“Creava un pò di imbarazzo una sola nota stonata: l’atteggiamento di Nicola Gratteri, che creava tensioni con il suo continuo vantarsi di una conoscenza del fenomeno ‘ndrangheta talmente approfondita e a suo dire unica da ricavarne bizzarramente (poiché era il solo ad esserne convinto) un senso di superiorità nei nostri confronti”. Tratto da “La stanza numero 30, cronache di una vita” di Ilda Boccassini.
Edito da Feltrinelli, è in libreria da poco più di una settimana “La stanza numero 30, cronache di una vita”, una sorta di autobiografia di Ilda Boccassini, Ilda la Rossa, che fu tra i magistrati più in vista della celebre procura di Milano, quella passata alla storia per l’inchiesta Mani Pulite, che azzerò la rappresentanza politiche di partiti storici della Prima Repubblica e che, nella seconda, mise sotto inchiesta Silvio Berlusconi e il suo “Cerchio magico”. Appesa la toga al chiodo, Ilda la Rossa ha, in buona sostanza, scritto le sue appassionate “Memorie”, al di la del supposto rapporto sentimentale con Giovanni Falcone, che qui poco importa, nel libro c’è anche un capitolo, che ci interessa più direttamente, nel quale la Boccassini offre un ritratto al cianuro di un magistrato calabrese Nicola Gratteri, per intenderci oggi sulla cresta dell’onda. Il capitolo si intitola “Tra Milano e Reggio Calabria”: ne riportiamo lo stralcio più significativo.
- “Fu un bel periodo di lavoro duro, ma appagante. Gli incontri con i colleghi erano anche momenti di spensieratezza, operavamo in totale sintonia e non arretravamo dinanzi agli ostacoli che, pure, non mancarono. Il gruppo che lavorava alla maxinchiesta era affiatato: Paolo Storari a fianco di Giovanni Musarò, Alessandra Dolci a fianco di Michele Prestipino, il vice di Pignatone, io e Giuseppe a sovrintendere il lavoro. Creava un pò di imbarazzo una sola nota stonata: l’atteggiamento dell’altro aggiunto reggino di Pignatone, Nicola Gratteri, che creava tensioni con il suo continuo vantarsi di una conoscenza del fenomeno ‘ndrangheta talmente approfondita e a suo dire unica da ricavarne bizzarramente (poiché era il solo ad esserne convinto) un senso di superiorità nei nostri confronti. Un comportamento che non ci ha mai permesso di legare, dato che a stento ci salutava, ma soprattutto perché ogni giorno di più si rivelava culturalmente e professionalmente molto diverso dalla squadra. A detta di chi lo conosce a fondo, per Gratteri far parte di un pool senza esserne il leader non ha alcun significato”.
Gratteri, pur da noi sollecitato, non ha ancora inteso “Replicare” alle affermazioni di Ilda Boccassini, rispondendo alle nostre richieste con l’invio di articoli pubblicati da altri giornali, ma nei quali non vi era alcun riferimento alla parte del libro che lo riguardava, ma soltanto “Commenti” (compreso il suo e quello di Maria Falcone, sorella di Giovanni) sulla supposta liason tra Ilda la Rossa e il magistrato assassinato con la moglie e gli uomini della sua scorta nell’attentatuni di Capaci. Ne prendiamo atto rispettando, ovviamente, il suo comprensibile riserbo. Dovesse decidersi, personalmente o anche chiunque in sua vece, saremmo felici di ospitarlo con l’identico risalto giornalistico riservato alle “Rivelazioni” contenute nel volume appena edito.
Ilda Boccassini