si battevano per rivendicare la propria identità etnica (erano italiani culturalmente, storicamente e geograficamente) ma essendo sotto il dominio dell’Impero austro-ungarico venivano considerati dei traditori, in quanto disertori, se andavano a combattere con l’esercito italiano. Antonio Bergamas cadde in combattimento. Il 3 ottobre 1914 egli varcò la frontiera a Cormons, trasferendosi prima a Roma e poi a Venezia, scegliendo di arruolarsi come fante nella Brigata Re, nel maggio del 1915. Dalla lettera che scrisse alla madre per spiegarle la sua scelta: «Domani partirò per chissà dove, quasi certo per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, io non sarò più. Forse tu non comprenderai questo, non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia. Perdonami dell’immenso dolore ch’io ti reco e di quello ch’io reco al padre mio e a mia sorella, ma credilo mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro, per la patria mia naturale, che il morire laggiù nei campi ghiacciati della Galizia o in quelli sassosi della Serbia, per una patria che non era la mia e che io odiavo. Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio». Maria Maddalena Blasizza in Bergamas, la mamma di Antonio, morto il 18 o il 19 giugno 1916, in località Sasso di Croce Scaltrini, sul monte Cimone, perdette il proprio figlio per un ideale, l’essere italiano, appartenere alla nazione Italia, un concetto più ampio e globale, maggiormente inclusivo, oggi (così si auspica la pronipote di Antonio Bergamas), rispetto a quello di Patria. Venne scelta lei, Maria, e a sua volta dovette scegliere la tomba del Milite Ignoto, il 28 ottobre del 1921, nella Basilica di Aquileia, tra le undici salme provenienti dai principali campi di battaglia italiani dove erano stati trovati i corpi irriconoscibili e senza nomi di undici soldati. Più che la “madre d’Italia” (com’era stata designata) ebbe a dire che a le sarebbe bastato essere la mamma di un figlio ancora vivo. E come non darle ragione! Dovette essere straziante sentire il lacerante urlo di Maria che dinanzi alla decima bara si accasciò chiamando per nome il proprio… Antonio! Secondo la testimonianza della figlia Anna, non sarebbe stata quella la vera scelta della donna, bensì avrebbe voluto designare l’ottava o la nona bara secondo i numeri che ricordavano la nascita e la morte di Antonio, ma provò vergogna dinanzi alle altre madri dei dispersi e così scelse il penultimo feretro, affinché il simbolo che sarebbe andato a Roma non avesse nulla a ricordare il proprio figlio, bensì fosse davvero l’emblema del soldato senza nome. Fu D’Annunzio a coniare il termine Milite Ignoto (dal latino miles ignotus, ossia “soldato sconosciuto”). Il regista Francesco Miccichè, in occasione del centenario del Milite Ignoto, ha realizzato un docu-film, “La scelta di Maria”, presentato alla Festa del Cinema di Roma, che la RAI, sul canale 1, trasmetterà appunto giovedì 4 novembre. In una clip, Maria Bergamas (interpretata da una bravissima Sonia Bergamasco, quasi fosse anche lei per cognome simile una pronipote di Antonio), dice: “Tutti si inginocchieranno davanti a lui, anche i Re”. Così come tutti si inginocchiarono al passaggio del feretro del soldato senza nome, mentre veniva trasportato da uno speciale convoglio, composto di più carri (per il trasporto di tutti i fiori e le corone raccolti lungo il viaggio), appositamente adibito ed addobbato in onore al Milite Ignoto, una locomotiva a vapore che in quel lontano 29 ottobre del 1821, partendo da Aquileia e fermandosi in altre 18 stazioni, giungeva infine a Roma Termini, il 2 novembre. Il figlio della Patria aveva  sfilato adagio lungo i binari, tra due ali di folla per 4 giorni, facendo inginocchiare proprio tutti. Un popolo intero, senza distinzione di rango, che omaggiava il suo Caduto in guerra, simbolo di tutti i soldati dati alla Patria come sacrificio umano, strappati giovanissimi alla vita e alle loro madri che, come Maria e come la Madonna madre di Gesù, piangevano con rassegnazione ma estrema dignità queste atroci morti, incomprensibili, che le guerre e l’odio tra i popoli hanno sempre causato. Su uno dei lati del carro ferroviario vi era apposta la citazione dantesca: “L’ombra sua torna ch’era dipartita”. Essa è tratta dal Canto IV dell’Inferno, in cui Dante e Virgilio attraversano il limbo, un luogo contraddittorio in cui seppur non ci siano anime dannate esse sono prive della luce divina… E non è contraddittorio morire da “giusti” in una guerra, quando ci si batte per ciò in cui si crede ma alla fine si “cade” per mano di quel nemico che uccidiamo e che a sua volta ci uccide, pur essendo anch’egli un altro essere umano esattamente come noi? Nonostante sia “cosa da uomini” (lo potremo vedere in una scena del film di Miccichè in cui Maria ed altre mamme vogliono portare a spalla il feretro del Milite Ignoto) non c’è persona più adatta di una madre a sostenere il corpo di un figlio morto, in un insieme di forza e disperazione, di tensione e abbandono che quel genio di Michelangelo ha ben raffigurato nella sua scultura forse più famosa, la Pietà. Che possa servire ricordare cos’è stata la Guerra per non commetterne altre, di più terribili, in futuro e che si possa rendere omaggio al Milite Ignoto pensando che sarebbe potuto essere, ipoteticamente, il figlio di noi tutti.

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