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venerdì, Maggio 17, 2024
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Il popolo calabrese al confino

di Bruno Gemelli 

In questi giorni un selezionato pubblico di lettori ha ricevuto una copia datata della rivista “Rogerius” (Bollettino dell’Istituto della Biblioteca Calabrese), edita da Rubbettino. Si tratta di dieci pezzi redatti da intellettuali calabresi. In questo numero del 2022 il primo saggio è stato firmato da Vittorio Rondinelli e ha per titolo: “I confinati politici a Filadelfia”.

È la storia del capitano Mario Babini di Lugo di Romagna, medaglia d’argento al valore militare, ispettore di Brigata, ardente propagatore della lotta partigiana fin dai primi giorni dell’oppressione nazista. Il Nastro Azzurro così lo descrive: “Comunista già noto e schedato, viene arrestato il 20/11/1930 per ricostituzione di partito disciolto, costituzione del PCd’I, appartenenza allo stesso e propaganda e attività antifascista. Condannato a 6 anni di reclusione dal Tribunale Speciale il 29/4/1931, sconta questa pena ad Ancona. Dimesso per l’amnistia del decennale il 20.11.1932, viene arrestato il 27.12.1936 per raccolta di fondi a favore della Spagna repubblicana e confinato per 5 anni a Tremiti, Filadelfia, Cortale e Cardinale. A Tremiti ripetutamente condannato per essersi rifiutato di salutare romanamente, viene liberato il 26/12/1941. Assassinato dai militi della Guardia nazionale repubblicana il 6/5/1944 a Lugo a colpi di arma da fuoco”.

Radiotecnico, aderente giovanissimo al neonato Partito Comunista, per la sua attività politica ebbe ripetuti arresti e processi durante il Ventennio. Dopo l’Armistizio appoggiò la Resistenza partigiana, ma fu ucciso dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana. Dunque, Vito Rondinelli racconta la storia di Mario Babini, focalizzando la narrazione ai confinati politici nel centro di Filadelfia, oggi in provincia di Vibo Valentia. Babini, in una girandola di confini, fu relegato anche a Cortale e Cardinale. A quel tempo gli antifascisti venivano confinati nelle isole. La maggiore presenza dei confinati politici fu nelle isole di Pantelleria, Ustica e Favignana in Sicilia, e Ponza e Ventotene sulla costa pontina.

Ma la Calabria tutta fu terra di confino politico, ebbe il discutibile privilegio di essere scelta come sede di domicilio coatto. Si pensi a Cesare Pavese che soggiornò a Brancaleone, dove partorì alcuni suoi più celebri libri come “Il mestiere di vivere”. Luoghi di confino furono anche Belvedere Marittimo, Limbadi, Longobucco e tanti altri. Queste ristrettezze fasciste furono riservate, in Calabria, a circa 2 mila e 500 persone di cui 400 donne. Il fenomeno interessò 80 comuni e i provvedimenti di confino assegnati ai calabresi furono 426.

Il più prolifico studioso di questo fenomeno è stato il giornalista, nonché professore universitario, Pantaleone Sergi che, insieme a Fernando Cordova, ha scritto il saggio “Regione di confino: la Calabria, 1927-1943” (Bulzoni, 2005). Altro volume tematico (ben 579 pagine) è stato “Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Calabria, Cosenza” (Lerici, 1977), poi ristampato da Brenner, Cosenza 1989. Sergi è, altresì, deputato di Storia patria della Calabria. Dal dicembre 2010 al dicembre 2018, è stato presidente dell’Icsaic) (Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, ed è tuttora presidente del Centro di Ricerca sulle Migrazioni con sede all’Università della Calabria.

Gli antifascisti calabresi schedati durante il fascismo furono in totale 38 (fonte: Fondo casellario politico centrale – CPC), così suddivisi: 15 nella vecchia provincia di Catanzaro che comprendeva Crotone e Vibo Valentia, 12 nella provincia di Reggio Calabria e 11 nella provincia di Cosenza. L’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) pubblicò l’intero Casellario. Cosenza, Casali del Mango e Castrovillari hanno una sezione dell’ANPPIA. La sezione di Castrovillari (Pollino e Sibaritide) è stata intitolata a Francesco Bucciano, nato a Castrovillari il 5 agosto 1894 e trucidato a Roma, alla Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944, insieme con altri 335 civili, militari italiani, prigionieri politici ecc., dalle truppe di occupazione tedesche per ordine del feldmaresciallo Albert Kesselring.

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