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venerdì, Aprile 19, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 19 Agosto.

Accadde che:

1419 (603 anni fa): viene posta la prima pietra dello Spedale degli Innocenti a Firenze, ritenuto il primo edificio rinascimentale mai costruito. È stato, inoltre, il primo brefotrofio-orfanotrofio d’Europa. Il suo nome è legato all’episodio biblico della strage degli innocenti. L’edificio fu costruito su un terreno in prossimità dalla Chiesa della Santissima Annunziata, di proprietà di Rinaldo degli Albizi, all’epoca all’apogeo della sua carriera politica. L’opera fu finanziata dall’Arte della Lana e la costruzione fu affidata a un suo appartenente, Filippo Brunelleschi. Durante i primi anni di attività dell’ospedale i fanciulli venivano abbandonati in un’acquasantiera situata sotto il porticato. In seguito, fu sostituita da una finestra ferrata dotata di un meccanismo ruotante di legno che permetteva alle madri di lasciare i figli senza essere viste. A fianco della ruota si trovava la campanella con la quale si richiamava l’attenzione delle suore. In genere nel fagotto che conteneva il bambino veniva lasciato un piccolo segno, pezzi di stoffa, bottoni o mezze medaglie che avrebbero potuto permetter un successivo riconoscimento. Secondo la leggenda la prima bambina fu abbandonata nella pila dell’acqua benedetta il 5 febbraio 1445 e fu chiamata Agata Smeralda forse a indicarne la bellezza pari solo a quella di due pietre preziose. Oggi lo Spedale degli Innocenti è sede del Centro di Studi Internazionale sui problemi dell’infanzia dell’Unicef.

1960 (62 anni fa): parte dalla base missilistica, il satellite artificale Sputnik 5, chiamato anche Korabl-Sputnik 2. Il satellite, lanciato dall’Unione Sovietica, era parte del programma Sputnik nonché il secondo test di lancio della capsula Vostok. L’obiettivo dello Sputnik 5 era quello di portare in orbita esseri viventi. A bordo, infatti, vennero caricati due cani – Belka e Strelka – quaranta ratti, due topi e una varietà di piante. Il satellite sarebbe dovuto restare in orbita un solo giorno – come effettivamente avvenne – e riportare a terra gli animali ancora in vita. I cani facevano parte del programma spaziale sovietico che si attuò nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta. L’URSS, infatti, utilizzò diversi cani per i voli spaziali al fine di determinare se lo spazio fosse fattibile per l’uomo oppure no. Dopo il viaggio traumatico, Strelka ebbe una sana cucciolata. Uno dei suoi cuccioli venne donato al Presidente Kennedy come gesto di diplomazia in piena Guerra Fredda. Fu, dunque, il primo satellite artificiale a riportare a terra animali in vita dopo essere stato in orbita, senza che questi riportassero alcun tipo di male. In un periodo in cui si credeva che nello spazio non potessero sopravvivere esseri viventi di alcun tipo, la missione numero cinque era riuscita a dimostrare il contrario, riportando i suoi viaggiatori a terra sani e salvi.

Scomparso oggi:

2013 (9 anni fa): muore, a Bova Marina, Pasquino Crupi professore, storico e giornalista. Nato, a Bova Marina, il 24 marzo 1940 è stato direttore del settimanale “La Riviera”, autore di importanti libri e saggi che ne hanno segnato il percorso umano e intellettuale. Pasquino Crupi è stato uno dei maggiori critici letterari del 900 calabrese, soprattutto della letteratura calabrese, oltre d essere uno degli ultimi meridionalisti di sinistra, uomo impegnato nel sociale, nella politica e nel giornalismo calabrese. Lo ricordiamo con le parole di Rosario Vladimir Condarcuri. “Per me è stata una delle persone che più mi ha formato, insieme a mio padre, a Nicola, Mario, Diego e altri, e che inoltre ha accompagnato una fase della mia vita molto difficile. Conoscevo Pasquino da sempre perché amico di famiglia, passava da casa nostra per cene e dopo cene. Rincontro Pasquino il giorno del funerale di mio padre, a gennaio del 2009. Da quel giorno Pasquino mi ha aiutato sia nel lavoro – da lì a poco inizierà la collaborazione con la Riviera – che nel superare quel momento triste. Tra le tante cose che mi mancano del Professore, oltre il profumo dell’immancabile sigaro toscano, le mangiate, i convegni nei vari paesi dove lo conoscevano tutti, le soste ai bar dove improvvisava comizi e i rientri serali a Bova al gusto di grappa. Mi mancano soprattutto le telefonate mattutine con le quali Pasquino mi indicava la linea del giornale e commentava i fatti della giornata in un modo mai scontato e mai uguale a tutti i commentatori dei nostri giornali. Aveva il fiuto per la notizia e non si accontentava della facciata ma andava a cercare cosa nascondeva la stessa notizia. Il metodo era di giornalista vero, perché quando voleva approfondire andava al cuore dell’argomento”.

 

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