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Allarme Covid, aumentano i contagi

In un paese di dubbia cultura scientifica, come sfortunatamente è il nostro, si dà troppa attenzione ad un dato di poca rilevanza statistica quale la positività, che dipende ovviamente da chi si fa il tampone e ne fornisce il risultato alle autorità, mentre solo indirettamente dipende dall’effettiva diffusione del contagio e, invece, si dà poca attenzione ad altri indicatori più significativi. La positività dal 1° maggio ad oggi, infatti, sopporta che ci possa essere nesso tra la riduzione dell’obbligo di usare mascherine e la recente diffusione del contagio.

 Da parecchio tempo non scrivevo sul Covid-19. Una recente polemica mi ha condotto a farlo.

La situazione è sotto gli occhi di tutti, anche se in un paese di dubbia cultura scientifica, come sfortunatamente è il nostro, si dà troppa attenzione ad un dato di poca rilevanza statistica quale la positività, che dipende ovviamente da chi si fa il tampone e ne fornisce il risultato alle autorità, mentre solo indirettamente dipende dall’effettiva diffusione del contagio e invece si dà poca attenzione ad altri indicatori più significativi.

Tuttavia, pur dentro i limiti menzionati, la positività dal 1° maggio ad oggi sopporta che ci possa essere nesso tra la riduzione dell’obbligo di usare mascherine e la recente diffusione del contagio, anche se la presenza di un giorno (il 28 giugno) in cui la positività fu dell’11.3%, in un periodo in cui era costantemente maggiore del 20% dovrebbe imporre che questo indicatore sia valutato con cautela.

Intanto aumentano i ricoveri, i ricoveri in terapia intensiva, i decessi. Sono dati che possono fluttuare in modo significativo se seguiti giornalmente, ma che, se il dato giornaliero è mediato su sette giorni, forniscono indicazioni utili.

Il grafico seguente illustra come dalla metà di ottobre sia andato variando il numero dei decessi giornaliero calcolato su medie settimanali.

Si è interrotta la tendenza decrescente che, nonostante l’aumento dei contagi, si osservava da quasi due mesi e il dato odierno è un 30% maggiore che dieci giorni fa.

Questi sono dati oggettivi, verificabili da esperti sanitari come da esperti statistici, su cui ragionare non richiede specializzazione.

Giorgio Parisi, qualificato per farlo, non tanto per aver ricevuto il premio Nobel, quanto per la familiarità che i fisici hanno con le analisi statistiche (anche in settori molto diversi come l’econofisica) ha definito assurdo il rilassamento dell’obbligo all’uso delle mascherine.

Mal gliene incolse. Un infettivologo, il professor Bassetti, probabilmente rimembrando i suoi studi classici preuniversitari in un prestigioso liceo quadricentenario, ha rivolto a Parisi un invito analogo al “Sutor, ne supra crepidam” che, secondo quanto racconta Plinio il Vecchio, 2400 anni fa Apelle rivolse ad un calzolaio che, dopo aver criticato la pittura di un calzare e visto accettata la sua critica dal pittore, la estese alla pittura di una gamba, il che parve ad Apelle una velleitaria invasione della sfera di sua competenza. Che Parisi parli di ciò che sa (fisica) e non di ciò che non sa (medicina, virologia, infettivologia, epidemiologia? A che si voleva riferire Bassetti?).

Ad abundantiam, forse per épater les bourgeois, il professor Bassetti affaccia l’opinione che i neutrini non possano oscillare. Sfortuna dei neutrini, che paiono richiamare l’attenzione degli incompetenti, persino di una ministra che credeva giungessero al Gran Sasso attraverso un tunnel con origine in Ginevra.

In un clima da social network i due argomenti paiono godere della stessa validità. Tuttavia, gli studi classici cui mi riferivo non possono far sfuggire all’illustre infettivologo che un’idea (episteme) non è precisamente lo stesso che un’opinione (doxa). Ove, infatti, egli si azzardasse ad inviare, non dico al Physical Review, ma alla peggior rivista di fisica, un articolo che sostenesse quell’opinione, esso sarebbe cestinato immediatamente.

Il tema delle mascherine è diverso, ma prima vorrei ricordare un articolo del Sole 24ore del 27 febbraio 2020, la fatidica data dell’inizio della pandemia in Italia. Il link è

https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-medicina-e-statistica-chi-sono-e-come-si-formano-esperti-caccia-virus-ed-epidemie-ACaz.B9LB

Il professor Massimo Clementi, ordinario del San Raffaele, spiega ai profani che l’infettivologia (specialità del professor Bassetti) è la scienza che cura ed esegue i trattamenti relativi alle malattie infettive, mentre l’epidemiologia studia, avvalendosi di strumenti statistici, la distribuzione e frequenza di eventi di rilevanza medica nella popolazione.

Intelligenti pauca. Non elaborer o ulteriormente questo aspetto in relazione a una supposta maggiore autorevolezza del professor Bassetti rispetto al professor Parisi, rispetto al tema dell’utilità delle mascherine, problema che più che per l’infettivologia parrebbe essere rilevante per l’epidemiologia.

Con ciò non nego che si possano aver dubbi sulla portata della loro efficacia. Un’interessante rassegna di un gruppo internazionale (Canada, Colombia, Stati Uniti) include il dibattito sull’efficacia ed efficienza delle mascherine como uno di sei temi di cui considera falso che di tratti di dicotomie (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34315427/).

Sin dall’inizio della pandemia, in genere le mascherine sono state considerate utili (Lu-Xiao Hong et al. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32592903/), ma poi sono divenute uno dei campi di battaglia tra i negazionisti, gli antiVax  e gruppi analoghi e chi ha assunto posizioni più prudenti.

Al riguardo si possono avee diverse opinioni (tra cui quella del professor Bassetti, che per quanto sottolineavo non passa comunque dall’essere un’opinione di un infettivologo). Ovviamente, gli riconosco di essere un convinto difensore dei vaccini, fatto che ha causato qualche giorno fa un’inqualificabile aggressione, per la quale ha tutta la mia solidarietà.

La salute pubblica non è monopolio dei medici. In effetti, la maggior parte delle decisioni di fondo sulla pandemia hanno mediato, e non solo in Italia, tra considerazioni scientifiche e di altra indole. Negli Stati Uniti, all’inizio della pandemia fu sconsigliato dal ministro della Sanità l’acquisto eccessivo di maschere, data la necessità di garantire il personale sanitario. D’altra parte, proprio nei giorni in cui in Italia si riduceva l’obbligo, sempre negli Stati Uniti, l’agenzia nazionale della protezione della salute CDC, utilizzando come criterio il rischio a livello locale (counyy), stimava in un 67% la percentual di cittadini americani che avrebbero dovuto far uso delle mascherine anche in spazi pubblici al chiuso.

Spesso, e può essere comprensibile, l’economia abbia imposto le sue ragioni e, a posteriori, la crisi economica che sta accompagnando le scelte politiche del nostro governo riguardo la guerra in Ucraina confortano una tale scelta.

Che queste comporti che non si possa ricordare l’opportunità  di ridurre i contagi con il metodo meno invasivo delle libertà individuali dovrebbe essere lecito dubitare.

Galileo Violini

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