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sabato, Luglio 27, 2024
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In ogni calabrese rinasca il senso di orgoglio

Più che dibattere sul rispetto o meno del principio di destinazione al mezzogiorno di almeno il 40% delle risorse del PNRR o dei singoli progetti da finanziare, occorre interrogarsi sulle ragioni vere e profonde del fallimento dell’intervento comunitario in Calabria negli ultimi 30 anni.

Perché se non avviamo questo ragionamento intervenendo sulle cause di questo fallimento, falliremo anche con il PNRR. Evitiamo che questo appello si traduca, come quasi sempre accade, nella mera richiesta di aiuto  esterno. E facciamo in modo che invece solleciti, grazie alla autorevolissima presenza di Sbarra e Bombardieri, in ognuno di noi, in ogni calabrese sui doveri di cittadinanza troppo spesso non adempiuti

Intervengo sulle questioni sollevate da Isidoro Napoli circa la necessità di avviare un approfondito dibattito attorno alle opportunità date alla nostra Regione dal Piano di Resistenza e Resilienza approvato dal governo. L’iniziativa di Napoli e della Riviera è assolutamente opportuna e inizia a dare i primi frutti.

Invero l’apertura di un dibattito, attorno alla programmazione di ingenti risorse messe a disposizione dalla UE per lo sviluppo socio economico della nostra regione non è certamente un tema nuovo. Dal lontano 1994, con cadenza regolare, le forze politiche e sociali calabresi sono chiamate a ragionare circa le finalità da dare ai fondi strutturali europei. È successo in occasione del POR 1994/99, del POR 2000/2006, del POR 2007/2013, del POR 2014/2020. E sta succedendo per il POR 2021/2027.

Ognuna di quelle stagioni di dibattito attorno allo sviluppo possibile della Calabria ha portato con sè una delle frasi più abusate del dibattito politico degli ultimi 30 anni: di ogni programmazione si è sempre detto che “questa è l’ultima occasione, l’ultimo treno per la Calabria per uscire dall’isolamento in cui si trova”.

Dal 1994 sono passati quattro ultimi treni e decine di ultime occasioni legate ad interventi – più o meno straordinari, dello Stato (l’ultimo il Patto per la Calabria), senza che succedesse nulla di eccezionale, senza che qualcuno di quegli ultimi treni sia stato capace di raggiungere l’obiettivo di incidere profondamente sullo sviluppo sociale ed economico della nostra Regione.

Per questo credo sia importante, più che dibattere sul rispetto o meno del principio di destinazione al mezzogiorno di almeno il 40% delle risorse del PNRR o dei singoli progetti da finanziare, interrogarsi sulle ragioni vere e profonde del fallimento dell’intervento comunitario in Calabria negli ultimi 30 anni. Perché se non avviamo questo ragionamento intervenendo sulle cause di questo fallimento, falliremo anche con il PNRR.

Leggendo l’interessantissimo intervento di Napoli, mi sono chiesto se effettivamente il problema su cui discutere sia l’ammontare di risorse disponibili. Si fa un gran parlare del PNRR, che destina al mezzogiorno circa 82 miliardi, pari al 40 per cento delle risorse territorializzabili. Ma oltre ai finanziamenti del PNRR, al Sud saranno destinati, nello stesso periodo,  anche 8,4 miliardi provenienti dal React‑EU, 54 miliardi dei Fondi strutturali e di investimento europei (relativi al periodo 2021-27), 58 miliardi del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (sino al 2030). E si tratta di risorse aggiuntive, nel senso che oltre ad esse dobbiamo considerare le risorse ordinarie del bilancio dello stato destinate al sud.

Vittorio Zito – Sindaco di Roccella Jonica

La versione integrale di questa lettera la puoi leggere su Riviera di questa settimana, scaricala qui.

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