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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 26 Giugno.

1997 (26 anni fa): nel Regno Unito esce Harry Potter e la Pietra filosofale, il primo volume della saga che avrebbe appassionato un’intera generazione di lettori, creato un caso editoriale senza precedenti e cambiato la vita dell’autrice.  J.K. Rowling dovette aspettare due anni prima che una casa editrice accettasse di pubblicare il primo volume. L’idea di Harry Potter arriva all’improvviso. È l’estate del 1990, e Joanne è in treno di ritorno da Manchester, dove è andata a trovare il fidanzato. A un certo punto, il treno si ferma per un guasto. Passano le ore e Joanne, annoiata, si mette a guardare fuori dal finestrino: vede delle mucche, pensa a cose che non hanno nulla a che vedere con la scrittura. «All’improvviso mi arrivarono nella testa queste parole: “Il ragazzo non sa di essere un mago. Va in una scuola di maghi”. Bang bang bang» racconta in una famosa intervista a Oprah Winfrey. «Un’emozione forte mi ha percorso, non mi sono mai sentita più eccitata…». Ci vorranno altri sette lunghi anni prima che Harry Potter e la Pietra filosofale venga alla luce. Il primo libro conquista rapidamente il pubblico attraverso il passaparola. Poi tutto succede a un ritmo incredibile: la vendita dei diritti al mercato americano, la pubblicazione del secondo romanzo, migliaia di autografi da firmare, la vendita dei diritti ad altri sette Paesi, tra cui l’Italia. Ne seguiranno altri sette libri tutti con un enorme successo.

2000 (23 anni fa): viene divulgato il testo del terzo segreto di Fatima. Secondo la Chiesa cattolica, consiste nel messaggio segreto comunicato dalla Vergine Maria a tre pastorelli ai quali sarebbe apparsa, a Fatima, in Portogallo, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917. La trascrizione delle prime due parti del segreto si trova nella terza memoria di Suor Lucia, del 31 agosto 1941: gli altri due pastorinhos, Giacinta e Francisco erano morti infatti subito dopo la Prima guerra mondiale. Nella successiva stesura, l’8 dicembre dello stesso anno, suor Lucia vi aggiunse qualche annotazione. La terza parte fu da lei scritta su ordine del vescovo di Leiria il 3 gennaio 1944 e consegnata in busta chiusa, sulla quale si legge: “Per ordine espresso di Nostra Signora questa busta può essere aperta nel 1960…”. Giovanni XXIII e i suoi successori non ritennero opportuno rivelarne il contenuto, fino al 2000, anno in cui la Chiesa cattolica lo rese pubblico per volontà di papa Giovanni Paolo II. Il cardinale Joseph Ratzinger, che aveva mostrato di conoscere il segreto, insieme al papa e a suor Lucia, dichiarò nel 1996 a una radio portoghese che non c’era nulla di preoccupante nel segreto, e che rimaneva tale per evitare di confondere la profezia religiosa con il sensazionalismo. Questo il testo del messaggio: “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio, un vescovo vestito di bianco (“abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce, venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli, ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. Giovanni Paolo II aveva una speciale devozione nei confronti della Madonna di Fatima. In particolare, riteneva che la Madonna stessa fosse intervenuta per guidare la traiettoria del proiettile durante l’attentato di cui era stato vittima nel 1981, impedendo che raggiungesse direttamente organi vitali, uccidendolo. Il terzo segreto è stato interpretato dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Joseph Ratzinger, alla luce di questi eventi, come riguardante principalmente la persecuzione dei cristiani, fino al tentativo di uccisione di un «…vescovo vestito di bianco», che i veggenti di Fatima ebbero «…il presentimento che fosse il Santo Padre». Viene, però, precisato che il testo del messaggio sarebbe simbolico e povero di riferimenti concreti a fatti storici o biografici, tali da renderne impossibile un’attribuzione certa.

Scomparso oggi:

1967 (56 anni fa): muore, a Firenze, Don Lorenzo Milani presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico. Nato, a Firenze, il 27 maggio 1923, la sua figura di prete è legata all’esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata scuola di Barbiana. Lorenzo appartiene ad una ricca e colta famiglia fiorentina di scienziati e cattedratici; conosce bene il valore della cultura, ed ha una passione: la pittura. Dopo la maturità classica, mentre sta affrescando una cappella sconsacrata, scopre la sua vocazione e si converte così al cattolicesimo. Nel 1943 entra in seminario, la famiglia non approva la sua scelta religiosa, infatti, alla cerimonia della tonsura, l’atto d’ingresso alla vita ecclesiastica, nessuno dei parenti sarà presente. Don Milani si convince che sia dovere della Chiesa occuparsi dell’istruzione dei suoi fedeli, soprattutto dei più deboli. Fonda la scuola popolare, dove inizia il suo impegno: dare alla gente, di cui è spiritualmente responsabile, il massimo possibile di acculturazione nel senso di conoscenza, ma soprattutto di capacità critica. Egli è convinto che solo la cultura possa aiutare i contadini a superare la loro rassegnazione e che l’uso della parola equivalga a ricchezza e libertà. A San Donato il sacerdote costruisce una comunità, dove ogni regola gerarchica viene sconvolta. È un uomo scomodo, esigente, provocatore e, per questo suo carattere, viene isolato e nominato priore di Barbiana, un piccolo paesino sui monti del Mugello. Appena arrivato fa un gesto simbolico: costruisce dal nulla la sua scuola popolare per giovani operai e contadini. Per convincere i genitori a mandarvi i propri figli, il parroco utilizza ogni mezzo, persino lo sciopero della fame. Quella di Barbiana è una scuola all’avanguardia; si studiano le lingue straniere: l’inglese, il francese, il tedesco e persino l’arabo. Si organizzano viaggi di studio e lavoro all’estero. Egli, spesso, tiene lezioni di recitazione per far superare le timidezze dei più introversi e costruisce una piccola piscina per aiutare i montanari ad affrontare la paura dell’acqua. Nel 1967 Don Lorenzo Milani scuote la Chiesa e tutta la società italiana con un libro: “Lettera a una professoressa”, scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana. Il libro denuncia l’arretratezza e la disuguaglianza presenti nella scuola italiana che, scoraggiando i più deboli e spingendo avanti i più forti, sembra essere ispirata da un principio classista e non di solidarietà; un atto d’accusa verso l’intero sistema scolastico. Il libro, però, riceve un’accoglienza fredda, un’unica eccezione illustre: Pier Paolo Pasolini. Soltanto dopo la morte del priore il libro diventa un caso letterario, diventando uno dei testi sacri del ’68 italiano. A causa di una grave malattia, il morbo di Hodgkin, di cui soffre da anni, Don Lorenzo, si spegne, a soli 44 anni.

 

 

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