Il 2 giugno abbiamo festeggiato la Festa della Repubblica. Ma domandiamoci: l’Italia è ancora la Repubblica voluta dai nostri Costituenti e sognata dai combattenti per la Libertà e la democrazia? Per quel che vale la mia risposta è: No!
Al Quirinale, come nei comuni più piccoli, ci sono state cerimonie solenni, sfilate militari, fanfare, inni patriottici, mano al petto ad imitazione di quanto avviene in USA.
Potrebbe andare anche bene così, ma domandiamoci: l’Italia è ancora la Repubblica voluta dai nostri Costituenti e sognata dai combattenti per la Libertà e la democrazia.
Per quel che vale la mia risposta è: No!
Ogni giorno che passa la “sovranità” si allontana dal popolo e la democrazia è solo finzione. Inoltre, una dopo l’altra, si stanno perdendo le libertà fondamentali dell’Uomo e del Cittadino. La Costituzione assegna un compito ben preciso ai partiti ma credo che ci sia stata una spinta dall’alto verso il basso tesa a trasformare le organizzazioni politiche in qualcosa di estraneo a principio di sovranità popolare, che non ha nulla a che vedere con l’esercizio della democrazia. In tal senso, ogni giorno che passa prende forma il “Partito Unico dei partiti” a cui tocca il compito di selezionare parlamentari tali da far perdere ogni ruolo al Parlamento. Esiste ancora quella che Pietro Nenni definiva la “Camera dei bottoni”, ma l’ingresso è rigorosamente vietato al popolo italiano.
Al popolo calabrese non è data la possibilità neanche di avvicinarsi alla soglia. Il capitalismo selvaggio, che nulla a che fare col sistema liberale, ha prodotto come naturale conseguenza la concentrazione del potere nelle mani di in una ristretta oligarchia. In Italia, non più di trecento tra oligarchi ( spesso anche editori ) e poi c’è di tutto, da banchieri ad alti magistrati, da produttori di armi ( non lo dico a caso) a “politici” plasmabili come la creta.
A noi resta la libertà di chiacchiera e la possibilità di sfogare le nostre frustrazioni, la nostra stupidità ed impotenza su Facebook senza renderci conto che gli “Stati”, da Est ad Ovest, sono in mano a pazzi furiosi che parlano di guerra atomica come se parlassero di una partita di calcio. L’Italia non fa eccezione ma se questo è lo “Stato” io mi dichiaro anarchico convinto. Meglio lo stato di natura che Stati criminali. Non c’è bisogno di soffermarmi sul fatto che in Calabria e nella Locride della sovranità popolare, della democrazia, delle libertà individuali non resta più nulla.
Da noi, nel 1946 ha vinto la monarchia.
Anche i miei hanno votato per il re. Erano dei grandi lavoratori che non hanno mai fatto politica, ma avevano come valori supremi la pace e la dignità dei propri figli da riscattare con il loro lavoro. Il mio amore verso di loro è stato immenso, ma ho sempre pensato che il loro voto al referendum del 1946 sia stato un errore, dovuto soprattutto al loro integralismo cattolico. Per la prima volta, mi viene qualche dubbio o, comunque, il loro errore mi sembra poca cosa rispetto ai mie o ai nostri che sono ben più gravi.